Luce, piacere, passione? Le scintille di Murakami

Haruki Murakami è stato premiato ad Alba con il premio Lattes Grinzane 2019. Lo scrittore giapponese ha fatto il pieno di applausi, spiegando il suo mondo nella lectio magistralis “Un piccolo falò nella caverna”

L’applauso arriva da un lato e dall’altro del palcoscenico, Murakami è confuso e non sa da che parte andare a inchinarsi, a ringraziare il pubblico. Alba, premio Lattes Grinzane 2019, Teatro Sociale, una delle rare sale italiane a condividere l’unico palcoscenico tra una platea ottocentesca e una moderna. Spettatori che si specchiano quando si apre il sipario, e tra un po’ di sconcerto scaldano gli appalusi per quando, più tardi, onoreranno lo scrittore giapponese e per lui faranno una standing ovation.

Una storia e i suoi fil-rouge

Ad Alba Haruki Murakami (nella foto © Fondazione Bottari Lattes – Murialdo) è arrivato per ritirare il Premio Lattes Grinzane sezione La Quercia, conferito da nove anni ad autori internazionali particolarmente apprezzati da pubblico e critica. Lo scrittore ha portato sul palco una lectio dal titolo Un piccolo falò nella caverna, leggendo il testo nella sua lingua madre, quella che pratica da sempre, quella delle emozioni, il giapponese.

Ed è partito dunque proprio da ciò che conosce meglio: oltre alla lingua giapponese, la scrittura e il romanzo, il suo mondo fin da quel 1978 quando, ventinovenne, sentì il desiderio di scrivere per la prima volta. Non gli andò male: con il suo esordio, Ascolta la canzone del vento, Murakami vinse un premio giapponese per autori esordienti. Eppure non abbandonò subito quel suo locale aperto nella periferia di Tokyo, una sorta di jazz club con una collezione di dischi e tanta musica live, la musica amata dallo stesso Murakami.

La passione è un altro fil rouge attraverso cui rileggere una carriera da scrittore lunga quarant’anni. Passione per la lettura, come quella che Murakami ha raccontato ricordando la sua infanzia da lettore, trasformata presto in passione per la scrittura. E poi passione per l’arte: c’è naturalmente il jazz, che tanto ha influenzato la libertà e l’improvvisazione della stessa scrittura dell’autore giapponese, ma c’è la musica in senso lato, con i suoi tempi, ritmi e melodie. Ne racconta lo stesso Murakami dialogando nel nuovo libro Assolutamente Musica (Einaudi) con il direttore d’orchestra Seiji Ozawa con cui cerca di capire la magia della musica, senza mai abbandonare l’emozione.

Tra mondi reali e mondi sognanti

È infatti proprio da lì, dal cuore pulsante dell’uomo – dalle emozioni – che prende vita un terzo cardine dell’attività di scrittore di Murakami, quello che ha a che fare con il piacere, la felicità della scrittura e della letteratura in generale. Quella che così bene ha evidenziato Giorgio Amitrano, traduttore di Murakami in Italia insieme ad Antonietta Pastore.

Lingua, scrittura, passione, emozioni: eccola, la scrittura di Murakami, sospesa tra mondi reali e mondi sognanti, quel margine che la giuria tecnica del Premio Lattes Grinzate, presieduta da Gian Luigi Beccaria, ha intravisto come fonte di una riflessione importante sullo smarrimento dell’uomo contemporaneo, e che ha dunque omaggiato con il premio.

Eppure non c’è niente di pianificato nella scrittura di Murakami, a raccontarlo è lui stesso nella sua lectio: nessuna trama a tavolino, ma ispirazioni per storie a volte chiuse nei cassetti e poi costruite piano piano in forma di storie, spontaneamente, sulla base di impulsi e improvvisando come nel jazz tanto amato. Solo così infatti, solo con la libertà, l’inconscio è libero di esprimersi e portare alla luce le storie.

L’amore per l’Italia

È una luce che le narrazioni stesse, da quando l’uomo abita le caverne, contribuiscono a tenere accesa: luce di conoscenza, di curiosità, la luce del racconto. Eccolo, è il falò che Murakami si augura di tenere acceso, a illuminare gli angoli bui di quelle tre di notte dove Francis Scott Fitzgerald aveva individuato “la vera notte buia dell’anima”. Ad alimentare la fiamma, ancora una volta, la scrittura, la passione, la voglia di arrivare al cuore dei lettori. E la fiducia nel racconto, quello spirito che accomuna tutti i narratori e che incolla alla pagina il lettore, fino all’ultima storia, fino all’ultima parola. Proprio come ha saputo fare Murakami, per la prima volta in Italia per ricevere un premio, ma già a Roma negli anni Ottanta, un periodo felice in cui, come ha ricordato con ironia, non solo scrisse quasi interamente Norvegian Wood e Dance dance dance, ma imparò a conoscere e apprezzare pasta e vino. Un apprezzamento per il nostro paese che i lettori italiani ricambiano allo stesso modo, riuniti intorno alle sue storie proprio come intorno a un falò, tenuti insieme dal filo luminoso e a volte magico della narrazione.

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