Attraverso la storia d’amore di due pittori, “La città di Ulisse” di Teolinda Gersao si fa inno della capitale portoghese e ribalta alcune certezze radicate nella nostra cultura a proposito dell’eroe omerico. Un nuovo contributo da Lusoteca, progetto che si fa più grande, alleandosi con tre traduttrici italiane di letteratura di lingua portoghese per sostenere le opere lusofone: il progetto ha un hashtag su Instagram, #lusitaliane
Un libro affasciante e mozzafiato che ogni amante di Lisbona dovrebbe leggere: ecco cosa è La città di Ulisse di Teolinda Gersao. Paulo Vaz e Cecília Branco sono due pittori che vivono la loro storia d’amore immaginando di creare una mostra d’arte sulla città e il suo millenario collegamento con Ulisse, che la leggenda indica come fondatore.
Il sogno di una mostra
È una mostra che non vuole svelare la città perché Lisbona si lascia indovinare più che farsi scoprire. É una città che accade, che non è fatta per lasciarsi guardare: le vie nascoste, i baretti improbabili, gli angoli silenziosi conducono sempre a siti nuovi e insperati, a molteplici cammini e mai uguali. “Una città del desiderio, di cui si va alla ricerca”. Una città che è anche città profondamente letteraria e intrisa di storie, dunque, in quanto creata da un personaggio letterario. Sullo sfondo un Portogallo che si affaccia dalle ceneri della dittatura e attraversa diverse epoche storiche, dall’instabilità politica successiva al 25 aprile alla profonda crisi economica dei primi anni 2000.
Un Ulisse insolito, una versione
Ulisse guarda dall’alto, ricordandoci il suo infinto desiderio di scoperta, di conoscenza, di coraggio. Eppure è un Ulisse insolito quello che ci guarda da queste pagine, perché la Gersão ci presenta una chiave di lettura diversa dell’Odissea, di quella storia “universale e atemporale che non smetterà mai di essere raccontata”. E se il viaggio di Ulisse, l’improrogabilità della guerra di Troia, fosse una via di fuga, un alibi creato per mascherare il desiderio incontenibile e tipicamente virile di partire alla conquista dell’ignoto? Ulisse ama la sua Penelope ed è la volontà di tornare ad Itaca che prende il sopravvento sugli eventi; ma è facile “essere il migliore degli amanti quando c’è di mezzo il mare” e una grande disponibilità di donne pronte ad offrire il proprio cuore al bell’avventuriero venuto per mare. Il ritorno di Ulisse all’amata Itaca, ci allerta la voce del narratore Paulo Vaz, rappresenta solamente una versione delle tante esistenti all’epoca di Omero: forse la versione che tutti conosciamo e che ormai è così saldamente radicata nella nostra cultura è solamente la più soddisfacente, la più idealizzata e, perché no, la più moralista? Nelle splendide pagine di Teolinda Gersão al lettore sono offerti altri finali alternativi.
Un rifugio sicuro
Impossibile non aggrapparsi alla mano di questo pittore innamorato dell’arte e lasciarsi condurre per le strade di una Lisbona magnifica e impregnata dell’amore assoluto per una donna, un amore per il quale un Ulisse dei nostri giorni, un uomo errante e solitario che teme la stabilità, si trova ad assumere il ruolo tradizionalmente affidato alla figura di Penelope: l’attesa dell’amore e il ritorno dell’amata. E forse è proprio l’amore che l’autrice vuole celebrare con questo romanzo, suggerendo che l’amore è ciò che conta davvero in questo mondo difficile e pieno di ostacoli dove l’importante è avere un rifugio sicuro, «um porto de abrigo» a cui tornare. In questo senso la narrazione dialogica di Paolo Vaz, il quale si rivolge sempre all’amata, diventa fondamentale:
perché in fondo «amare una persona è parlarle quando non è presente».
Tra storia, miti e sogni
Visitando Lisbona attraverso le parole della Gersao diventiamo viaggianti tra una città di carta, proprio come viaggianti sono Paulo e Cecília, che vanno alla ricerca di se stessi più che della loro amata città, e non come i turisti che cercano invece di fuggire da se stessi e dalle loro esistenze. La città di Ulisse è una lettura intensa, densa di riflessioni sull’arte e il valore della creazione artistica, sul ruolo della letteratura nel “ripensare” il mondo di oggi, è un libro ricchissimo di storia ma anche di miti, sogni e leggende. Tradotta per Edizioni dell’Urogallo da Alessandra della Penna, Teolinda Gersao è un’autrice imperdibile!
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