“L’ambasciatore delle foreste” è un libro sulla vita di uomo, George Perkins Marsh, che si mescola simbioticamente a quella del suo autore, Paolo Ciampi. In una scoperta continua di luoghi e di valori, lungo lo scorrere della storia condivideranno “momenti” che vanno al di là dello spazio temporale che li divide
Cosa significa scrivere una biografia? Raccontare la vita di qualcuno, analizzarne i successi, le rivelazioni, date, nomi, luoghi, viaggi. Significa probabilmente azzerare il proprio punto di vista e lasciare scorrere la storia. Paolo Ciampi, con L’ambasciatore delle foreste (160 pagine, 14 euro) pubblicato da Arkadia, compie un percorso diverso, quasi opposto: elimina totalmente il confine tra sé e l’altro (George Perkins Marsh), abolisce la distanza tra scrittore e soggetto della biografia, per tracciare un racconto che vira al soggettivo. Ci sono fatti reali, date specifiche, nomi e luoghi che George ha percorso davvero. Ma tra le pieghe della narrazione, quella della vita di George, si insinua quella dell’autore, le sue paure, i suoi dubbi, il suo incespicare e ritrovarsi lungo tragitti inaspettati.
Due vite parallele, un’unica storia
All’ambientazione ottocentesca di George Perkins Marsh, si alterna piacevolmente un rimando all’oggi, al qui ed ora del suo autore: mentre scrive e perlustra la tastiera, il giornalista indaga il foglio bianco in certa di un input, una parola, un incipit. C’è qualcosa di straordinario nel percorrere due vie parallele, due vite che seppur distanti nello spazio ma soprattutto nel tempo, si incontrano in un libro per fondersi in un’unica storia, quella di Paolo Ciampi e George Perkins Marsh. La si può definire una vita piena, quella di George. Quante esperienze, quante sofferenze e incontri, quanto sapere e numerosi interessi. Lo sa bene l’autore del libro che per recuperarne la sua storia ha chiamato in aiuto altri autori, altre storie, solo per trovare l’appiglio giusto e poter scrivere con coscienza oltre che sapienza.
Un visionario che invocava prudenza
Chi era George Perkins Marsh? Primo ambasciatore in Italia degli Stati Uniti, nominato da Lincoln, vive nell’era di Garibaldi, nel secolo delle città e delle industrie, dell’ottimismo e del progresso. Nell’era in cui nulla faceva presagire il disastro ambientale che si vive oggi, George era un visionario, un profeta. E tutto nasce dalla sua curiosità, dal suo domandarsi quali cambiamenti l’uomo produrrà sulla natura: invocava prudenza quando ancora non c’erano motivi per dubitare.
«Non la natura che fa l’uomo, come si è sempre ritenuto, ma l’uomo che fa la natura. Fino a distruggerla, distruggendo anche se stesso». Non sono premeditati molti dei disastri di cui siamo responsabili – scrive Ciampi, riportando i pensieri di George – ma ciò ci rende meno responsabili?
Una voce che ci richiama alla precarietà del pianeta, che invita a mettere un freno a quello che ai suoi tempi non è ancora accaduto ma che accadrà presto, in un futuro (quello di George) che noi chiamiamo oggi.
Una presa di coscienza
«Cosa succede dove prima c’era la foresta e ora non c’è più? Come cambiano temperatura, umidità, precipitazioni? Che fine fanno le sorgenti?». Un uomo che si interessava di lingue dimenticate e grammatiche, un americano che si trasferisce in Italia e percorre le stesse strade fiorentine dell’autore, ad un certo punto inizia ad occuparsi di alberi. Da voce solitaria e isolata, il suo libro Man and Nature diventa simbolo di una presa di coscienza collettiva che si irradia fino a Paolo Ciampi: se prima i discorsi sulla natura lo annoiavano, adesso pensa a quanto ci sia di potente nel gesto di chi pianta un albero. Chi pianta gli alberi, riflette, non può che essere una bella persona. Di ciò che fa, scrive Ciampi, ne beneficerà la generazione successiva, «per questo piantare alberi è gesto che più di tutti contiene il tesoro del futuro (…), perché in questo modo restituisce senso al nostro passaggio sulla terra». La preoccupazione di George, sulla “capacità” di distruzione dell’uomo sulla natura, diventa una riflessione sull’oggi, in un tempo in si è costruito troppo, in cui la società cambia troppo velocemente anche la natura e in cui le sue armonie vengono violentemente turbate.
Non dimenticare di cercare risposte
In un gioco di identità, che testimonia l’enorme attenzione e passione che attraversa le pagine de L’ambasciatore delle foreste, candidato al premio Strega ma escluso dalla lista dei primi dodici, Paolo Ciampi si ritrova coinvolto, quasi percorso da un nuovo senso di responsabilità che, possibilmente, spera di lasciare in eredità al lettore: giusto per raccomandare di non dimenticare mai di cercare risposte nella terra, negli alberi e nelle foreste, tanto a cuore a George, e di domandarsi cosa possiamo fare noi per la natura, per le montagne e i boschi, «luoghi dell’anima da cui ripartire».
È possibile acquistare questo volume in libreria o a questo link https://bit.ly/2F81GlG
cara Verdiana, splendide queste tue riflessioni, Te ne sono davvero grato!
Paolo, grazie a te! Non mancherò di consigliare il tuo libro per seguire le orme di George. A presto.
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