Non storico, ma cronista, Ezio Mauro ha scritto “Anime prigioniere, Cronache dal Muro di Berlino” e interpretato anche la versione in un audiolibro (di cui presentiamo un assaggio): “Creiamo mostri e inventiamo fantasmi, la storia non ci ha insegnato nulla. Leggersi? Per esplorare nuovi codici, aiuta a comprendere meglio i segreti della scrittura”
Si può scrivere di Storia con il cuore, oltre che con il cervello. Trasmettere emozioni e documentazione, fatti e passione. Un’impresa … possibile (anzi, auspicabile) che Ezio Mauro, già direttore de La Repubblica, ha voluto ancora una volta sperimentare affidando il suo dettagliatissimo e avvincente Anime prigioniere. Cronache del Muro di Berlino non solo alla potenza della carta stampata – Feltrinelli, 203 pagine, 18 euro – ma anche alle vibrazioni della voce con un audiolibro letto da lui stesso (Emons, durata 5 ore 37 minuti, € 9.90). Lo aveva già fatto con L’anno del ferro e del fuoco. Cronache di una Rivoluzione” (Feltrinelli, 217 pagine, 18 euro; Emons, 5 ore 37 minuti, 16,90 euro)
Mauro, dopo le sue Cronache al Teatro e le dirette web sul sequestro Moro, ora un audiolibro sull’”incredibile” 1989 dopo quello sulla Rivoluzione russa. Leggersi in pubblico: una sfida o cos’altro?
«La voglia di esplorare nuovi codici, linguaggi diversi del giornalismo. La curiosità di accompagnare la scrittura con la voce, di ascoltarsi mentre si ripercorre ciò che si è scritto, e che normalmente si legge con gli occhi e con la mente. La voce dà una dimensione in più, verticale, l’audio svela e rivela. Un’esperienza che aiuta a comprendere meglio i segreti della scrittura, anche per l’autore».
Il Muro è caduto. Molti altri nel mondo lo hanno sostituito. Evidentemente, quella lezione di 30 anni fa è stata del tutto inutile?
«Non impariamo nulla dalle lezioni della storia, perché siamo creatori di mostri, inventori di fantasmi. Il vero muro è nella nostra mente. Costruendo barriere, pensiamo di dare una risposta politica alle paure. Invece, rinunciamo alla politica, che alza bandiera bianca. Perché il muro è la prova nella pietra della nostra incapacità di governare politicamente i fenomeni».
Un evento-simbolo della fine di un’era, quella della guerra fredda. Lei ha scritto che «la ruggine della libertà attaccava il ferro dell’ideologia». Oggi, le ideologie sembrano tramontate. Pure la “ruggine” rischia la stessa sorte?
«Nel pendolo della storia, la sicurezza prende il posto della libertà. Sicurezza e diritti si sono sempre confrontati, talvolta contrapposti, sovente bilanciati. Oggi siamo pronti a rinunciare a quote di libertà pur di aumentare la nostra quota di sicurezza. E invece sono proprio i diritti che allargano la sfera della sicurezza, perché camminano, e fanno crescere la cifra della democrazia, per tutti».
Indro Montanelli ed Enzo Biagi hanno applicato lo stile giornalistico alla Storia d’Italia. Sarà questa una sua prossima fatica?
«Non credo. Io non sono uno storico, ma un cronista. Ho cercato di fare la cronaca di eventi di 100 anni fa con la rivoluzione russa, di 40 con l’assassinio di Aldo Moro, di trenta con il Muro. Ma a muovermi è sempre un’occasione giornalistica: l’unica agenda che conosco».
Ascolta un brano tratto da Anime prigioniere, Cronache dal Muro di Berlino di Ezio Mauro, letto dall’autore