Uno scrittore di multiforme talento, relegato tra i dimenticati del Novecento, Ercole Patti. In vita aveva tanti estimatori, è stato un protagonista della vita letteraria. Torna in un volume monumentale con tanti inediti. Merito di curatori appassionati e sapienti come Sara Muscarà ed Enzo Zappulla
Uno, nessuno e centomila. Negli ultimi decenni era diventato nessuno Ercole Patti, dopo essere stato centomila, e tutti di talento, esploratore delle infinite possibilità della scrittura: romanziere, sceneggiatore, commediografo, inviato speciale (conteso dai principali direttori, vende spudoratamente lo stesso pezzo a più testate…), elzevirista e critico cinematografico, autore di prose d’arte, racconti, inarrivabili pezzi di costume, rubriche satiriche sotto pseudonimo, fantastici reportage (per esempio dall’Estremo Oriente), saggista, diarista, assetato di vita. Un classico a pieno titolo, non alla moda, ma con tanti estimatori.
Un lavoro che resterà nel tempo
Protagonista della vita letteraria italiana e di quella mondana romana del dopoguerra, Patti, scomparso nel 1976, ha dovuto attendere l’anno del Signore 2019 perché vedesse la luce l’opera omnia, dopo che quasi mezzo secolo fa Bompiani aveva riunito in volume i suoi romanzi. La pubblicazione di Tutte le opere (CXLIV-3.213 pagine, 60 euro) da parte de La Nave di Teseo è un evento, operazione culturale di grandissima caratura, dimostrazione che esistono ancora case editrici vere, come quella fondata da Elisabetta Sgarbi, che pur di pubblicare ciò che ritengono imprescindibile non lesinano sforzi e pubblicazioni a trecentosessanta gradi: La Nave di Teseo stampa i bestseller di Coelho, Faletti e Musso, qualche libro di attori e cantanti, e poi nomi da preservare in barba al mercato. Esempi? Comisso, Makine, Jacobson, Muratori, Binet, italiani e non, di qualità, che mal si addicono alla fretta ma restano nel tempo e nel catalogo. Come questo “mattone” del catanese Patti, classe 1903, che chi ha a cuore la letteratura dovrebbe procurarsi.
Un’opera a lungo attesa
Da anni si attendeva l’impeccabile curatela dei coniugi (qui la loro intervista) Sarah Zappulla Muscarà, ordinario di Letteratura italiana a Catania, ed Enzo Zappulla, presidente dell’Istituto di Storia dello spettacolo siciliano, che firmano una prefazione densissima, inquadrando lo scrittore, i suoi libri e il suo tempo, e offrono un’opera con tanti inediti e minuziosi apparati. Mario Andreose, maestro di Elisabetta Sgarbi, aveva anticipato la nascita del volume otto anni fa. Frattanto lo stato maggiore di Bompiani ha dato vita a La Nave di Teseo, e questa mastodontica opera destinata ai Classici Bompiani appare nella collana Le Isole della giovane casa editrice.
Riscoprire la produzione narrativa
È tempo guadagnato quello trascorso col naso tra le pagine di questo libro enorme. Sarà prima di tutto l’occasione per scoprire o riscoprire la produzione narrativa di Patti, sottovalutata, non precoce (pubblicò il primo romanzo a 51 anni), finita nel cono d’ombra di altri autori, sebbene premiata con parecchie riduzioni cinematografiche, oscillante fra la campagna catanese e Roma, i luoghi della sua vita: tra i tic della svogliata e velleitaria borghesia, l’avversione per il fascismo (soggiornò tre mesi a Regina Coeli, probabilmente per non essere stato tenero con un’attrice, concubina di Pavolini), lo smodato eros dei suoi personaggi, la Sicilia non mitizzata e inquieta dell’adolescenza – elegia, non nostalgia – e una sottile linea funebre e onirica, anche nelle pagine più sensuali.
La chicca, gli scritti cinematografici
Spiccano poi, vasta chicca del tomo, le recensioni dei film (recensiti senza paraocchi ideologici, scrivendo di meteore e protagonisti, a cominciare da Fellini o dal regista debuttante de «I pugni in tasca», quel Marco Bellocchio ancora oggi protagonista) e le cronache dei festival, da Cannes, da Venezia, da Taormina. Il tono di Patti? Mordace, sornione, elegante.
(Questo articolo è stato pubblicato precedentemente sul Giornale di Sicilia)
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