Nove delicatissimi racconti della scrittrice cinese che vive negli Stati Uniti. Prosa lineare e trasparente per personaggi dalla doppia essenza, tra Cina e mondo anglosassone. Una lettura con cui ci si addentra in un mondo a malapena conosciuto…
Ragazzo d’oro, ragazza di smeraldo (250 pagine, 17 euro) di Yiyun Li, il titolo prezioso deriva da un’espressione che si incontra leggendo, usuale in Cina, dove sono ambientati tutti i nove delicatissimi racconti che compongono questa raccolta, pubblicata in Italia da NN editore e tradotta da Eva Kampmann. L’espressione vuol essere la maniera più limpida per descrivere due giovani il giorno delle nozze, «ragazzo d’oro» e «ragazza di smeraldo», invidiabili per la loro bellezza ben assortita.
Lentezza e dignità
Se ci lasciamo condurre dalle parole, dalla prosa lineare e trasparente dell’autrice, scopriremo un universo di persone vecchie o giovani, sole o non del tutto, che si muovono nelle loro vite con la lentezza e l’ineffabile dignità che siamo abituati ad attribuire al mondo orientale, anche quando, o forse proprio quando, non comprendiamo sino in fondo le loro scelte.
Yiyun Li, che è cresciuta a Pechino, si è trasferita negli Stati Uniti, dove è diventata scrittrice. Il rapporto con il topos dell’emigrazione e con la letteratura inglese torna a più riprese nei suoi racconti, dando vita a personaggi dalla doppia essenza, con un piede in Cina ed uno nel mondo anglosassone.
Tornano la figura della professoressa – una sfinge, una millenaria saggia tartaruga -, quella della madre sola, vissuta come presenza cardine nell’esistenza di figli già adulti, spesso figli unici, di sesso maschile. Ed è ricorrente anche la figura della ragazza, della donna giovane, che vive all’ombra di qualcosa – una perdita, il desiderio di un figlio, l’aspirazione a un compagno.
Finissimi spostamenti psicologici
Quel che accomuna questi nove racconti, che si intitolano rispettivamente Ragazzo d’oro, ragazza di smeraldo, Un uomo come lui, Prigione, La proprietaria, Incendio domestico, Via Giardino, numero 3, Come un fiume, Ricordo e Gentilezza, è la commistione altamente virtuosistica tra le atmosfere rarefatte, trasognate, e l’esattezza dello scandaglio linguistico, uno strumento che proprio nella sua apparente austerità si rivela in grado di sondare finissimi spostamenti psicologici.
Passando da un racconto contemplativo, ad uno crudo, ad uno malinconicamente poetico, ad uno tutto giocato sull’azione, sino all’ultimo, spettacolare, in cui si condensano la bravura di Yiyun Li e la costruzione a tutto tondo di due personaggi che restano impressi, si ha l’impressione di addentrarsi sempre più in un mondo a malapena conosciuto, ove possano esistere espressioni come “distretto abitativo” o pratiche socialmente diffuse come dare in affitto, quando non in vendita, figli e figlie.
Il disciplinato controllo
Tutto trascolora e scorre, spesso governato da una specie di determinismo schiacciante, immotivato e inarrestabile, come nel reiterato rifiuto della protagonista, in Gentilezza, di aprirsi a un’amicizia femminile offerta a più riprese. La donna che la offre, la tenente Wei dell’Esercito Popolare di Liberazione, è il più bel personaggio della raccolta, e potrebbe tranquillamente fare la comparsa in un racconto di Conrad.
Forse, per avvicinarci ulteriormente alla scrittura e all’immaginario dell’autrice, al suo controllo che somiglia quasi a una disciplina, potremmo riportare questo stralcio, tratto dal racconto Incendio domestico: «Non era facile mantenere l’intimità con un altro essere umano tramite il solo contatto fisico, e per raggiungerla aveva bisogno di una concentrazione totale, per tenere l’anima fuori dalla portata delle fiamme grandi e piccole di tutte le passioni di questo infido mondo».
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