Lansdale negli States razzisti con i giovani Hap e Leonard

Due dei personaggi per eccellenza di Joe Lansdale tornano nei racconti di “Sangue e limonata”: tra incontri e pericoli la divertente e intelligente serie noir hard-boiled ai primordi di due figure complementari e indivisibili

Texas Orientale. Anni cinquanta e sessanta. Hap e Leonard rievocano quando erano piccoli, già facevano battute in ogni situazione. Hap Collins oggi è un attempato bianco di un metro e ottanta, pigro e orgoglioso, buon psicologo di uomini, esperto di Hapkido e arti marziali, vota democratico quando ci va, vive d’amore con la bella acuta rossa naturale, ex infermiera professionale Brett, con la ritrovata figlia Chance e con la cagnetta Buffy. Il suo fraterno amico Leonard Pine oggi è un grosso nero macho, magro ordinato pulito atletico, brizzolato ormai, si arrangia da Hap e Brett quando non convive con amanti maschi, elettore repubblicano se vota. Hap e Leonard sono proprio culo e camicia. Si conobbero quando avevano circa 17 anni, non si sono più lasciati.

Vecchie storie d’infanzia e adolescenza

Li abbiamo incontrati da investigatori avventurieri adulti, ben li abbiamo visti operare spesso insieme, ora sono in vena di ricordi. Quel giorno è tranquillo, leggiucchiano il quotidiano cittadino, per caso ripensano alla parabola del bastone, a come reagire quando qualcuno ti mena e opprime: Hap si era trasferito a Marvel Creek e, da ragazzino di campagna, pur dopo aver avvisato il preside, aveva presto avuto un problema a scuola con il bulletto che lo picchiava tutti i giorni. L’amato padre gli aveva consigliato di procurarsi un bel bastone e reagire, contro ignoranti e falliti è sbagliato fare i martiri, cattivi e malvagi vanno trattati diversamente dalle persone giuste e rette, aveva funzionato. Escono per andare al dojo ad allenarsi, esausti continuano a chiacchierare a luci spente, nella conversazione Hap si trova a ripercorrere vecchie storie della sua infanzia e della sua adolescenza, anche le prime che hanno vissuto insieme. Vanno avanti così quasi per un intero giorno, prima da soli, pure al caffè, poi a casa, quando le donne di Hap tornano e si incuriosiscono. Incontri e pericoli del vivere nella provincia americana razzista.

Racconti di un romanzo mosaico

Hap & Leonard. Sangue e limonata (205 pagine, 17 euro), tradotto da Luca Briasco, pubblicato da Einaudi, è un romanzo a mosaico sui primordi che arricchisce la divertente intelligente serie noir hard-boiled di Joe R. Lansdale. La successione degli eventi non è sempre regolare, né si incastrano uno nell’altro; in alcuni Hap non è il protagonista, in altri Leonard non è ancora comparso all’orizzonte, in un caso serve addirittura la terza persona. Sono quattordici episodi inframezzati da dialoghi contemporanei, narrati non in ordine cronologico, collocabili fra il 1959 e il 1968, ambientati in un’area di poche decine di chilometri intorno al fiume Sabine, in parte pure a La Borde (dove vivono ora).

La vita ha i lati buoni e quelli cattivi

Sono racconti, quando Hap inizia a parlare del passato è una narrazione a sé stante, breve e specifica. Il racconto più lungo, quello con Hap più giovane, è quasi in mezzo e dà il titolo generale alla racconta: uscendo dal cinema con la mamma, impiegata e pittrice part time, vedono un ragazzino nero che piange, lo fanno salire a bordo della vecchia Ford nera e sferragliante, sono anche loro poveri ma vige la segregazione e i neri stanno peggio. Lo nutrono e, in qualche modo, scoprono da chi riaccompagnarlo. Non vengono bene accolti, ritornano mogi ma la madre spiega ad Hap: «La vita ha i suoi lati buoni e i suoi lati cattivi. Ha la limonata e il sangue. E non puoi lasciare che il bene che abbiamo fatto, ossia la limonata, venga cancellato da qualcosa che è andato storto».

Due personalità imberbi e autonome

Hap e Leo sono apparsi come coppia vissuta in una decina di romanzi e qualche racconto (1990-2018) di Lansdale, sempre narrati in prima persona da Hap, e in una serie televisiva che l’autore considera bella, pur non essendo «la versione ufficiale». Costituiscono quasi due lati dello stesso personaggio e subiscono un invecchiamento rallentato. Qui, invece, sono due personalità imberbi e autonome, prima di e durante la sperimentazione della nuova amicizia, non sapendo a quale livello sarebbe giunto il loro legame. Hap fin dal liceo fu capace di vivere dimostrando di non essere razzista, a differenza del pur bravo padre meccanico tuttofare, coraggioso e fisicamente fortissimo. Leo aveva una precoce vocazione gay ed era molto legato allo zio. Insieme si stanno completando da decenni.

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