Con “Teresa degli oracoli” la debuttante Arianna Cecconi dimostra di avere ha una pura capacità persuasiva dei sentimenti e una scrittura che toglie il fiato. Una storia al femminile che è un forte antidoto alla disillusione e un’esortazione a desiderare
Nella casa del fico si sono riunite tutte le donne della sua famiglia. Nonna Teresa sta trascorrendo gli ultimi istanti che la dividono dall’ignoto, intorno al suo letto si sono raccolte Nina, sua nipote, Irene e Flora le figlie, Rusì, una cugina con cui vive da anni e Pilar, la signora peruviana che la accudisce; insieme a loro Remigio, un gatto che sente tutti gli umori e i respiri che la casa conserva. «La casa del fico era al completo, lì non c’erano uomini né ce n’erano mai stati”. Teresa da dieci anni vive nel profondo silenzio, non comunica con il resto del mondo, o meglio, se lo fa, lo fa a modo suo».
Addii e senso di pace
«Teresa custodiva un segreto che portava sempre con sé. Ci sono i tesori di famiglia che passano di mano conservando luccicori e speranze, ci sono gli scheletri di famiglia che stanno nascosti negli armadi, ci sono gli odori di famiglia, i primi a essere riconosciti e gli ultimi che si scordano e poi ci sono i segreti di famiglia. A volte tutti li conoscono. A volte è uno soltanto che li custodisce dentro la bocca». Ma quando Teresa capisce che è proprio con la vecchiaia che i segreti possono sfuggire dalle nostre mani, aveva deciso di smettere di parlare. Intorno al letto, le sue donne, si aggirano inquiete. Teresa degli oracoli (208 pagine, 16 euro), è il titolo di questo libro edito da Feltrinelli, più che dare responsi a dei quesiti, come si voleva in passato, lascia che ognuna di loro si sieda sul bordo del suo letto e semplicemente, attraverso il suo silenzio, racconti la propria storia: «Prima che tu diventassi un oracolo, nessuno aveva insegnato alle donne della mia famiglia come scegliere, così aveva trovato da sole il modo per farlo», scegliere di rimuovere parti del proprio passato, di conviverci, far diventare i ricordi dei segreti, perché «i segreti non detti galleggiano in aria, sospesi tra le cose». Sarà una lunga veglia, la casa del fico lascerà che ogni donna ritrovi la strada della pace, quella che sta negli addii, negli abbandoni, nelle porte che dovremmo chiudere e nei nodi che finalmente potremo sciogliere. Arianna Cecconi è straordinaria in questo. Ha una pura capacità persuasiva dei sentimenti. La sua scrittura toglie il fiato. Una scrittura che tocca corde interiori che mettono al tappeto e non ti lasciano il tempo di cercare scuse, il tuo nodo è lì e sta a te decidere cosa farne.
Il passato davanti, il futuro dietro
Lo stesso letto di Teresa è una sorta di altare, intorno a lei amuleti e porta fortuna: «Pilar fu la prima ad appendere una conchiglia alle sbarre in metallo, dietro la testa di Teresa. Una grande conchiglia bianca e marrone con striature rosa, che veniva dalla foresta di Puerto Maldonado, nell’Amazzonia peruviana», un baco da seta, un cordino rosso, oggetti simbolo del passato e del presente di Teresa.
Nel breve tempo che Arianna Cecconi attraversa, raccontando pezzi della storia di questa famiglia, il tempo stesso sembra dilatarsi, concedendoci di entrare a piccoli passi nel silenzio di questa casa, nel frastuono dei ricordi che si spezzano e che chiedono il proprio posto nella memoria. «In quechua si dice che il passato è davanti perchè lo puoi vedere. È il futuro che sta dietro, nascosto dietro le spalle».
Vibrazioni, sogni e sospiri
Ci sono segreti, ma ci sono anche tanti sogni che popolano la mente di queste donne, come quelli che Irene sente e che dettano le sue fotografie; ci sono i sospiri di Rusì che desidera rivedere la sua Roma, per lei lontanissima: «Nel dire Roma, al voce di Rusì si era scaldata. Si vedeva già camminare nelle strade del suo quartiere, Ponte Milvio. Davanti alla palazzina in cui era nata, al terzo piano. Il cielo di Roma e quella luce, che non aveva più ritrovato al nord. Doveva risalire su quel tram, che un giorno aveva perso, che gli aveva salvato la vita»; Nina e Flora che sentono le vibrazioni dentro ai sogni e Pilar che sente quella vocina che l’ha spinta lontana dal suo paese, dai suoi figli, ma che attende il giorno del ritorno. C’è un’anima forte che Arianna Cecconi condivide, che mescola con le tradizioni di altri popoli: usa ogni singola parola sicura del suo potere curativo.
Desideri e sensi di colpa
Sogni, desideri, segreti e sensi di colpa: è attraverso di esso che ognuna di loro ha imbastito la propria vita, ha cancellato i propri desideri, ha interrotto sogni bellissimi. Che cos’è il senso di colpa? Lo ha chiesto Pilar un giorno, dicendo che in Perù non esiste, ma alla fine, quando avranno i piedi ben saldi a terra, ognuna di loro saprà dare la propria definizione, sedute sul bordo del letto di Teresa: «Il senso di colpa è quando ti senti responsabile della tristezza di un altro. Quando senti che una persona che ami è infelice, e se sta male è anche per colpa tua. Un doppio nodo che tiene allacciate due persone; […] È quando sai di aver scelto per qualcun altro, avrei risposto io. Quando ti senti sbagliata, egoista, incapace di stare dritta sulle tue gambe, e allora ti fabbrichi tu stessa, giorno dopo giorno, la tua punizione e la tua infelicità. Il senso di colpa ti abita, e si trasmette di generazione in generazione – le nonne, le madri, le nipoti». Teresa degli oracoli di Arianna Cecconi è un forte antidoto alla disillusione, è un’esortazione a desiderare, ancora, a sognare ad occhi aperti, è un analgesico per la distrazione, è una brusca spinta alla malinconia, a patto che alla fine di tutto si faccia pace con noi stessi.
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