Luca Guardabascio ha ambientato il suo romanzo “L’amico speciale” a Palermo, protagonisti dei ragazzi di periferia, vinti per cui tentare di sottrarsi alla sorte è una prova fatale: “Il capoluogo siciliano per me è casa. Il dialetto? Ho risciacquato i panni nell’Oreto”
Puoi essere speciale, anche se non sei geniale. Anzi, proprio perché non lo sei. È la “lezione” di Luca Guardabascio, regista e scrittore, che pubblica con la casa editrice Newton Compton la sua risposta a Elena Ferrante – chiunque si nasconda dietro questo fortunato pseudonimo – intitolandola, non a caso, L’amico speciale (320 pagine, 9,90 euro, 4,99 euro in ebook). In effetti, però, questo romanzo ha in comune con L’amica geniale il solo, poverissimo, contesto sociale nel quale gli autori scavano per dare forma scultorea ai loro personaggi.
“Il Cinese” e “Napulione”
Le ormai celebri Lila e Lenù si muovono tra i “bassi” di Napoli, ma la loro è una sofferta storia di riscatto e successo. Sia pure a metà. Carmelo “il Cinese” e Saro “Napulione” sono, invece, bambini della Tonnara di Palermo nel cui destino non è scritto neppure un attimo di illusorio incontro con la felicità. Fuggire, tentare di sottrarsi alla sorte, è una prova fatale. Perché loro sono vinti. E come i protagonisti del ciclo di Giovanni Verga sono dominati dall’oscuro, avvilente, «ideale dell’ostrica» che lo scrittore di Vizzini nella sua novella Fantasticheria descriveva così: «Allorquando uno di quei piccoli, o più debole, o più incauto, o più egoista degli altri, volle staccarsi dai suoi per vaghezza dell’ignoto, o per brama di meglio, o per curiosità di conoscere il mondo; il mondo, da pesce vorace com’è, se lo ingoiò, e i suoi più prossimi con lui».
L’angelo caduto dal cielo
Per i due figli della Tonnara non serve una quadrilogia. La tragedia si consuma in un libro. A darle un senso “speciale” nelle ultime pagine dell’opera è Carmelo che è un «angelo caduto dal cielo», affetto da sindrome di Down. Tra lui e Saro, una disperata solidarietà che nasce da valori ancora incontaminati e che li spinge, per necessità, lontano dallo «scoglio» del rione. Guardabascio, descrivendo lo zigzagare dei due ragazzini, racconta voci e luoghi, suoni, colori e volti di Palermo. Come se la Dublino di Joyce e del suo Ulisse avesse traslocato in Sicilia.
Irresistibile Palermo
Luca Guardabascio è campano, di Polla in provincia di Salerno. Ma per il suo libro ha scelto Palermo: «È una città che mi ha fatto venire veramente la sindrome di Stendhal, già la prima volta che ci sono stato. Era il 2000, avevo 24 anni e vi realizzai un documentario. Era un progetto di scambio culturale tra palermitani, palestinesi e molti popoli del Mediterraneo. Mi stupì subito la capacità di integrazione, ma anche il rapporto tra giovani e anziani. Una città cordiale e allo stesso tempo schiva, piena di contrasti. Passeggiando da un borgo a un altro, da un vicolo a un altro, ogni occasione era buona per fermarmi a riprendere e soprattutto a riflettere». «Sono tornato più volte a Palermo – aggiunge lo scrittore – e nel 2006 a piazza delle Galline (piazza Mormino, ndr) scoprii il quartiere dell’Arenella. Notai alcuni ragazzi giocare e da lì nacque l’idea di raccontare una storia di giovanissimi che dalla Tonnara fanno un viaggio in una Palermo per loro sconosciuta. Io parlavo con loro di Palermo e loro quasi non l’avevano mai vista. In tutti questi anni, ho lavorato al libro. Ho dovuto studiare il dialetto e sono andato più volte a sciacquare i panni nell’Oreto, il fiume sporchissimo della città. Così volevo rendere verista questa storia, con un approccio verghiano e alcuni personaggi alla Rosso Malpelo. Dal verismo, comunque, mi sono discostato per passare a un realismo magico. Ad ogni modo, di Palermo mi sono innamorato e ho cercato di studiarla per rendermene anch’io parte integrante. Ancora oggi ci torno e per me è casa».
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