Torna Rosario, l’adolescente protagonista di “Di niente e di nessuno”, con la sua famiglia infelice e alcune ancore di salvezza nella periferia palermitana di Brancaccio. Il sequel, “Cuorebomba” è la conferma delle doti di Dario Levantino
Dario Levantino stupisce ancora con la sua notevole abilità di scrittore, con la sua capacità di penetrare dentro la realtà sociale e umana di un contesto ambientale difficile qual è quella di un noto quartiere palermitano, Brancaccio. Ciò evidenzia non solo il legame con le sue origini palermitane, nonostante adesso sia Monza la sua sede lavorativa (come insegnante), ma anche e soprattutto la sua profonda sensibilità nel carpire la grandezza e la miseria dell’animo umano.
Quel ragazzo che non si “scanta”
Cuorebomba (265 pagine, 16 euro), secondo romanzo di Dario Levantino, è una sorta di prosecutio del primo, Di niente e di nessuno, infatti il protagonista di entrambi i romanzi, pubblicati da Fazi, è Rosario, un giovane adolescente che cresce e progressivamente matura nel contesto di un quartiere difficile, Brancaccio e che in questo secondo romanzo continua a non “scantarsi”, ossia a non spaventarsi di niente e di nessuno perché egli ha un cuore bomba, che sa soffrire anche lo sconforto più cupo perché indifeso, ma sa anche esplodere, come una bomba nell’esplicazione di quel sentimento fattivo ed operativo che chiamiamo AMORE. «La vita è questa cosa qui, questo insignificante segmento di tempo delimitato da due vertici: amore e non amore. Chi sceglie il secondo ha scelto la morte», si legge in una delle ultime pagine del romanzo, che propone la trascrizione di uno dei suoi compiti in classe d’Italiano in cui avrebbe dovuto parlare del ruolo della critica letteraria, ma che per Rosario diviene l’occasione per comunicare il ruolo che la letteratura dovrebbe avere, per dirci che essa dovrebbe sempre essere denuncia della sofferenza dei deboli.
Come Oliver Twist
Rosario, giovane che ama tantissimo la lettura, si sente come Oliver Twist, il protagonista del romanzo di Charles Dickens; infatti anche Rosario come Oliver vive varie esperienze degradanti e avvilenti, ha il padre incarcerato, una madre anoressica per il dolore dell’abbandono del marito e da lui affettuosamente accudita, fa i conti con l’odio e il rancore di qualche suo compagno di calcio, lo squallore della vita in una casa famiglia a cui viene affidato dai sevizi sociali, togliendogli così la possibilità di vedere la madre, affidata ad una casa di cura e altri dolori e amarezze e dolori.
Dove devi essere cattivo
Nello sfondo di tutte queste personali sofferenze, il contesto di Brancaccio, dove per essere rispettato devi essere cattivo, devi almeno avere ucciso dei cani, dove la frode nei confronti dello stato è prassi e si è soliti esplicarla attraverso azioni malvagie e cattive e dove però anche le stesse istituzioni mostrano insensibilità, come nel caso di Rosario che pur curando, con tanto amore la madre si vede da lei separato e freddamente diviso. Ma di fronte a tanto male e patire, ad aiutare Rosario a scoprire il senso della vita c’è Anna, la sua ragazza, il suo amore sincero e totale.
La mitologia che torna
In questo romanzo di Dario Levantino sono frequenti anche i richiami alla mitologia greca, quasi a sottolineare come millenni di storia non abbiano insegnato niente all’umanità che sempre, in ogni circostanza, nell’Olimpo della terrestrità esplicano sentimenti e comportamenti affini, pur nel divergere dei contesti e delle situazioni. È come se il nostro scrittore come Terenzio nella commedia Il punitore di se stesso voglia dirci «homo sum, humani nihil a me alienum puto», infatti l’esperienza di vita vissuta dal protagonista, i riferimenti culturali che talvolta appaiono nel contesto del romanzo, dimostrano chiaramente che Dario come Tomasi di Lampedusa ne il Gattopardo, voglia dirci che «tutto cambia perché tutto resti com’era», a partire dalla mitologia, dove fra l’altro erano gli dei ad operare, sino a oggi, pur nel cambiamento e nell’evoluzione che la storia dell’umanità ha conseguito nel tempo, sembra che ancora oggi non si sia compreso come l’amore e solo l’amore potrà essere la forza propulsiva di salvezza dell’umanità e del pianeta terra che stiamo egoisticamente distruggendo. Quando tutti avremo un cuore bomba capiremo che, parafrasando le parole di Rosario, il dolore ha un senso e che contro la morte esiste un solo veleno: l’amore. La trama avvincente, il linguaggio semplice e chiaro, la scorrevolezza in genere dello stile, le parole o le frasi in dialetto che come pietre preziose adornano questo gioiello, sono un ulteriore stimolo alla sua lettura.
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