Intervista allo scrittore palermitano Dario Levantino, autore di “Cuorebomba”, secondo romanzo che ha come protagonista Rosario, adolescente di Brancaccio, già visto all’opera nel suo debutto, “Di niente e di nessuno”. “Ho scritto di un debole che trova il coraggio – racconta – di un ragazzino sfortunato che conquista il riscatto. Consolatorio? Non me ne importa”
Di niente e di nessuno, il suo primo romanzo – da poco tradotto in Francia – aveva lasciato il segno, trovando lettori e conquistando riconoscimenti letterari nazionali. E lui ci sta riprovando. Il palermitano Dario Levantino ha ritenuto che la vicenda del giovanissimo Rosario, protagonista del suo romanzo d’esordio, Di niente e di nessuno, non fosse conclusa. È nato così il sequel (che si può anche leggere autonomamente), Cuorebomba (di cui abbiamo scritto qui e qui), edito ancora dalla casa editrice Fazi.
Rosario – che si muove in un ambiente scolastico ottuso e gretto, a cominciare dagli insegnanti, e che viene emarginato da molti suoi coetanei – farà i conti con ostacoli e peripezie, che in particolare metteranno a repentaglio il legame con la madre Maria, alle prese con uno stato depressivo e con disturbi alimentari. «È la storia di un ragazzino sfortunato – racconta Levantino nel corso della videointervista che ci ha rilasciato a Palermo, alla libreria Modusvivendi – che cresce in una periferia malfamata e che riuscirà a trovare riscatto grazie alla cultura, ai desideri e a un legame materno fortissimo. Le ancore di salvezza? Le abbiamo tutti. Era così per Dante, che aveva Virgilio. È così per Rosario, anche lui ha alcune persone che lo tegnono a galla. La madre, col suo amore sconfinato. Il professor Battaglia, supplente di filosofia. E poi padre Giovanni, parroco di quartiere che non bada molto alla liturgia, non parla la lingua della Chiesa, ma quella dei suoi fedeli».
Alzate il volume e buona visione dell’intervista integrale