Figure femminili lontane da stereotipi e tradizione, alla ricerca di un’identità, sono al centro della letteratura della portoghese Dulce Maria Cardoso, protagonista di un nuovo appuntamento di Lusoteca. Nei racconti di “Sono tutte storie d’amore” la conferma che per l’autrice lusitana l’estetica non può sussistere svuotata dell’etica
Dulce Maria Cardoso è tra le più grandi scrittrici del panorama portoghese contemporaneo. La sua produzione ha svolto e continua a svolgere un contributo fondamentale nell’affermazione di una letteratura portoghese femminile, dove la figura della donna si distacca dall’immagine consacrata dalla letteratura precedente a predominanza maschile.
Sguardi rubati, solitudini, libri
Con una narrativa fortemente intimista, Dulce Maria Cardoso presente figure femminili che rifuggono dai ruoli tradizionali imposti dalla società. I personaggi dell’universo cartesiano esprimono l’angustia, il malessere e la frammentazione del mondo post-coloniale, alle prese con un senso di non appartenenza che rivela il filo conduttore di tuta l’opera di questa portentosa scrittrice: la sofferenza e la ricerca della propria identità.
Sono tutte storie d’amore (138 pagine, 15 euro), tradotto da Daniele Petruccioli e pubblicato da Voland, è una raccolta di racconti che analizza diverse forme di amore, di desiderio, di distruzione. Sono storie di sguardi rubati, di ossessioni che corrodono l’anima, di libri che salvano la vita, di ricordi camuffati da presente, di solitudini senza via d’uscita. Eppure, storie d’amore.
«Viviamo il presente alla ricerca di quanto abbiamo perso nel passato. Anche se non ce ne rendiamo conto. Forse per questo non riesco a smettere di percorrere i viali e le vie della città, le strade subito fuori. Pazientemente. So che anche il mio passato mi raggiungerà, travestito da presente».
Diffondere verità attraverso la finzione narrativa
A conferma dell’impegno etico di Dulce Maria Cardoso, per la quale l’estetica non può sussistere svuotata dell’etica, convinta che il modo più efficace per diffondere la verità è attraverso la finzione narrativa, il racconto Non dimenticare conduce il lettore, accompagnandolo passo dopo passo, all’interno dell’autobus che il 4 marzo 2001, poco dopo le 21, è coinvolto nel crollo del ponte Hintze Ribeiro. Il governo portoghese, a conoscenza delle condizioni precarie della struttura, non è intervenuto con un’opera di risanamento. Nessuno dei passeggeri è sopravvissuto all’incidente; e quando termina la risonanza mediatica della notizia, vuole suggerire l’autrice, non dobbiamo dimenticarci di ricordare. «Tu lettore, vieni qui, cammina con me sul ciglio della strada».
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