Il volume di “Tutti i racconti” di Luis Sepulveda? Un vortice di parole e storie, spesso autobiografiche, circoscritte alla brevità del racconto, ma infinite dal punto di vista contenutistico
C’è sempre un certo timore reverenziale nel trattare la letteratura di Luis Sepulveda, timore che nasce dalla consapevolezza di addentrarsi in una scrittura lirica spesso difficilmente interpretabile, dal momento che vengono alternati sapientemente realismo e magia creando una tensione poetica ritmica. Tuttavia il timore non compromette la lucidità e l’obiettività critica, semmai acuìsce la volontà di sondare nell’immaginario dello scrittore cileno.
Vita avventurosa e narrazione pura
Tutti i racconti (472 pagine, 13 euro) di Luis Sepulveda, tradotti da Ilide Carmignani, curati da Bruno Arpaia ed editi dalla casa editrice Guanda, sono l’occasione per ripercorrere la vita avventurosa e, in alcune occasioni tragica, di uno scrittore che raccoglie la sfida insita tra le concise e acuminate parole di Cortàzar: «il romanzo vince sempre ai punti, il racconto deve vincere per Knockout». Sepulveda afferma che il racconto è narrazione pura. La composizione di un racconto è minata da continue difficoltà, angosce, paure, che potrebbero culminare nel parossismo. Da qui la capacità di riannodare la situazione e far convergere i punti della stessa verso un unico orizzonte.
Sepulveda riesce a raccontare l’immaginario che da sempre ha abitato dentro di lui. Incontro d’amore in un paese di guerra, Vieni voglio parlarti di Pilar Solòrzano, Storia d’amore senza parole, Modi di vedere il mare, Caffè, per citare alcuni dei titoli che aprono la racconta di racconti, risentono di una poetica autobiografica che è lotta, rincorsa, sospiro, emozione, ma anche mistero e amore, quell’amore puro e genuino come la sua scrittura.
Un mare che non conosce orizzonte
A tal proposito vorrei riprendere le parole di Pino Cacucci (scrittore amatissimo, le sue pagine mi hanno tenuto compagnia in notti di caffé e ed eccessi emotivi) pronunciate nel 2008, in occasione della presentazione de La lampada di Aladino a Bologna: «In questi racconti trovo la costante lotta di Sepulveda contro l´oblio, trovo la sua stessa vita, anche se lui non ama definire la sua scrittura autobiografica: è un libro di storie che, in un´epoca in cui l´oblio sembra una regola di vita, recuperano la memoria».
Continuando il cammino ci si imbatte in racconti, come Testimonianze da Tola e Piccola biografia di un grande del mondo, in cui l’impegno civile riflette gli anni della militanza giovanile mescolandosi ad una certa ironica visione della vita. Rocambolesco invece Rolandbar, mentre rappresenta uno squarcio sanguinario nella vita dello scrittore il racconto L’Hotel Zeta.
La penna di Luis Sepulveda ferisce la carta, coinvolge il lettore in un vortice di parole e storie circoscritte alla brevità del racconto ma infinite dal punto di vista contenutistico. L’immaginario dello scrittore cileno sembra sfociare in un mare che non conosce orizzonte; naufragare tra le sue parole diventa la più dolce avventura.