Il francese Alain de Benoist ha scritto un potente trattato socio-filosofico, “Critica del liberalismo”, in cui affronta il tema della mercificazione della società moderna e prefigura i primi segnali di cedimento del capitalismo
Critica del liberalismo (288 pagine, 23,50 euro) di Alain de Benoist, edito da Arianna editrice, è un potente trattato socio-filosofico sul liberalismo e sulla mercificazione della società moderna, con frequenti incursioni nella storia finalizzate a spiegare la genesi e la diffusione della piattaforma ideologica sulla quale il capitalismo – e adesso il turbo-capitalismo – è nato e proliferato. Il dualismo conflittuale presente nel libro vede un’antitesi tra conservatorismo e liberalismo. Mentre il primo «implica una scala di valori in cui l’egoismo non è ritenuto il comportamento più normale degli esseri umani. Implica un rifiuto dell’economicismo e del materialismo che ne deriva. Implica l’idea che la società o la comunità stabilisca il bene comune», al contrario il secondo «pone l’individuo al centro del campo sociale…esige la trasformazione incessante del mercato, lo sconvolgimento permanente dei rapporti di produzione e dei rapporti sociali».
L’uomo non più sociale e solidale
Tra questi due fuochi si consuma la tragedia dell’età moderna dove l’emersione della borghesia ha trovato il suo epigono nell’idea fondante secondo cui «la crescita illimitata della produzione e delle forze produttive sia in effetti lo scopo centrale della vita umana». Va da sé che un’espansione illimitata del mercato consacri il denaro quale unico valore. L’uomo cessa allora di essere un animale sociale e solidale e opera solo in funzione dei suoi bisogni, il cui soddisfacimento legittima il proprio agire, attribuendogli un significato intrinseco e imprescindibile. Ne consegue una degradazione del mondo che “…ha ritenuto negoziabili dei valori che il mondo antico e quello cristiano ritenevano non negoziabili”: l’essere umano vale in funzione di quel che ha, e quel che ha non è mai sufficiente, non è mai abbastanza, in una costante celebrazione della pleonaxia, ovvero la sete illimitata dell’avere.
Autocombustione interna
Nonostante, come è scritto, sia «più facile immaginare la fine del mondo, che quella del capitalismo», de Benoist scorge i primi segni di cedimento del capitalismo, la cui crescita fuori quota e assolutamente deregolamentata, e il suo carico di conseguenze negative (disoccupazione, divario ricchi/poveri, nichilismo), potrebbe esaurirsi per una sorta di autocombustione interna. Emblematica in questo senso è la chiosa finale: «Ciò che è nato dal denaro, perirà per il denaro». Che, purtroppo, suona come una condanna.
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