Lettera a Pier Paolo Pasolini, poeta e regista, a proposito di un suo libricino, “Il fascismo degli antifascisti” tratto da “Scritti corsari”, del recente volume di Michela Murgia e del clima razzista e populista che c’è in Italia
Caro Pasolini ti scrivo,
avremmo dovuto saperlo già dai tempi del buon Giambattista Vico che con i Corsi e Ricorsi storici non si scherza. Che tutto torna anche se è già finito. Pensavamo che avremmo letto la parola fascismo solo sui libri di storia, associandola a una realtà lontana come è stato l’Impero bizantino; pensavamo che studiando il fascismo avremmo condannato l’ideologia, le azioni, le discriminazioni e tutti coloro che ne hanno fatto parte, uniti alle barbarie che questo termine aveva trascinato con sé, negli anni della Guerra. Pensavamo che il fascismo fosse un capitolo chiuso. Morto.
Esseri che sanno istupidirsi
Siamo però degli stupendi esseri che sanno ancora stupirsi e stupire, fino a istupidirsi. Sappiamo essere capaci di perseverare, nonostante la fine. E stiamo diventando bravi, in un certo qual modo, a riportare in vita cose, persone, idee, che erano già polvere di… polvere. Sì, perché noi, esseri stupendi, abbiamo permesso alla parola fascismo di saltare da pagina 1945 e trascinarla, morta, fino a pagina 2018 e 2019. E resuscitarla. Non ti sembra incredibile?
Lo abbiamo fatto senza ricorrere a macumbe, invocazioni, digiuni e penitenze senza, cioè, gridare al miracolo. E sai perché? Nessuno si è accorto di aver resuscitato un morto. Lo abbiamo fatto in modo così inconsapevole che il morto si è alzato e ha iniziato a vivere con noi. Ha vestiti alla moda, un cellulare, un tablet… insomma fa parte di questa generazione social, multitasking, 2.0 … Ehm… scusa caro Pier, dimmi se ti sfugge qualcosa. So bene che il linguaggio di oggi è un po’ cambiato da quando non ci sei più. Forse si è anche imbarbarito. Tu facevi il tifo per i dialetti e le culturE, quello splendido plurale che dava dignità e spessore. Culture diverse con uguale valore. Usavi il plurale che paradossalmente rendeva unica ogni regione di questa splendida Italia, e ogni italiano figlio di una terra speciale: per le tradizioni, il dialetto, i costumi, il cibo che rendevano unica quella terra. Eri un Sognatore!
Noi invece, caro Pier abbiamo reso l’Italiano una lingua – come dire – flessibile. Abbiamo allontanato i dialetti, abbiamo assorbito certi termini inglesi e americani, ci siamo adeguati alla globalizzazione e alla grande rete di internet, rendendo così la nostra lingua più… smart. Te la faccio breve: piatta o, per usare un termine a te caro, omologata (errori compresi). Anzi, a volte tendiamo a camuffare il nostro accento. La dizione ci aiuta a confondere l’interlocutore; abbiamo spremuto la nostra lingua così tanto da ridurla ad un codice decriptabile, alfanumerico e infantile, quasi rupestre direi, con faccine sorridenti e tristi, cuoricini e unicorni (sì, abbiamo resuscitato favolisticamente anche loro!), che fanno molto cool! E, in balia di queste innovazioni, senza dubbio l’abbiamo resa arida, priva di poesia. Certamente, non ti piacerebbe.
Tolta un po’ di polvere, il ritorno della parola fascismo
A ogni modo, dicevo, la parola fascismo è tornata; come noterai non abbiamo più, neppure, la necessità creativa di forgiare neologismi. Ci limitiamo, per così dire, a soffiare su vecchi lemmi morti, giusto per togliere un po’ di polvere…. (ho così tanto da dirti che divago). Dicevo: è tornata (la parola fascismo) come un boomerang, agghindata con vesti recriminatorie, uno charme singolare e avvelenato, impagliata come uno spaventapasseri o una vecchia signora impellicciata che urla di non essere mai morta. Qualcuno prova a negare il suo ritorno, altri si dichiarano orgogliosamente figli di quella Lupa, altri rimpiangono i tempi in cui Mussolini regnava, perché: Quando c’era Mussolini tutto funzionava meglio. (Riesci a crederlo possibile? A volte penso che esser morto non sia la cosa peggiore che ti sia capitata! Si leggono certe frasi da rimanerci secchi, ma non è il tuo caso. Con rispetto parlando).
Qualcuno dice che questo fascismo è frutto di allucinazioni, qualcun altro afferma che non è mai esistito (i soliti negazionisti!). La verità è che, nonostante i cori da stadio di chi si dichiara a favore o contro, abbiamo resuscitato il morto, caro Pier.
Nemici, mostri e capri espiatori
Siamo tornati a discutere intorno a questa parola. Siamo stati capaci di questo. Lo abbiamo fatto con la nostra rabbia. E il fatto è, caro Pier, che queste idee folli prendono piede in un modo talmente rapido da non capire quando, tutto questo, ha avuto inizio – di nuovo – e come si sia diffuso. Tutto questo rumore di nemici in agguato ci fa perdere continuamente il vero soggetto delle nostre frustrazioni. Abbiamo nemici e vediamo mostri ovunque ci voltiamo: sono loro gli intrusi, il nostro male. È colpa loro se non riusciamo a trovare lavoro, se il raccolto va male, o se non piove a luglio. Abbiamo i avversari da combattere che, di solito, parlano una lingua diversa dalla nostra, la pelle nera e arrivano con i barconi. Loro ci rubano il lavoro, vivono alle nostre spalle, sposano le nostre donne (non ti suona familiare?). Abbiamo capri espiatori. Abbiamo leader che, al grido Prima gli Italiani, ha radunato al suo seguito un coro di seguaci; abbiamo leader che giustificano ogni nostro atto vendicativo contro l’estraneo-non-italiano (lo stesso coro che un tempo se la prendeva con i siciliani, i terroni, all’epoca considerati non italiani. Voglio rassicurarti però: su questo fronte abbiamo avvistato qualche resistenza. Le offese ai terroni ci sono ancora, e la fantasia per insultare non manca mai!). L’’essenziale è avere sempre un avversario visibile e non semplicemente astratto. Ma abbiamo, in onor del vero, anche coloro che cercano di sconfiggere questo zombie, questo mutante, questo morto che cammina, questo fascismo. Abbiamo gli anti fascisti. Insomma, siamo provvisti di cura e malattia, il problema però è che alcune volte è difficile riuscire a distinguerli. A volte sembra che siano esattamente la stessa cosa. Come quando dicevi che: «Esiste oggi una forma di fascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà mai più […] Ecco perché buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno quello che viene chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia o finge di dar battaglia ad un fenomeno morto e sepolto».
Contro il Potere, elegantemente
Sai perché ti scrivo caro Pier? Siamo talmente a corto di idee, vere, reali, capaci di analizzare la società come facevi tu, che addirittura la casa editrice Garzanti ha sentito la necessità di ripubblicare un libricino a tuo nome Il fascismo degli antifascisti (96 pagine, 4,90 euro). Una raccolta di testi tratti dai tuoi Scritti corsari, tra i più significativi, relativi al fascismo e alle sue evoluzioni politiche e culturali che avevi scritto tra il settembre de 1962 e il febbraio 1975, tutte frasi ancora purtroppo attuali, anzi pare che da allora le cose si siano solo complicate ulteriormente. In quegli articoli e interviste, di cui sento il vuoto da parte della mia generazione, ti scagliavi contro il Potere e lo facevi con un’eleganza straordinaria. Sapevi argomentare le tue convinzioni e non avevi bisogno di trasformarti in un disperato, berciante, scaricatore di porto per far sentire la tua voce. Noi, invece, che di Pasolini non ne abbiamo più, quando esauriamo le offese, gli insulti, le minacce, le violenze, ci affidiamo alla satira. Ma anche in questo caso i problemi non mancano. Michela Murgia giornalista e scrittrice sarda, per esempio, in seguito a questo trionfale ritorno del morto che cammina, il fascismo, ha ideato un test chiamato “Fascistometro”, un questionario di 65 domande per capire quanto siamo fascisti. Il modulo si trova alla fine di Istruzioni per diventare fascisti (112 pagine, 12 euro), pubblicato da Einaudi, in cui tutti, per altro, dopo aver fatto il suddetto, ci ritroviamo ad essere segretamente leader e autoritari, ergo fascisti.
Sarò sincera: il libro l’ho letto e penso che rispecchi molto la realtà che ci circonda, fatta di pregiudizi, omofobie, etichette e slogan. Un pamphlet che analizza il nostro tempo in forma di provocazione mettendosi nei panni dell’italiano medio privo di idee che muta opinione tante volte quante ne muta la direzione del vento; il test del Fascistometro però non l’ho fatto. Mi sono rifiutata di cadere nell’horror della banalità, becera e umiliante. Tornando al concetto di satira di cui ti parlavo prima – come puoi notare – a furia di fare satira siamo diventati ridicoli. Io sembro ridicola che parlo con un morto che neppure cammina. Io sembro ridicola che ho sentito la necessità di rileggere le tue ultime interviste per ascoltare finalmente la voce di qualcuno che aveva capito cosa stava succedendo all’Italia dopo la Guerra. Ho sentito la necessità di leggere il libro e ascoltare la voce di qualcuno che prima di affermare pubblicamente il proprio pensiero si preoccupava dei suoi interlocutori, temeva che le parole venissero fraintese e per questo, qualche volte, preferiva tacere. Platone voleva che i filosofi facessero politica oppure che i politici studiassero filosofia, ma la verità è che niente è andato in quel modo.
Il successo non è niente – dicevi – Il successo è l’altra faccia della persecuzione. È sempre una cosa brutta per un uomo. Può esaltare in un primo momento, può dare delle piccole soddisfazioni e certe vanità, ma appena ottenuta si capisce che è una cosa brutta, per un uomo.
Caro Pier, sapessi cosa non si fa oggi per avere cinque minuti di gloria…
Credere a tutto e diffidare di tutti?
Ricordi l’intervista con Enzo Biagi? Lui credeva che in quell’occasione avrebbe avuto davanti a sé la voce del tuo pensiero sincero. «La televisione è un medium di massa. – hai risposto – E un medium di massa non può che mercificarci e alienarci (…). Io non posso dire tutto quello che voglio. Non posso dirlo perché sarei accusato di vilipendio al codice fascista italiano. In realtà non posso dire tutto. E poi, sinceramente di fronte l’ingenuità o la sprovvedutezza di certi ascoltatori io stesso non vorrei dire certe cose, quindi mi autocensuro».
L’autocensura caro Pier non esiste oggi, anzi le parole sono sempre incinte, come la madre dei cretini. Certe idee e voci, quelle che valgono meno di zero, si moltiplicano a dismisura. Basta puntare il dito contro qualcuno per trasformarlo in un nemico succhiasangue. In un mostro, a torto o a ragione. Basta un nulla per provocare l’odio contro qualcuno. Devo dirtelo, anche tu sei rimasto colpito durante questa baraonda di offese. E mi dispiace. Sapessi quanto odio, sapessi quanto rumore di tastiere!
Il fascismo di cui si parla oggi non ha camicie nere, benché qualche nostalgico le reclami, il fascismo oggi è questo: credere a tutto e diffidare di tutti. È questo vivere sospesi in una bolla fittizia di una realtà virtuale e precaria in cui i leoni sono formiche e gli zombie tornano a vivere, i politici si scattano foto con odio modellato a mo di sorriso, cinguettano per insultarsi con 280 caratteri, improvvisando un ruolo che non gli appartiene, e se c’è un problema ci svelano confidenzialmente contro chi dobbiamo prendercela per tornare a vivere nel nostro Paradiso (fiscale); se il nemico non riusciamo a braccarlo in tempo lo radiamo al suolo con una ruspa, oppure possiamo sempre tenere un’arma in casa per sparare a vista, perché se entri a casa mia senza il mio permesso sei morto. Le donne cercano protezione negli uomini perché sono loro il sesso debole e la loro natura le obbliga a essere madri, quello è il loro ruolo. I gay sono esseri contro natura e andrebbero annientati. L’unica famiglia che esiste è quella composta da madre, padre e figli. In tutto questo smanettamento internautico dalla illusoria parvenza di faticoso impegno sociale, siamo sempre rimasti seduti sul divano a sgolarci — senza volume — a costo Zero e fatica Zero. Andiamo avanti camminando sulle idee di qualcuno che una mattina si è svegliato pensandosi Maciste e in quell’euforia del momento è riuscito anche ad ottenere un discreto numero di seguaci. Perché in un deserto di idee, una che vale zero, non si arresta, si moltiplica infinite volte. Quindi caro Pier, oltre a riesumare morti, abbiamo sfidato anche la logica matematica. La moltiplicazione di zero, oggi, non da come risultato zero, ma un numero infinito. Crea proselitismo. Ed è spaventoso.