“Le basi proprio della grammatica” di Manolo Trinci indica, senza patina accademica, la centralità di un uso corretto dell’italiano, e sistematizza un guazzabuglio di regole. Con passione, vignette e ironia l’autore chiarisce che la lingua è dinamica, si plasma su contesti, il più potente strumento a disposizione dell’uomo
«La grammatica è un diritto e un dovere», questo spiega Manolo Trinci nell’introduzione del suo Le basi proprio della grammatica (288 pagine, 14 euro), il manuale Bompiani che, senza patina accademica ma anzi con un’esplorazione vivace a attualissima della lingua viva, filtrata per lo più dai canali web, torna a indicare l’importanza e la centralità di un uso corretto dell’italiano.
Una guida fondamentale
Un’urgenza sempre più impellente: lo rileva una semplice immersione nel mondo dei commenti e post social, ma lo certifica, numeri alla mano, anche l’Invalsi 2019. Un terzo degli studenti di terza media ha difficoltà nella comprensione di un testo. Ci si potrebbe ingenuamente chiedere cosa abbia a che fare la grammatica con il senso del testo. La domanda individuerebbe un grande vuoto di orizzonte: la grammatica è infatti indispensabile per comunicare, per farsi capire dagli interlocutori, orali e scritti. Non a caso, tra le sue argomentazioni, Trinci ricorda che «senza rendercene conto viviamo immersi nella grammatica». Anche sui social. Soprattutto sui social, dove spesso vero e falso non sono ben distinti, dove si dialoga attraverso chat, senza contatto diretto. La grammatica resta, anche in queste circostanze, una guida fondamentale, la maglia di regole, vincoli e sensi percorribili che permette alla comunicazione di attraversare lo spazio, dandole forza, chiarezza, credibilità.
Ecco dunque la centralità del testo di Trinci, nato per sistematizzare un guazzabuglio di regole perse lungo il cammino, per dare ordine e, con questo, fare chiarezza, pulizia. Niente punizioni per chi sbaglia: il percorso di correzione è lungo, a volte nemmeno così sicuro. E niente pesantezze: si legge con il sorriso, accompagnati e coccolati anche in presenza dei dubbi più spinosi.
Una vignetta per riderci su
80 vignette che attraversano tutti i temi più spinosi dell’italiano corrente: accenti, ausiliari, articoli, apostrofi, concordanze, segni di interpunzione… È così che Trinci ha deciso di strutturare il suo manuale, la cui idea arriva, in un gustoso cortocircuito tipicamente social, proprio da una pagina Facebook, Gram-modi, a segnalazione che non tutto il mondo del web ha perso di vista le regole, e che talvolta, anzi, lo stile comunicativo è proprio la chiave per fare la differenza. Trinci non è uno studioso infatti ma un semplice appassionato di grammatica la cui attenzione verso la lingua è cresciuta e si è approfondita proprio attraverso i social network, il loro progressivo invasivo portare a galla errori, sciatterie, imprecisioni e disattenzioni. In un mondo fatto più che mai di parole, dove tutti hanno diritto di scrivere, e tutti leggiamo, chi più chi meno attentamente, la “selva” dei po’ accentati, delle doppie messe a caso e altre amenità imperversanti è stata la molla.
Ma come intervenire per riportare un po’ di ordine? Con le vignette, e con l’ironia, a giustificazione ulteriore del fatto che linguaggio e retorica sono “le basi, proprio”. Ogni vignetta del manuale restituisce così, con spirito e humor, una pillola di grammatica, tra regole, accenti, troncamenti, apostrofi e articoli. Dal disegno, che esemplifica una regola, si innesta un discorso logico e chiaro che esplicita quel che si può fare e quello che l’italiano vieta, evidenziando anche le diverse possibilità di contesto in contesto. Se, quindi, dai social Trinci trae spunto per il suo scopo, è allo stesso mondo dei social che si rivolge, con una formula attuale e brillante.
Puristi Vs grafomani disattenti
L’ironia non è solo necessaria ad ammorbidire le regole grammaticali, ma a segnalare che non c’è mai un giusto o sbagliato definitivo. La lingua è un’entità dinamica, si muove, si adatta, si plasma su contesti. Di questo Trinci è ben consapevole, tanto che nel suo manuale non si punta mai il dito contro chi sbaglia. Semplicemente, si spiega, si illustra, si offre uno strumento in più, nello spirito che ben esplicita il sottotitolo del manuale “come imparare a non preoccuparsi nello scrivere e ad amare la grammatica”. «Il mio intento era fare un passo oltre la risata bonaria o la derisione per indicare soprattutto ai coetanei che si possono sciogliere i dubbi grammaticali con leggerezza» scrive infatti l’autore.
Attenzione, precisione, riflessione: alcune regole sono paletti da rispettare ed entro le cui recinzioni stare, per il bene della propria comunicazione e della lingua, tutta; alcune espressioni sono fantasmi grammaticali il cui uso si è imposto per stratificazioni di errori; altre sono invece pieghe della lingua decontestualizzate e adattate all’uso comune, dove non fanno bella figura. Insomma: la grammatica è un mondo complesso, e in un universo altrettanto complesso che sempre più si assottiglia verso una superficialità piatta e disinteressata, il manuale di Trinci si pone una gustosa sfida, quella di rendere regole e principi complessi alla portata di tutti.
Elogio del dubbio, e dello stile
Non è dunque vietato sbagliare: la lingua è una superficie cangiante. Basta però tenere a mente che «il congiuntivo non contiene olio di palma, puoi usarlo tranquillamente». A questo sarà utile la grammatica-non grammatica di Trinci, non un manuale ma un alleato, in forma leggera ma rigorosa. È una sorta di esperimento: farsi strada nei linguaggi di tutti e di ogni giorno con contenuti utili, di qualità, che oltre a dare aiuti concreti spieghino proprio perché di quegli stessi contenuti ci sia oggi un grande bisogno.
Non sempre, infatti, come si preoccupa di chiarire l’autore in coda a ogni vignetta, la grammatica dà una risposta scelta e sicura. Si tratta di volta in volta di comprendere la situazione, il contesto, e saper scegliere la soluzione. Un’autonomia decisionale che può discendere solo da attenzione, sospetto e da una conoscenza dai margini sempre affinabili, disposta a nutrirsi di novità, a migliorarsi. Disposta ad aprirsi al dubbio, e a prendersi del tempo.
Soltanto dopo aver fatto pace con le temibili regole, che tali non solo, e dopo aver colto la centralità comunicativa della lingua, il lettore potrà appassionarsi a sua volta alle pieghe ricchissime dell’italiano, finendo per correre, consapevole e curioso, alle ultime pagine del volume, quelle che si aprono alle “questioni di stile” con utili consigli per scrivere mail formali, comunicare sul web tra impressioni soggettive e fonti attendibili, e che rimbalzano tra espressioni latine e inglesi ormai di uso quotidiano. Fino ai gustosissimi saluti finali, dove tra un giocoso approccio à la Bartezzaghi e una nozione presa in prestito dall’Accademia della Crusca, tornare a meravigliarsi dello sterminato campo di possibilità offerto dalla lingua, il più potente degli strumenti in mano all’uomo.
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