Una vita tutto sommato anonima, la riscoperta postuma del suo capolavoro, i motivi per amare “Moby Dick”, tra ossessione e ricerca dell’assoluto. Buon compleanno Melville
Duecento anni fa, era il primo agosto del 1819, nasceva Herbert Melville lo scrittore capace di iniziare un romanzo con uno degli incipit più incisivi della storia della letteratura «Chiamatemi Ismaele». Moby Dick (o la Balena), il romanzo del 1851 che lo ha reso famoso in tutto il mondo attacca in questa maniera fulminante. Ma Melville non potè godere di questa fama. Nato a New York da una famiglia di origini nobili dovette affrontare la morte del padre, commerciante che fece bancarotta quando lui aveva 12 anni. Abbandonò la scuola e si imbarcò prima su un traghetto che faceva la spola tra New York e Liverpool e poi su una baleniera per 4 anni. Esperienze che gli permisero di scrivere alcuni racconti: e in vita è stato ricordato solo per queste storie marinare pubblicate prima del romanzo con l’incipit fulminante ma che, al momento della sua uscita, non piacque praticamente a nessuno. Circostanze sfortunate che portarono lo scrittore, divenuto un funzionario doganale di New York per mantenersi, a morire praticamente dimenticato nel 1891. La sua fortuna è postuma e risale agli inizi del 1900 quando venne riscoperto il romanzo: la prima edizione in Italia è del 1930 con la traduzione di Cesare Pavese.
Perchè amare Moby Dick
Perché amare Melville e la sua opera principale? Per tre motivi. Per l’incipit, prima di di tutto: riferimento biblico che immediatamente inquadra i valori in campo. Ismaele, il figlio reietto di Abramo: l’altro. Per la caccia alla balena: chi non ha avuto una ossessione come quella del capitano Achab? Totalizzante e annichilente. La caccia alla balena che diventa anche metafora della ricerca dell’assoluto e della lotta tra l’uomo e la natura. Perché Melville è il primo scrittore della globalizzazione. Un romanzo datato 1851 che raccoglie su una unica nave trenta uomini provenienti da 13 paesi diversi «federati attorno un solo legno». Dove le regole «della parte acquorea del mondo» sono diverse da quelle della terra, con classi, nazioni e razze che si dissolvono e dove c’è ospitalità per rinnegati, naufraghi e anche cannibali.
Non solo balene
Ma Melville non è solo Moby Dick. Oltre ai suoi racconti scritti prima del romanzo vale la pena citare anche Bartleby lo scrivano – Una storia di Wall Street. Un racconto del 1853 in cui il titolare di uno studio legale di New York ci introduce questo strano personaggio, unico tra i copisti impiegati ad avere preferenza a non copiare ma a contemplare un muro cieco di fronte a sé. Il silenzio contro le pressioni, l’ozio contro la frenesia. Una parabola sul lavoro, ma oggi applicabile a tanti contesti della vita.