Ne “La macchina del vento” di Wu Ming 1, ambientato nell’Italia del 1939, gli uomini al confino dell’isola di Ventotene – crocevia di mondi e di esperienze possibili – sono capaci di «vedere il futuro»
Includere nella stessa storia Sandro Pertini, Ettore Majorana, Poseidone, Ares e Atena e un cammeo di John Steinbeck sarebbe (anzi è) una impresa assai difficile. A meno di non fare parte di un collettivo di scrittori avezzi alle narrazioni ibride e possibili dal nome di Wu Ming (che festeggia anche il ventennale da Q, prima opera del progetto originario Luther Blisset). Questo è l’ultimo lavoro di uno dei componenti della band, ovvero Wu Ming 1, La macchina del vento (344 pagine, 18,50 euro), edito da Einaudi per la collana Stile Libero Big.
Al confino ma capaci di vedere il futuro
La vicenda del romanzo è ambientata nel 1939 a Ventotene, isola di vento e di confino fascista. Protagonista è Erminio, un giovane studente dell’università di Bologna alle prese con la tesi di laurea sui mari di Italia e i miti greci e adesso ridotto al confino. Erminio conosce i colleghi arrivati lì «a passare una vacanza». Divisi per appartenenza politica, trova anarchici, utopisti, socialisti, futuri partigiani. Isolati ma capaci di «vedere il futuro».
Custode di molti segreti
Trova anche Giacomo, fisico romano che ha conosciuto lo scomparso Ettore Majorana. Giacomo è custode di molti segreti ed è ossessionato dal tempo e dall’orologio della piazza di Ventotene. Le sue teorie influenzeranno il protagonista Erminio. E renderanno l’isola in cui è nato il manifesto dell’Europa Federalista, un crocevia di mondi e di esperienze possibili, in un gioco continuo, quello proposto da Wu Ming 1, tra “isola” e “continente”, presente e futuro, che porta a (ri)costruire l’idea di chi siano veramente «i prigionieri del loro tempo».
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