Il volume della serie The Passenger dedicato al Portogallo è l’occasione, sulle pagine di Lusoteca, per una ricognizione di alcune delle voci più belle e significative della letteratura lusitana
Non potevamo non parlare qui su Lusoteca di questo bel volume (un libro-magazine) di Iperborea dedicato al Portogallo, ultima uscita della collana “The Passenger”, una scorpacciata di libri dedicata a chi è curioso del mondo.
Grande protagonista di questa raccolta di articoli, reportage e brevi saggi di scrittori, giornalisti ed esperti (portoghesi ma anche italiani) non è solo e soltanto il Portogallo ma a un livello molto più profondo è la portugalidade (portugalità): l’essere portoghesi oggi e ieri.
«Essere portoghesi è essere passeggeri. Essere portoghesi è essere di passaggio. Essere portoghesi oggi è essere multipli come Pessoa nella sua straordinarietà aveva anticipato».
Così il giornalista Nuno Artur Silva termina il suo articolo dedicato alle stagioni del Portogallo. Di quali stagioni parliamo? Di sicuro il Portogallo sta affrontando una stagione di eclatante mondanità. A fianco alle tappe fondamentali della storia del paese, riassunte graficamente in due facciate dai curatori del testo, Silva ci parla di stagioni artistico-letterarie e fornisce al lettore, proprio nelle prime pagine, una chiave di lettura molto interessante dei successivi interventi raccolti in questo volume: la scena artistica portoghese, dalla fine della dittatura (da quel memorabile 25 di aprile) fino ai giorni nostri, ha dimostrato il suo carattere eclettico, innovatore e polifonico nel suo intento di dar voce alle multiple identità culturali di un paese i cui confini hanno disegnato nuove mappe nel mondo per come lo conosciamo noi oggi.
Portogallo, Africa, Brasile sono vertici di un mondo culturale che oggi si amalgamano in un coro plurale di arte, musica, scrittura. In questa luce possono essere proposti i pezzi Lisbona-Africa, Suoni post-coloniali, Miracolo a Lisbona, A volte ritornano.
Non mancano articoli rivolti a un’analisi socio-politica del Portogallo contemporaneo come gli interventi dedicati agli incendi nelle foreste portoghesi, all’influenza del gruppo bancario Espírito Santo, alla caccia intensiva alle vongole che ha portato all’attenzione pubblica l’inquinamento del fiume Tago e, infine, una riflessione sulla politica della decriminalizzazione delle droghe.
È impensabile racchiudere un paese in un volume, ma dopo aver letto l’ultima pagina la sensazione che si prova è quantomeno il dubbio di avere tra le mani un pezzo di Portogallo.
Spunti letterari
Sono davvero moltissimi gli spunti letterari offerti da queste pagine, così tanti che ho deciso di offrire a chi ci segue altre proposte di lettura, rigorosamente in italiano questa volta, per chi è stato incuriosito da questa portugalidade e vorrebbe conoscerla un po’ più da vicino. Spero che l’innamoramento vi colga all’istante, come è successo a me, bando alle ciance e incominciamo con l’elenco delle proposte!
Letteratura dei retornados
Partiamo dalla letteratura dei cosiddetti retornandos, portoghesi emigrati dalle colonie (prevalentemente da Angola e Mozambico) a seguito dell’indipendenza delle colonie. Si tratta di una vera e propria evasione che ha coinvolto più di 500 mila portoghesi e se il termine retornados può trarre in inganno, lasciando intendere un ritorno alle terre d’origine, è proprio la produzione artistico-letteraria di queste generazioni a rivendicare la nascita nelle province d’oltremare e l’appartenenza a un mondo ormai svanito. Il volume cita l’opera prima di Dulce Maria Cardoso, Il ritorno (pubblicato da Indies, Voland/Feltrinelli), lei stessa una retornada emigrata in Portogallo nel 1975: il romanzo mette in luce il paradosso di un cambio di ruolo tra chi, da occupante colonialista, diventa un soggetto emarginato dalla società portoghese, rilegato in degrado e povertà. Per un approfondimento della tematica dei retornados, e in particolare di questo bel romanzo, consiglio la lettura di questo articolo di CaffèOrchidea:
Il testo consigliato da Lusoteca è La grassa di Isabela Figuereido (e l’altrettanto importante Quaderno di memorie coloniali, entrambi pubblicati in italiano da Edizioni dell’Urogallo) in cui è raccontata la storia di Maria Luísa, emigrata dal Mozambico all’età di 13 anni (il padre e la madre la raggiungeranno dieci anni dopo). Osannata dalla critica come una delle più influenti scrittrici portoghesi contemporanee, la Figuereido suddivide il suo racconto, chiaramente autobiografico, in capitoli che prendono il nome delle stanze della casa in cui abiterà insieme alla famiglia in Portogallo. La casa è la grande protagonista della storia, perché per un retornado, prendendo in prestito le parole dell’autrice, la casa è una costante ricerca.
«La scrittura dei retornados è una scrittura che è alla ricerca di un luogo. Da dove vengo? In realtà non importa molto, io vengo dalla mia casa» (Isabela Figuereido)
Altri titoli sul tema
Di fiumi anziani guerriglieri di José Luandino Vieira (Gruppo Albatros Il Filo);
Da qualche parte in Africa di Helder Macedo (Diabasis, considerato il primo romanzo di letteratura portoghese post-coloniale, un mix tra romanzo e diario);
Le navi di Antonio Lobo Antunes: “Le navi” (tradotto da Feltrinelli, offre alcune della pagine più importanti che siano state scritte sul tema, perché qui astutamente sono proprio i grandi eroi del passato portoghese, tra cui Camões, Pedro Álvares Cabral, Dom Sebastião, a fare ritorno in Portogallo, un ritorno di miseria, di angoscia e di abbandono).
Libri che testimoniano una presa di coscienza delle atrocità commesse nelle colonie da parte del regime dello Estado Novo e la brutalità della relazione tra coloni e colonizzati:
In culo al mondo di Antonio Lobo Antunes (tradotto da Feltrinelli)
Autopsia di un mare di rovine di João de Melo (Cavallo di Ferro, esaurito eppure basta cercare per trovare ancora delle copie).
Entrambi questi autori hanno vissuto la guerra coloniale in prima persona: il mostro della guerra è qui presentato senza filtri e censure in tutta la sua brutale violenza.
Altre atmosfere post-coloniali
Ventizinco (Edizioni dell’Urogallo, ci mostra i lati oscuri e sottaciuti dell’indipendenza nelle colonie) e Il dono del viandante e altri racconti di Mia Couto (Ibis, straordinario tentativo di recupero della lingua africana, riversata in neologismi che hanno cambiato per sempre il volto della lingua portoghese);
Ballata d’amore al vento (Edizioni dell’Urogallo, qui la recensione di Lusoteca); L’allegro canto della pernice (La Nuova Frontiera) di Paulina Chiziane;
La testa di Salomé di Ana Paula Tavares (Edizioni dell’Urogallo; nata in Angola, docente alla facoltà di lettere dell’Università di Lisbona, Ana Paula Tavares rappresenta oggi la letteratura africana prodotta dalle donne; questo libro è un esempio di “cronica”, genere di prosa portoghese a metà tra il racconto e l’articolo di giornale);
L’educazione sentimentale degli uccelli, Borges all’inferno e altri racconti (libri di prose brevi, entrambi Edizioni dell’Urogallo) e Teoria generale dell’oblio (Neri Pozza, racconta del coraggio di Ludovica che affronta in solitudine la guerra per l’indipendenza a Luanda, in Angola) di José Eduardo Agualusa
Per concludere, parlando di Portogallo e portugalidade, non posso non consigliare la lettura di The Passenger insieme all’indimenticabile La città di Ulisse (Edizioni dell’Urogallo) di Teolinda Gersão, una scrittrice impeccabile che secondo me è riuscita, più di tanti altri, a catturare l’anima di una città e a riversarla in parole: fatevi un regalo e gustatevi il vero Portogallo.
È possibile acquistare “Portogallo. The Passenger” in libreria o a questo link
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