Una storia vera, che ha annientato famiglie e in cui probabilmente non sono servite le riabilitazioni giudiziarie. La racconta Pablo Trincia in “Veleno”. Il caso dei Diavoli della Bassa modenese svelato e risolto con un’indagine minuziosa e raccontata con uno stile essenziale
Ad un certo punto, leggendo Veleno. Una storia vera (296 pagine, 18,50 euro), edito da Einaudi, mi è venuto in mente José Saramago. Nessun paragone stilistico con un mostro sacro del calibro di Saramago, non me voglia il pur bravissimo Pablo Trincia. Mi è semplicemente venuto in mente il seguente passo de Il Vangelo secondo Gesù Cristo: «Questa faccenda del mentire e del dire la verità è una lunga storia, è meglio non azzardare giudizi morali assoluti perché, se daremo tempo al tempo, arriverà sempre il giorno in cui la verità diventerà menzogna e la menzogna si trasformerà in verità». Forse per qualcuno quel giorno è arrivato. La storia che Trincia ricostruisce, a distanza di vent’anni, non è una fiction: è una storia vera, come recita il sottotitolo. Una storia vera così assurda da superare i limiti dell’incredibile. «Niente di quello che è scritto in questo libro è stato in alcun modo romanzato dall’autore», si legge a chiusura del testo, giusto per sgomberare ulteriormente il campo da equivoci.
Rivelazioni atroci. Vere?
Siamo alla fine degli anni Novanta, in provincia di Modena, tra i paesi di Mirandola e Massa Finalese. È in questo lembo nebbioso dell’Emilia che nell’arco di poche settimane sedici bambini vengono strappati alle loro famiglie e trasferiti in località segrete e protette, lontano da genitori e parenti sospettati di far parte di una setta di pedofili satanici che avrebbe compiuto macabri rituali notturni nei cimiteri della zona. I giornali li bollano come i Diavoli della Bassa modenese. Si racconta di messe nere, presunti delitti, violenze di gruppo, stupri, bambini molestati, costretti a uccidere e a bere sangue di animali sacrificati. Una rete di mostri al cui vertice ci sarebbe un prete molto conosciuto da quelle parti. Sono gli stessi bambini a parlare, a raccontare agli inquirenti dettagli così raccapriccianti da far impallidire Dario Argento o Stephen King. Tutto nasce dalle rivelazioni di Dario, un bambino (problematico) figlio di una coppia indigente. E all’inizio sembra tutto vero. Sembra. Perché un bambino dovrebbe mentire, ci si chiede. Perché dovrebbe inventarsi storie così contorte e violente?
Scavare nelle domande
A pagarne le conseguenze saranno gli adulti tirati in ballo uno dopo l’altro. I sedici bambini saranno allontanati dalle loro famiglie e non vi faranno mai più ritorno. E in tribunale fioccheranno le condanne (in primo grado). Qualcosa però non quadra. Perché a parte i racconti dei bambini, non esistono testimonianze di adulti. È mai possibile che in uno spazio di pochi chilometri quadrati nessuno abbia mai visto o sentito nulla? Nessuno. Mai. Neppure chi abitava a poche decine di metri dai luoghi interessati? Cimiteri, fabbriche dismesse, complessi di case popolari. Tutti complici dei pedofili di stampo satanico? E se, invece, si fosse trattato di un falso ricordo collettivo? Se i bambini fossero stati indotti a certe confessioni? Se fossero state fatte valutazioni frettolose ed errate? Magari con uno scopo ben preciso?
Un’inchiesta da angolazione diversa
Pablo Trincia, avvalendosi della collaborazione di Alessia Rafanelli, ha rimesso assieme i pezzi, uno dopo l’altro. Col fiuto di un segugio, lavorando con pazienza e in maniera equilibrata, adottando un registro stilistico asciutto, tipico di chi non vuole aggiungere nulla ai fatti narrati. Si procurerà gli atti giudiziari dei processi, rileggerà le carte, ascolterà nastri per ore e ore, guarderà attentamente i video dell’epoca con gli interrogatori dei bambini, messi sotto torchio da psicologi e assistenti sociali. Intervisterà alcuni dei protagonisti della storia, chi li conosceva da vicino, chi aveva cercato di dar loro aiuto prima che scoppiasse lo scandalo. Toccherà le ferite con mano. Sentirà numerosi esperti che manifesteranno tutta la loro perplessità per come si sono svolte le cose, per i metodi adoperati da chi avrebbe dovuto tutelare soprattutto i bambini. Indagherà a 360 gradi, fino a illuminare la dolorosa vicenda da un’angolazione diversa. Molti degli accusati finiranno per essere assolti in appello, ma nel frattempo avranno perso tutto: famiglia, affetti, lavoro. Prima del libro, Pablo Trincia ha fatto di Veleno una audioserie di straordinario successo, pubblicata in podcast nel 2017 dal sito del quotidiano La Repubblica in sette puntate. Fare giustizia ormai non è più possibile. Interi nuclei famigliari sono andati distrutti. Ma forse, se per qualcuno di quei Diavoli della Bassa modenese è arrivato il giorno in cui «la verità diventa menzogna e la menzogna si trasforma in verità», un po’ del merito è anche di Pablo Trincia e del suo eccellente lavoro da documentarista.
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