Con “Trance. Autobiografia di un lettore” lo scrittore argentino Alan Pauls ha scritto un bocconcino ghiotto per i famelici e goderecci lettori che non disdegnino né una riflessone seriosa, né una genuina sghignazzata alle proprie spalle, generate ambedue dallo spiarsi nell’atto di consumare, irriducibili, la loro perversione
FEDELTÀ
Dopo cena tornai al
libro che stavo leggendo ero
arrivata a pagina cento-
quaranta ancora duecentoventi
pensavo quella
sera mentre a cena
parlavamo con una giovane
coppia della densa improbabile
vita del libro in cui mi ero accomodata
i personaggi ormai erano i miei compagni inquieti
li conoscevo sapevo che sarei potuta
rientrare in quelle vite senza alcuna perdita
tanto solidamente le abitavo ho scorso gli scaffali
alcuni libri così cari mi erano mancati
mi sono allungata per prenderli
in mano ho respirato due volte
pensavo all’accelerazione dei giorni
sì avrei potuto rientrarci ma…
No come potevo disertare tutta quell’altra vita
quei seminterrati di città
Abbandono Come potevo essermi permessa
di pensare a mezz’ora di distrazione
quando la vita aveva pagine o decenni da sfogliare
e tante cose stavano per accadere alle persone
che già conoscevo e quasi amavo (Grace Paley)
Capita a volte, passando casualmente davanti ad uno specchio, di indugiare sul nostro riflesso, come fosse quello di uno sconosciuto sul conto del quale l’incontro fortuito può svelare dettagli ancora ignoti. Quando la lettura diventa una passione totalizzante al punto che, non solo ci definiscono in base a essa gli amici, ma noi per primi ci etichettiamo con l’identificativo di lettore, accade pressappoco la stessa cosa con i libri. Succede cioè, che se nel bel mezzo di un romanzo compaiano, inaspettate, righe dedicate a questa figura, ci tuffiamo a capofitto con quel sentimento di curiosità descritto sopra. Così fu, ad esempio, con Panorama di Tommaso Pincio; le sorti del suo protagonista-lettore, Ottavio Tondi, data la completa immedesimazione, mi tennero con il fiato sospeso come di fronte al racconto della mia stessa vita.
Altre volte invece gli specchi ce li andiamo a cercare: abbiamo bisogno di un contatto visivo con noi stessi per rassicurarci che tutto sia in ordine.
Conferme per la nostra autostima?
Se un libro, addirittura nel sottotitolo, spudoratamente, si autoproclama Autobiografia di un lettore, allora non ci sono alternative se non quella di soggiacere impotenti al suo richiamo. La speranza è che le pagine ci rimandino, come fossero pozze d’acqua in cui Narciso trovava rassicurazioni della propria bellezza, conferme corroboranti per la nostra autostima. Ogni singola sfumatura della passione condivisa con il protagonista, sia essa vezzo o prassi, perfino inciampo, non solo smantella la tesi di chi ci reputa stravaganti, al limite dell’invasato, poiché prova l’esistenza di altri della nostra specie, in più ci inorgoglisce, anzi ci galvanizza, considerata la caratura di quel nostro doppio, che è un affermato scrittore.
Una superficie capace di rifletterci
Trance. Autobiografia di un lettore (136 pagine, 12 euro) è l’ultimo libro di Alan Pauls, uno dei più apprezzati autori argentini contemporanei (qui l’articolo sul suo Il passato). Lo ha pubblicato in Italia Sur, tradotto da Gina Maneri.
Diviso per voci che – come precisato – seguono l’ordine alfabetico del testo in lingua originale per rispettarne la logica interna, conta solo poco più di cento pagine eppure non è affatto uno specchiettino per le allodole. È una superficie bella ampia capace di rifletterci con estrema nitidezza mentre siamo nella «posa di lettore».
Pause meditative e sonore risate
Trance di Pauls può essere letto con diverse modalità. Ottimo come compagno di viaggio. Vi intratterrà quel paio d’ore, stravincendo in quando ad attrazione, sul paesaggio fuori dal finestrino, del quale scorre molto più agevole e veloce, tanto che, anche nel caso in cui sediate su un treno ad alta velocità, vi sembrerà che il tragitto non sia durato niente. Parimenti sarà partner egregio in una delle programmate sessioni di lettura domestica “«ve il tempo vostro primo. E di voi si spende la miglior parte». Là, al contrario, dilaterà le ore, quindi il piacere, inducendovi a continue pause meditative, parentesi di rilettura, interruzioni per sottolineare quanto vorreste mandare a memoria.
Vi regalerà, in ogni caso, sorrisi e sonore risate come capita le volte in cui ci cogliamo in un atteggiamento buffo.
Alan Pauls ha scritto un libro colto, acuto, vivace e sincero. Un bocconcino ghiotto per i famelici e goderecci lettori che non disdegnino né una riflessone seriosa, né una genuina sghignazzata alle proprie spalle, generate ambedue dallo spiarsi nell’atto di consumare, irriducibili, la loro perversione.
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