Vaccari e quell’attentato che inchioda morti e vivi

“Un marito”, il più recente romanzo di Michele Vaccari racconta una coppia e la sua fine dopo un tragico evento, la morte della moglie Patrizia, in piazza Duomo a Milano. Il marito Ferdinando diventa paranoico e disturbato tanto che nemmeno la ricostruzione psicanalitica lo aiuta. I risvolti, però, sono mitico-fantastici…

«Eccola spuntare,… Lo commuove ancora oggi sapere che l’ha scelto. Patrizia è la sua dose quotidiana di autostima … da trentadue anni  a questa parte … ripensamenti  non sono stati neanche immaginati, tradimenti mai espletati … Ha vissuto l’invecchiamento come una mutazione da temere, essendo uno dei pilastri del cambiare. Per combatterlo ha lottato a lungo…  Al termine della gioventù, il proprio carattere di innamorato inattaccabile è mutato. Il bisogno di avere altri orizzonti…» Dunque, direbbe Freud, che per la prima volta, dopo tanti anni, il protagonista Ferdinando di Un marito (235 pagine, 20 euro), romanzo di Michele Vaccari edito da Rizzoli, vuole abbandonare il principio di realtà e seguire quello del piacere, vivere, come ci dice il narratore, «nuovi orizzonti», lontano dall’inesorabile e puntuale lavoro insieme alla consorte, Patrizia, in rosticceria. Così programma nei dettagli un viaggio di tre giorni a Milano, lontano dalla serena, ma monotona quotidianità. E invece, appena arrivati a Milano… un attentato, in piazza Duomo, distrugge tutto, uccide anche la moglie e tutto cambia, mentre era convinto che mai nulla sarebbe cambiato nel loro rapporto, nel loro lavoro.

Una conclusione mitico-fantastica

Patrizia diceva: «… noi saremo gli stessi ovunque. Il mondo va per la sua strada, noi per la nostra». Invece il mondo, contrariamente ai suoi propositi, si ostina ad entrare nella loro vita e la distrugge. Ma è vero?  No, perché lei è sempre viva nella mente e nel cuore di Ferdinando che continua a cercarla, con un comportamento maniacale che anche la psichiatra stenta a domare. Ma forse ha ragione: Luce, personificata ed eterna compagna dell’umanità, accompagna una povera demente fuori da una casa di cura per condurla, intuisce il lettore, a Marassi, dove Luce, testimone di Sole, è solito sciogliersi «in granellini di ostie fiammeggianti, nevicando a bagliori sopra gli appartamenti acrobati all’imbocco di Genova est…» Una conclusione alogica, mitico-fantastica, intuitiva per il lettore e dalla quale il narratore sembra prendere adeguata distanza, grazie anche alla sua posizione eterodiegetica.

Condizionato dal passato

La concezione bergsoniana del tempo come durata, trova esemplificazione nell’agire di Ferdinando che di fatto lascia condizionare il suo agire presente dal passato che, dominante nella sua mente e nel cuore, lo condiziona costantemente al punto che diventa paranoico, disturbato mentalmente e tale condizione, che neanche la faticosa ricostruzione psicanalitica riesce a placare, lo induce alla non accettazione della drammatica realtà e alla folle ricerca che ne consegue.

Non tutto scorre

Così la voglia di cambiare anche se per poco, si scontrerà per sempre con la voglia e l’impegno di non cambiare nulla nella loro vita. Il caso, un oscuro caso ha fatto sì che tutto cambiasse: siamo di fronte a un brutto caso in cui l’eracliteo «panta rei» perde valore di verità, perché entrambi i coniugi restano segnati, inchiodati a quel tragico momento. Il romanzo si divide in tre parti con titoli in latino, quasi a sottolineare l’origine mitica del luogo e comunque idonei a caratterizzare la valenza semantica di ognuna di esse che a loro volta, si dividono in capitoli, anch’essi recanti titoli tematici. Fabula e intreccio, nel romanzo di Vaccari, solo in parte coincidono perché di fatto il momento dell’attentato è solo commentato dal narratore che pone con amarezza in evidenza il successo mediatico che ai superstiti ne sarebbe derivato e poi, solo in parte rivissuto dal protagonista in un flashback memoriale, indotto dalla psichiatra.

La circolarità della struttura

Infine appare opportuno rilevare la circolarità della struttura del romanzo di Vaccari non solo perché funge da preambolo un capitolo intitolato «Una moglie» e si conclude con un altro avente lo stesso titolo e ciò fa intuire al lettore la vera identità della smemorata Letizia, ma anche perché Luce, mitica dea, emblema di costanza e continuità, regna sovrana nella conclusione e nell’incipit della prima parte del romanzo, metafora di ritorno, di ripresa, di cammino insieme perché «se il mondo va per la sua strada», Ferdinando e Patrizia-Letizia continueranno ancora per la loro, anche se è impossibile che sia tutto come prima, perché ormai neanche loro sono oggi come allora.

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