Imparare a leggere un bimbo, Marsullo dolce e ironico

Nicolò, giovane scrittore, dovrà occuparsi per un anno di Lorenzo, il figlio della fidanzata Simona: una specie di match non competitivo, nel campo degli affetti, per conoscersi. A un certo punto arriverà anche Andrés, padre naturale del piccolo, sarà dura trovare un compromesso a questa coesistenza… Tutto nel nuovo romanzo di Marco Marsullo, “L’anno in cui imparai a leggere”

Come cambia la vita di un venticinquenne quando incontra un bambino di quattro anni? Non è un incontro furtivo, quello al centro del nuovo romanzo, edito da Einaudi, di Marco Marsullo, L’anno in cui imparai a leggere (288 pagine, 18 euro), ma una conoscenza che dura un anno intero, stagione dopo stagione. Una specie di match, in cui imparare a conoscere l’altro, a leggerne carattere ed emozioni, ma che al contrario dell’incontro sportivo non ha nulla di competitivo, perché si svolge nel campo aperto e libero degli affetti.

Dimenticarsi del resto del mondo

Lorenzo ha quattro anni ed è figlio di Simona, ragazza madre messa incinta in Erasmus dall’argentino Andrés, volatilizzato prima che il bimbo nascesse. E così Simona è single e mamma quando si innamora di Nicolò, lo scrittore protagonista e voce narrante di questa storia. Un libro di successo alle spalle, con i suoi venticinque anni Nicolò non ha ancora concepito l’ipotesi di diventare padre, benché meno di un bimbo non suo, ed è in piena crisi da pagina bianca, bloccato da mesi sulla prima parola della prima riga di quella che dovrebbe diventare la sua storia.

Simona, ma soprattutto Lorenzo, entrano nella sua vita come un ciclone che trasforma tutto, e mette in pausa anche le cose apparentemente più urgenti come scrivere, perché all’improvviso al centro di tutto c’è un bambino, la sola priorità. La priorità rispetto alla scrittura e alla stessa storia d’amore tra Nicolò e Simona, che sfoca, si allontana come fa la ragazza in cerca del proprio destino di attrice.

Come tutti, ma diverso da tutti

E così a restare a Napoli, città dove è ambientato il romanzo di Marsullo, è Nicolò. Lui e Lorenzo: un mondo tutto da scoprire, mai banale. Dopo averlo conquistato con il trucco di rispondere al telefono attraverso una scarpa portata all’orecchio, a Nicolò non resta che incominciare pazientemente a imparare ad avere a che fare con un bambino per la prima volta in vita sua. Ed è questo il nocciolo della storia, quella del romanzo, e quella che nell’arco di quattro stagioni darà vita a un nuovo Nicolò, più consapevole, più adulto, più felice.

Tra ludoteche, asili, uno strano amichetto, Peppino, che per manifestare il disagio dei genitori separati finge di essere morto, il romanzo diventa una tenera cronaca degli ostacoli a volte capricciosi, altre volte troppo grandi, che il piccolo Lorenzo si trova a dover affrontare. A Nicolò, il compito di attutire le cadute, entrare nel mondo di una testolina che per certi versi è già un po’ vecchia, ereditiera degli errori dei grandi, pronta però a mettersi in porta per parare i colpi. Lorenzo è in fondo sempre un bambino, uguale a tutti gli altri, ma a suo modo unico.

Un compromesso formato famiglia

Unico anche perché, lasciato in custodia al fidanzato della mamma, Lorenzo scoprirà che il papà esiste, si chiama Andrés Di Benedetto, è un musicista furbo, sornione e pieno di tatuaggi appena arrivato dall’Argentina a bussare alla porta di casa di Simona, e ha un neo proprio uguale al suo, sulla guancia.

Sarà dura per Nicolò trovare un compromesso a questa coesistenza: e se esilaranti sono le scene in cui Andrés riempie gli spazi di casa scatenando fastidio per il suo menefreghismo, dolce è l’evoluzione del rapporto sotto lo stesso di due giovani papà e un bimbo. Non importa di chi sia il corredo genetico quando circola amore: tra le lezioni imparate da Nicolò non ci sarà solo questa, ma quella del compromesso, che passa attraverso l’ironia e la fede calcistica, sì, ma anche e soprattutto dall’opportunità di sopportare prendendo il lato buono delle cose.

Il codice di interpretazione

Il lato buono della storia con Simona è proprio Lorenzo, lo stargli accanto osservandolo crescere e confrontarsi con i gesti dell’amore, una scoperta spesso costosa, difficile, osservando la quale Nicolò non può che innamorarsi. Accade così, come pagina dopo pagina sfila una storia scritta con moltissima dolcezza e una vena di ironia leggera. Perché in fondo questa di Marsullo non è altro che una storia sulla lettura, l’altra faccia della scrittura.

«I bambini non sono timidi. Osservano. Guardano i volti, i gesti. Hanno un codice di interpretazione del genere umano diverso da quello degli adulti. Loro non chiedono con la voce, lo fanno con gli occhi».

E così se per quasi tutto il romanzo Nicolò non riesce a scrivere nemmeno una riga della sua nuova storia, troverà uno sblocco proprio imparando a “leggere” Lorenzo, studiandone i codici, e insieme a lui riuscendo a leggere il mondo con gli occhi di un bambino, al quale insegnare a scrivere con un pennarello su un foglio bianco le prime lettere e parole dell’alfabeto. L’inizio di una nuova storia, le pagine da riempire, proprio come un nuovo libro da leggere.

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