Ilaria Gaspari protagonista al Pazza Idea Festival di Cagliari, oggi con un workshop sulla scrittura delle lettere d’amore e domenica con la presentazione del suo ultimo volume, “Lezioni di felicità”: «Mi sento utile quando qualcuno mi dice che il mio libro l’ho aiutato, vedo il mio come un lavoro di servizio»
Come si scrive una lettera d’amore? È questo il titolo del workshop che Ilaria Gaspari terrà al Pazza Idea Festival di Cagliari oggi (partecipazione gratuita e iscrizione via mail: workshop.pazzaidea@gmail.com), dove sarà ospite anche per presentare l’ultimo libro Lezioni di felicità (Einaudi, 2019), nell’incontro La ricerca della felicità e i mille modi gentili per trovarla di dopodomani. Un’idea apparentemente davvero un po’ pazza: ha ancora senso scrivere lettere d’amore nel 2019? Lo abbiamo chiesto alla stessa Ilaria Gaspari, che ci ha svelato sorprendenti verità su un’arma di seduzione comune a tutte le età, strettamente connessa alle capacità di scrittura, ma anche di lettura del mondo che ci ruota intorno.
Scrivere lettere d’amore per gli altri
«Ho scritto davvero lettere d’amore per altri!» confessa subito l’autrice quando le si chiede il perché dell’insolita scelta del workshop. «Un po’ è talento, mi piace capire quali parole fanno commuovere le persone – aggiunge – anche nei libri e nei film amo cercare le parti che commuovono chi legge e guarda, nelle lettere poi diventa una tecnica. Credo sia necessario concentrarsi sulla sincerità: le lettere d’amore sono particolari: si può scrivere anche una mail d’amore, ma la lettera ha tutto un suo fascino, sai che non potrà essere letta subito, ha bisogno dell’attesa, di pazienza, e la pensi già in quest’ottica. Non a caso amo gli epistolari».
Un privilegio per pochi
In un tempo frenetico dettato dai ritmi della tecnologia, la lentezza della lettera d’amore appare come un privilegio per pochi, forse per altre generazioni. Eppure, conferma l’autrice di Ragione e sentimenti, l’amore spiegato con filosofia, la voglia e la necessità di comunicare al proprio amato per via scritta non è mai passata. «Mi sono anche trovata a fare la consulente per amici su conversazioni di Whatsapp – svela – in tutto questo, però, ho sempre continuato a pensare che il potere della lettera sia appassionante: nella lettera d’amore non devi solo comunicare cose di te, ma convincere la persona a cui stai parlando ad amarti. Ci sono in ballo seduzione e verità».
Per tutte le età
Non si scherza insomma con le lettere d’amore: «A volte possono avere anche un valore capitale – ricorda Ilaria Gaspari – ci sono storie che dipendono da lettere che le persone si mandano, per questo credo sia un peccato usarle meno, continuano ad avere un valore. Ho proposto questo workshop pensando di essere pazza, invece sono stati entusiasti!». Colpisce il target di destinazione di un corso su come imparare a scrivere lettere d’amore. A ben vedere, infatti, non c’è: sono gli innamorati di tutte le generazioni, come conferma l’autrice: «La lettera d’amore è democratica: se ne hai bisogno, ne hai bisogno, non importa l’età!». Qui entrano in gioco un po’ di talento e attenzione: non si scrive d’amore a caso, ma sempre con un’idea del proprio destinatario, un po’ lettore modello, un po’ oggetto di seduzione. «È un aspetto, questo, che mi diverte molto – prosegue l’autrice – sono contenta di questo workshop, spero gli iscritti mi racconteranno storie di cui sono sempre affamata!».
Insegnare per scrivere
Dottore di ricerca in filosofia alla Sorbona, Ilaria Gaspari ha esordito nel mondo della narrativa e, da pochi anni, ha assunto anche le vesti di insegnante di scrittura con workshop come quello dedicato alle lettere d’amore, ma anche percorsi dedicati alla narrazione che ha tenuto per diverse istituzioni tra cui la Scuola Holden di Torino. «Non avrei mai pensato di insegnare, non mi sentivo portata – svela – Questo fino a qualche tempo fa, poi mi è stato proposto un corso online in cui sono stata libera di dedicarmi a un tema che mi interessava e di cui mi stavo occupando, il racconto fantastico: da lì ho iniziato a insegnare e mi è piaciuto un sacco! Ho imparato tanto, non solo su questioni di insegnamento diretto, ma anche sulle tecniche: ho dovuto riflettere molto su cosa significa per me la scrittura». Solo comprendendo a fondo la scrittura, infatti, se ne può cogliere il grande potere comunicativo, lo stesso che alimenta la voglia e la necessità di scrivere lettere d’amore, probabilmente. «Sono convinta che un corso di scrittura non ti trasformi in uno scrittore, ma può sbloccare molto. A volte vorresti scrivere ma non ti senti in grado, o sei ipercritico: scrivere è una cosa solitaria, se fai un corso, puoi avere la possibilità di mettere a tacere il tuo super io e non avere blocchi pregiudiziali. Ecco perché nei miei corsi cerco di insegnare a leggere e rileggersi senza castrarsi ma capendosi, e ad accettare scambi, critiche, osservazioni. Di solito esistono due categorie di scrittori in erba: chi si crede incapace e si butta giù, e chi si crede un genio. Sbagliano entrambe».
Ancora una volta, la necessità è quella della sincerità che va fatta emergere, spesso con tecniche molto simili al gioco dei bambini. Lo racconta con efficacia Ilaria Gaspari: «Una delle altre cose che faccio quando insegno, che serve anche a me, è cercare di far regredire, ovvero portare a un livello di creatività simile al gioco, per far uscire dalla smania di giudizio e dal volersi mettere in mostra nello scrivere, stupendo per forza. Senza che gli allievi se ne accorgano, li porto a un livello in cui sono spinti a essere più sinceri, è un gioco molto serio, dove si punta all’obbiettivo e non all’impressione che si può dare agli altri. I corsi prevedono ci si esponga, a volte può essere imbarazzante e bisogna trovare una soluzione, anche se poi cerco di seguire ciascuno individualmente segnalando le positività e indirizzando su letture o film personalizzati».Scrittrice, insegnante, ma anche un po’ filosofa, come è inevitabile dopo il percorso di studi che l’ha accompagnata. «Sicuramente, nascosta, la filosofia c’è!» scherza Ilaria. Ma in fondo la scienza del sapere non è così nascosta, dal momento che è la protagonista del suo ultimo libro, Lezioni di felicità. Esercizi filosofici per il buon uso della vita. «Non mi aspettavo di portare così tanto in giro questo libro, non è nemmeno un romanzo – confessa lei – lo definirei piuttosto un memoir, ma sperimentale: è la storia di un esperimento, le lezioni non le do io, ma sono io che le prendo. Spesso la saggistica filosofica è impostata per insegnare, questo libro invece vuole far vedere le cose anche in un’altra prospettiva, e racconta un esperimento molto personale ma capace di parlare a più persone possibili, tant’è che la struttura narrativa è ridotta all’osso per identificarsi meglio».
Trasformare i pensieri
Se l’idea era quella di parlare con un linguaggio semplice di cose complesse, con Lezioni di felicità Ilaria Gaspari ha segnato il punto: «La risposta è stata buona – prosegue infatti – molti mi dicono che si ritrovano, alcuni fanno loro stessi gli esperimenti. Sto notando, mentre giro con questo libro, che le persone sono molto interessate, il pubblico delle presentazioni è attento alle questioni più che al libro in sé. E sono questioni filosofiche di cui si ha voglia di discutere. Mi arrivano domande grosse, serie, sento che ce n’è bisogno. Pensavo socraticamente di non avere niente da dire, ma mi rendo conto che, anche grazie al libro, sto riuscendo a trasformare i miei pensieri in qualcosa di simile a un sistema».
La filosofia che prende vita, tra librerie, presentazioni e un rinato bisogno di parlare in un momento politico caratterizzato da grida. Lo confessava già nel preludio al suo libro, Ilaria Gaspari: «Ho sempre studiato la filosofia come una lingua morta, oggi per la prima volta la studio come una cosa viva. Sono convinta c’entri il dialogo: andando in giro con Lezioni di felicità parlo con le persone, si creano confronti aperti e ne sono felice, più giro e più mi convinco esista una specie di pregiudizio rispetto ai bisogno e agli interessi della gente: chi mi viene a sentire magari non ha studiato filosofia ma ha una curiosità genuina. Ho cercato di rispettare i miei lettori con un libro che non è semplificato, ma al contempo non è pensato per specialisti. Era un rischio, ma sono stata premiata dall’apertura al dialogo, da un grande desiderio di parlarsi e ritrovarsi fisicamente».
Lezioni di felicità è stato accompagnato da un lungo tour che ha portato l’autrice in tutta Italia, tra librerie e festival letterari, toccando anche radio e tv. «Ho sempre avuto il complesso di fare cose inutili – confessa Ilaria – quando all’università scrivevo solo articoli su riviste specializzate mi spiaceva impiegare tempo per capire cose confluite in testi che sarebbero stati letti solo da ricercatori. Rispetto al mio temperamento non mi bastava, avevo ansia di comunicare le conclusioni cui arrivavo. È stato allora che ho iniziato a scrivere: Etica dell’acquario è nato mentre scrivevo la tesi, a tempo perso, anche se poi è diventato la maggior parte del tempo. Era una cosa naturale, mi andava l’idea di scrivere una cosa che non avesse un linguaggio difficile. Quando alle presentazioni qualcuno mi svela di essere stato aiutato da Lezioni di felicità in momenti di difficoltà mi sento utile, è una cosa importante per me, anche se si tratta solo di passare un pomeriggio piacevole di lettura. Vedo il mio come un lavoro di servizio, ed è quello che cerco di passare anche ai miei alunni ai corsi».
Leggere per scrivere
Ed ecco allora la quadratura del cerchio: la scrittura a beneficio del destinatario, l’insegnamento, le lettere d’amore. «Non voglio essere retorica – dice la Gaspari – ma ogni cosa che uno pubblica dovrebbe essere un po’ una lettera d’amore. Devi pensare: c’è differenza da ciò che scrivi per te, è necessario avere un’immagine di chi le leggerà. Non significa essere compiacenti! Gli alibi per scrittori incompresi sono tanti, ma non bisogna farsi lo sconto. A volte chi vuole scrivere non è abituato a leggere: ai miei alunni faccio leggere un sacco. Se non leggi con piacere non puoi scrivere con piacere, insisto molto su questo aspetto e penso sia fondamentale. È vero, scrivendo si soffre anche, ma deve esserci qualcosa che ti spinge a farlo». E le letture della scrittrice? Il tour delle presentazioni e i pressanti impegni lavorativi hanno un po’ tolto a Ilaria il tempo per godersi la lettura di un libro in pace: «A volte mi piace ascoltare le conversazioni in treno – scherza – e detesto quando sto leggendo in treno e sul più bello arriva la mia stazione! Mi sembra che gli ultimi mesi siano durati tantissimo perché affollati e allo stesso tempo pochissimo perché non c’è stato tempo di fare cose. Girare è stancante, è vero, ma la cosa che mi piace è che si possono conoscere i propri lettori. Non so se per loro sia altrettanto bello, ma a me piace avere in mente delle facce quando scrivo, mi fa sentire come se fosse meno un viaggio solo nella mia testa, mi fa mantenere il contatto con il mondo».