In “Loro sono Caino” di Flavio Ignelzi, tra toni apocalittici e tenebrosi, si respira una tensione costante: una casa nel bosco, un paese di montagna, abitanti rancorosi e una Ianara, sacerdotessa del libro, compiuta rappresentazione dell’atmosfera cupa
Passamontagna in testa, Flavio Ignelzi sequestra il lettore e se lo porta a spasso dove vuole. Con Loro sono Caino (156 pagine, 13 euro) edito da Augh edizioni, l’autore beneventano compie un piccolo miracolo letterario, elaborando una storia magnetica che cresce in picco continuo, senza mai perdere di intensità. Dalla prima all’ultima pagina si respira una tensione costante, si vive quasi in uno stato di sconcerto, come se qualcosa dovesse accadere da un momento all’altro. La sua scrittura è fluida, raffinata, senza essere mai – e sottolineo mai – pedante e ampollosa. Ignelzi affonda le mani nel regno della superstizione, in quei misteri di provincia che rispondono a regole sociali e culturali differenti: in questo mondo di mezzo, sospeso tra il binomio fuga-ritorno, prendono forma storie diverse, figlie in realtà di un unico, grande disegno narrativo che ha toni ora apocalittici, ora tenebrosi.
Misteri irrisolti e situazioni complesse
L’atmosfera cupa, fosca trova nella Ianara, sacerdotessa del libro, la sua più compiuta rappresentazione: in lei convivono misteri irrisolti e situazioni complesse. La sua presenza è strumento di dilatazione spazio-temporale attraverso una narrazione capace di mescolare ingredienti e suggestioni magnetiche che si rapprendono, infine, in un epilogo forte, rapace, totale.
Consegnarsi all’inquietudine
La spendibilità cinematografica di questo testo è evidente e diamantina: definirlo thriller è forse riduttivo, perché in realtà al suo interno sguazzano molteplici generi letterari. Leggerlo significa, in ultima analisi, consegnarsi all’inquietudine che solo pochi selezionati autori sono in grado di suscitare. In questa casa nel bosco, dove ogni scricchiolio non è mai fine a se stesso; in questo paese di montagna scosso dalla Perturbazione e dalla rabbia; tra questi abitanti apocrifi e rancorosi si consuma una storia disarmante come poche, ammaliante come pochissime. Un ottimo libro (di cui avevamo già scritto qui) insomma: se «Loro sono Caino, noi siamo Abele» toccherà al lettore più smaliziato capire da che parte stare, sapendo che Bene e Male sono sempre due elementi inscindibili. Sempre.
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