Scrittrice e viaggiatrice taiwanese, suicida nel 1991, Sanmao è autrice di un diario romanzato, “Un granello di sabbia caduto dal cielo”, cronaca del passaggio fra le lande del deserto
Un granello di sabbia caduto dal cielo (437 pagine, 20 euro) di Sanmao, tradotto da Raffella Patriarca e pubblicato da La Nave di Teseo +, è un diario complesso e semplice nello stesso tempo: complesso perché la struttura diaristica è solo uno strumento stilistico-formale, considerato che i vari capitoli di fatto confluiscono in una narrazione di tipo romanzesco, in cui è leggibile una fabula propositiva e descrittiva di una fase di vita; è semplice perché la frammentazione favorisce la focalizzazione di eventi anche banali, quali nel quotidiano del vivere accadono. Ma, al di là della strutturazione, Sanmao ha il merito d’immergere il lettore in un contesto culturale e storico e in una realtà paesaggistica che noi occidentali difficilmente conosciamo se non in modo marginale attraverso sporadiche e superficiali conoscenze che nei tour turistici si è soliti ricevere, o dalla lettura di sommarie pagine storiche. Ma nel diario di Sanmao anche la storia acquista rilevanza, così la dominazione spagnola, i ribelli, la rivendicazione marocchina vengono progressivamente narrati poiché entrano naturalmente nel quotidiano del vivere, anche se mancano di quell’organicità propositiva che caratterizza i profili storico-saggistici, come, ad esempio, il volume Una colonizzazione irrisolta di Soudou Lagdaf.
Sotto il cielo grigio
Stupende le descrizioni paesaggistiche che immergono l’immaginazione del lettore nelle lande del deserto: «Un immenso cielo grigio ci circondava da tutti i lati. Sul deserto del mattino aleggiava ancora un’aria gelida. Alcuni uccelli solitari gracchiavano ….., aumentando il senso di desolazione». Né mancano pagine che assumono un tono del tutto poetico: «Che cosa mi attrae di questo posto? La vastità della terra e del cielo, il sole cocente, le tempeste. In una vita così solitaria c’è gioia e c’è tristezza», o magico- spiritistico, frutto di credenze ancestrali: «Il rumore che sembrava un sospiro fluttuò nuovamente verso di noi… Fantasma chiudi quella bocca!».
A proposito di forma e contenuto
La prodigalità e l’umanità di Sanmao, condivise dal marito Josè, rendono migliore sia la sua vita, perché le colmano l’anima e le hanno fatto dimenticare la solitudine, sia la vita dei Sahrawi e soprattutto delle donne, semplici oggetti, sottoposte ai maschi, al punto da essere vendute e tenute all’oscuro anche della loro età. La struttura diaristica dell’opera fa sì che lo stile si caratterizzi per una prosa semplice e nello stesso tempo ricca, idonea a descrivere non solo i fatti, ma anche emozioni, suggestioni, sentimenti, quali l’animo di giorno in giorno suscitava e il corrispettivo agire realizzava, facendo poi di pagine di vita, pagine di diario di letteratura, perché, sosteneva Francesco De Sanctis, «la forma è l’incarnazione organica del contenuto e a tal contenuto corrisponderà tal forma».
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