Torna Ben Jones, metà indiano metà ebreo, uomo dal cuore buono e dalla fedina penale sporca, già protagonista di “Diner nel deserto” di James Anderson, che con “Lullaby Road” continua la saga. Una babilonia di situazioni pennellate con tocco leggero e intenso lirismo. Difficile distogliere l’attenzione
Dopo Il diner nel deserto, James Anderson prosegue la trilogia con Lullaby Road (331 pagine, 18 euro), tradotto da Chiara Baffa e pubblicato da NN editore, ed è subito magia, a cominciare dalla copertina: impareggiabile. Trova un seguito questa avvincente saga nel deserto dove spadroneggia la figura massiccia di Ben Jones, camionista meticcio, metà indiano metà ebreo, un cristianone di un metro e novanta che gioca a fare il duro, ma che poi alla fine si rivela per quello che è, un uomo dal cuore buono e dalla fedina penale sporca. Come in pochi altri libri, qui l’ambiente riveste un ruolo cruciale.
Una formidabile sequenza di colpi di scena
È in questo deserto dello Utah, con i suoi freddi e i suoi caldi estremi, con quegli angoli sperduti dove i topi del deserto cercano di nascondersi, di farsi dimenticare, di rinascere a nuova vita, che va in scena una formidabile sequenza di colpi di scena, uno dietro l’altro, pum pum! Fischiano le pallottole, volano i cazzotti, qualcuno si fa male, qualcun’altro ci rimette le penne. Negli spazi aperti, leggendari e misteriosi intorno a Price o a Rockmuse si annidano segreti, si consumano vendette, si salvano amici. Ben entra ed esce da tante storie che nascono e muoiono lungo la 117. Ritornano vecchie conoscenze del passato: c’è John il Predicatore con le sue sigarette invisibili. C’è Walt e il suo carattere ruvido e spigoloso. C’è Andy, il poliziotto mormone con cui Ben suggellerà una forte amicizia. E c’è il ricordo di Claire, un amore finito tragicamente, che aleggia in molte pagine, come un fantasma.
Più serrato ma malinconico
I richiami alla precedente opera – Il diner del deserto – sono numerosi e in questo nuovo capitolo molte delle vicende trovano un epilogo. Rispetto al primo libro, però, il ritmo di Lullaby Road è più serrato, anche se malinconico in alcuni passaggi. Si parte da una bambina silenziosa e dal suo inseparabile cane per dare inizio a una babilonia di situazioni che Anderson sa pennellare con tocco leggero, regalandoci talvolta dei momenti di intenso lirismo dai quali è difficile distogliere l’attenzione. La strada sulla quale ci conduce è quella della Lullaby, della ninnananna: non sarà facile addormentarsi perchè la notte è lunga e tormentata, sebbene, in finale, il sole sorgerà di nuovo e ogni cosa apparirà per quella che veramente è.
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