I mille volti di un polacco a New York, seduttore di donne annoiate e facoltose dell’alta società, ma innamorato di una russa mozzafiato, a cui lo lega una relazione tormentata. Nelle pagine de “Il boia” di Limonov – che risalgono a quarant’anni fa – la noia e il vuoto di valori dell’elite statunitense
Chi è Oscar, il protagonista de Il Boia (296 pagine, 16 euro) di Eduard Limonov, edito da Sandro Teti Editore, tradotto da Federico Pastore? È Oscar il Potente, il Timido, il Ghignante, il Vittorioso, il Crudele, il Malvagio? O è solo un triste, tristissimo uomo innamorato e non ricambiato, ricco, ma non libero? Chi è davvero costui che si aggira in quella super-città che è New York, agghindato con una maschera di cuoio borchiato e armato di fruste e dildo? Cosa si nasconde dietro questo emigrato polacco, arrivato senza soldi in America e piano piano elevatosi a Conquistatore? Sì, un conquistatore di culi e fiche rigorosamente benestanti, votate al martirio sadomaso e sottomesse a quest’uomo forte che promette loro performance sessuali border-line e un alto tasso adrenalinico.
Sesso, soldi, successo
Va tutto bene al vecchio Oscar: l’incontro con alcune facoltose donne gli garantisce soldi. E poi fama, tanta fama. La fama del “ Boia”, negli ambienti che contano, in quelli dove scrittori, industriali, giornalisti e fotografi bazzicano tra una cena nella Fifth Avenue o un cocktail in qualche loft vista Manhattan. Tutte lo cercano, tutte lo vogliono. Gira voce che ci sappia fare, che sappia far godere una donna come nessuno. Genevie prima, ma anche Gabrielle e poi Diane, ognuna in qualche modo cade ai suoi piedi. C’è un ardore in lui che non lascia scampo.
Finale enigmatico
Però Oscar ama solo Natasa, una russa mozzafiato che ricambia a modo suo, senza un legame stabile, in un gioco perverso di distanze, promiscuità e sottrazioni. Ha tutto Oscar, ma in fondo non ha niente. La sua vita dipende dai capricci di queste ricche signore annoiate dell’alta società statunitense. Limonov insiste molto su questo tasto: la ricchezza ti da molto, ma ti toglie anche tanto. Il controcanto di Oscar è Jacek, suo conterraneo e spina nel fianco, per quel continuo giudicarlo immorale e addirittura malvagio. Il sesso e le sue perversioni, paradigma di un ambiente elitario e svuotato di ogni valore, sono un’abbuffata di cui Limonov abusa. A un certo punto la noia di Oscar il Boia, che guarda al suo futuro con una certa apprensione, diventa anche la noia del lettore. C’è da apprezzare il taglio volutamente trasgressivo di questo romanzo che, ricordiamocelo, fu scritto quasi quarant’anni fa. Oggi, se non proprio un testo da educande, rivela comunque una flessione nella sua capacità di imbarazzare la morale corrente. È però sempre fresco e piccante il finale enigmatico che diventa sponda per le molte interpretazioni applicabili a questo libro. E che lo consacrano, inevitabilmente, a fatale romanzo giallo.