Non un giallo, ma la vivisezione dei tormenti interiori di un giovane uomo, sorretta da una bella scrittura. Un’esistenza tormentata e fuori dagli schemi ricostruita da un cronista e dalle voci di chi l’ha conosciuto. Ecco cosa è “Tremante”, il più recente romanzo di Massimiliano Città
La struttura narrativa di Tremante (186 pagine, 18,50 euro) può ricordare quella de La mennulara di Simonetta Agnello Hornby, siciliana d’Inghilterra e di Non muore nessuno di Sergio Claudio Perroni, siciliano d’adozione. Anche Massimiliano Città è siciliano, nato a Cefalù, originario di Castelbuono, in provincia di Palermo, e, come nel caso dei libri di Agnello Hornby e Perroni, che però erano due esordi, anche lui nel suo ultimo romanzo pubblicato dalla casa editrice Castelvecchi, racconta, attraverso altre voci, la vita di un protagonista assente. Nel caso specifico, deceduto: un talentuoso musicista, Tommaso Tremante, ritrovato cadavere, per cause naturali, in un angolo di una provincia italiana, a Montepicozzo. Lui ha ventiquattro anni ed è il 1970.
Una musa, una famiglia disastrata
Non è un giallo, quello di Massimiliano Città. Un cronista, tale Attanzio Speriti del Collettino, si mette sulle tracce di Tremante, con una specie di inchiesta che consta delle testimonianze di chi ha conosciuto il musicista. Dà voce a chi l’ha conosciuto, anche poco, e riceve anche lettere in redazione che raccontano l’esistenza del morto. Un racconto a suo modo avvincente, sorretto da una bella scrittura, su un artista fuori dagli schemi (con una musa, Lara, con una famiglia d’origine disastrata alle spalle), schivo, solitario, triste, estraneo al mondo, specie a quello commerciale: non è a caccia di contratti discografici e si limita a suonare per strada o, al massimo, in qualche locale; viveva in stato d’indigenza e aveva qualche piccolo precedente.
Mescolanza estrema di stili
Fra dialoghi frammentari, testi di brani e una mescolanza estrema di stili e registri, il romanzo di Massimiliano Città procede come fra realtà e sogno, con un andamento apparentemente caotico. Questo tipo di assemblaggio narrativo in qualche modo fa il paio col travaglio personale di Tremante – che si ricostruisce gradualmente, anche attraverso episodi che preferirebbe scordare – con un suo lungo complesso monologo, e col travaglio delle altre figure che fanno capolino dalle pagine. Solo, autodistruttivo, psichedelico, Tremante è personaggio che può sedimentare tra i pensieri e Massimiliano Città un autore originale e funambolico, che avrà certamente in serbo per il futuro qualcosa di molto interessante.
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