Tre studenti universitari, con vocazioni distanti, in un campus americano, a un anno dalla laurea: Mitchell fantastica di riuscire a sposare un giorno Medeleine. Medeleine ama perdutamente Leonard che la ricambia, benché alle prese con una depressione cronica. Con “La trama del matrimonio” Jeffrey Eugenides – fra sessualità libera, disagio mentale, precarietà economica – ridisegna il romanzo classico in contenuti modernissimi
«We are always looking for the book it is necessary to read next». «Siamo sempre alla ricerca del libro che è necessario leggere dopo». Saul Bellow
Di tanto in tanto, nello scegliere un libro, bisogna concedersi il “passo del gambero”. Dando infatti per vera la vox populi secondo la quale questi crostacei alternano un passo in avanti a uno all’indietro, il loro andamento rende bene ciò che intendo, ovvero che sia utile intervallare la lettura di un romanzo fresco di pubblicazione con quella di uno più vecchiotto. Lo scopo è di recuperare le perle che sfuggono, per responsabilità anche dei ritmi famelici imposti dalle mode e dalle pubblicità, le quali enfatizzano l’attenzione su alcuni autori o titoli e decretano un oblio precoce per altri.
Il gioiello che sto per tirare fuori dallo scrigno è La trama del matrimonio di Jeffrey Eugenides, pubblicato da Mondadori nel 2011, traduzione di Katia Bagnoli.
Jeffrey Eugenides è nato a Detroit, Michigan, l’8 marzo del 1960, da genitori americani di origini europee, greche per il padre, irlandesi per la madre. Dopo la laurea alla Brown University, ha frequentato un master in scrittura creativa presso la Stanford. Vive attualmente a Princeton.
Tre studenti
Essenziale la sua biografia, in linea con la reticenza che ha nel raccontarsi.
Scarna anche la bibliografia per quanto riguarda i romanzi. Se infatti è fecondo come scrittore di racconti – se ne possono leggere in lingua originale, ad esempio sul The New Yorker, e in italiano nella raccolta Una cosa sull’amore – decisamente non è prolifico come romanziere, avendo al suo attivo solo tre titoli: Le Vergini Suicide (1993) Mondadori, trasposto da Sofia Coppola nel film Il giardino delle vergini suicide, Middlesex (2002) Mondadori, Premio Pulitzer per la narrativa 2003, e La trama del matrimonio (2011) ancora una volta edito in Italia da Mondadori.
La crisi del romanzo?
C’è chi sostiene che «il romanzo ha raggiunto l’apogeo parlando del matrimonio e non si è mai ripreso dalla sua dissoluzione». Lo assume, ad esempio, proprio uno dei personaggi marginali del libro, il Professor K. McCall Saunders, settantanovenne gentiluomo del New England. «Ai tempi in cui il successo della vita dipendeva dal matrimonio, e il matrimonio dipendeva dal denaro i romanzieri avevano a disposizione un buon tema – sosteneva il docente – le grandi epopee narravano le guerre, i romanzi parlavano del matrimonio. L’uguaglianza fra i sessi, se buona per le donne, era stata una disgrazia per il romanzo, e il divorzio aveva fatto il resto. Che importanza poteva avere con chi si sposava Emma, se poi avrebbe potuto chiedere la separazione? (…) Il matrimonio non aveva molto più senso, diceva Saunders, e lo stesso valeva per il romanzo. Dove si trovava un romanzo sul matrimonio, al giorno d’oggi?»
La vita talvolta è paradossale e spesso lo è anche la letteratura, che della vita, altrettanto frequentemente, si pone ad imitazione. Così uno dei più riusciti e intensi romanzi contemporanei sul matrimonio è proprio quello dal quale fa capolino lui, il professore, con la sua lunga faccia equina e la sua risata bavosa.
Leggere per credere.
Tre studenti dotati e dediti, tre menti brillanti, Madeleine Hanna, Mitchell Grammaticus e Leonard Bankhead, di estrazioni sociali differenti e con vocazioni altrettanto distanti, si sono incontrati alla Brown University di Providence, Rhode Island.
Barthes e due innamoramenti
Tra una disputa intellettuale e l’altra, nelle aule del campus, galeotto i Frammenti di un discorso amoroso di Ronald Barthes, i tre si sono innamorati. Mitchell, vittima di un vero e proprio colpo di fulmine, fantastica di riuscire a sposare un giorno Medeleine. Medeleine ama perdutamente Leonard che la ricambia, benché sia la depressione cronica di cui il ragazzo soffre a dettare le regole tra loro.
Jeffrey Eugenides li prende sotto la custodia della sua penna a un anno esatto dalla cerimonia di laurea, svoltasi all’inizio del giugno del 1982. Con una serie di flashback, inseriti opportunamente e abilmente sviluppati, volti a ricostruire i fatti accaduti nei dodici mesi precedenti e recuperare quelli più significativi successi del periodo accademico, Eugenides ci racconta come si sono evolute le vite dei tre fuori dal college e cosa ne è stato delle loro aspirazioni e dei loro sentimenti.
Contro la crisi del romanzo
Pur campeggiando nel titolo la parola trama, la forza attrattiva di questo terzo romanzo di Eugenides deriva solo marginalmente dall’ordito narrativo, diversamente da ciò che accadeva nei libri precedenti, basati su intrecci estremamente complessi. La fonte di maggiore fascinazione per il lettore ne La trama del matrimonio è, infatti, la caratterizzazione dei personaggi, che rappresenta poi l’elemento strutturale al quale l’autore si affida per rinvigorire quel romanzo classico di cui il professor Saunders teorizzava la morte.
Radicalizzando il discorso, tirandolo cioè all’estremo, potremo quasi dire, difatti, che in questo caso Eugenides non ha costruito i protagonisti a beneficio della trama, quanto piuttosto il contrario: ha elaborato il corso della storia e predisposto ciascun dettaglio affinché Madeleine, Mitchell e Leonard fossero, socialmente, culturalmente e psicologicamente, individui del proprio tempo. In altre parole, per scrivere un romanzo moderno sul matrimonio, Eugenides si è trovato nella necessità di innestare elementi inediti sull’impianto classico per farne un evergreen. Ed ecco allora un triangolo amoroso sui generis corredato di attori attuali, anzi attualissimi nel pensiero e nell’azione.
La costruzione (intellettuale) dell’amore
La concezione dell’amore di Madeleine, Mitchell e Leonard è addirittura sovversiva rispetto ai tempi di Austen. Alla pulsione romantica istintiva o peggio ancora alla idea consuetudinaria del sentimento coniugale, hanno sostituito, infatti, una sua costruzione intellettuale certamente più sofisticata, letteraria, plasmata appunto attraverso lo studio, le letture e persino i film sui quali si sono formati.
Le nozze non sono più un traguardo obbligato da convenzioni sociali ma unicamente scelta passionale, la qual cosa tramuta la ricerca del “buon partito” nella più difficile impresa di trovare l’anima gemella. Castità e purezza non sono più valori in cui credere, e dunque si può vivere la sessualità liberamente, avendo rapporti prematrimoniali e sperimentando persino la convivenza.
Come se tutte queste novità non fossero sufficienti, anche le sfide e le avversità con cui devono confrontarsi i personaggi di Eugenides sono apparizioni recenti, prodotti della contemporaneità. Non importa l’estrazione sociale e familiare, che siano privilegiati o meno, la precarietà economica è uno spettro incombente sul futuro di tutti loro, e la lotta per affermarsi profila all’orizzonte di ciascuno di essi le medesime tensioni e gli stessi logorii. Per finire c’è la malattia mentale di Leonard, l’ingrediente “novecentesco” che soppianta le disuguaglianze sociali tra i motivi di opposizione familiare ai matrimoni, proiettando il livello del pathos a un piano superiore.
«Con un romanziere, come con un chirurgo, dovete avere la sensazione di essere caduti in buone mani, nelle mani di qualcuno da cui si può accettare l’anestetico con fiducia», Saul Bellow
Mettetevi nelle mani di Eugenides, è il romanziere giusto!