Protagonista della spedizione dei Mille, dimenticata dalla storia in quanto donna, abbandonata dal marito Francesco Crispi, è Rosalia Montmasson. Maria Attanasio la trasforma in un’eroina da romanzo ne “La ragazza di Marsiglia”, frutto di una lunga documentazione. Una storia che rende giustizia a una donna e, in generale, all’emancipazione e all’ingegno femminile
La ragazza di Marsiglia (400 pagine, 15 euro) di Maria Attanasio è un romanzo storico, diviso in sei parti. Questo sottogenere letterario dal suo affermarsi in Italia nell’Ottocento, grazie alla fortuna dei Promessi Sposi, non ha mai smesso di essere coltivato da tanti scrittori, ma nei contemporanei la storia non è più maestra di vita, non ha nulla da insegnare, infatti, se si vuole fare qualche esempio, per Eco (Il nome della rosa, L’isola del giorno prima) la storia diventa labirinto, per Vassalli (La Chimera) è espressione di un’insensatezza nichilista, per Malerba (Il fuoco greco, Le maschere) è lotta per il potere, per Maria Attanasio specchio d’iniquità e lo dimostra ampiamente nel suo romanzo, dove denunzia l’iniquità della storia nei confronti di Rosalia Montmasson, un ruolo di rilievo nell’impresa dei Mille, di cui tuttavia di non parla nessun libro di storia: dimenticata, inesistente, solo perché donna.
Prima amore, poi ostacolo
Il titolo del romanzo deriva dal luogo dell’ incontro di Rosalia con Francesco Crispi, infatti lei, lavandaia e stiratrice incontrò lui, esule dalla Sicilia borbonica a Marsiglia e ne condivise gl’ideali mazziniani, partecipò alle riunioni e alle rischiose azioni clandestine, alla garibaldina spedizione dei Mille. La condivisione ideologico-politica divenne anche sentimentale e tra i due nacque l’amore e il conseguente matrimonio, ma poi la svolta monarchico-savoiarda e la presenza di altre donne nella vita di Crispi fecero sì che Rosalia diventasse solo un ostacolo nella sua vita, di conseguenza si servì del suo potere di ministro per fare annullare con cavilli burocratici, il matrimonio.
Ricerche storiche e tono saggistico
Anche Maria Attanasio (qui la sua intervista) non ne aveva mai sospettato l’esistenza, fino a quando «in un pomeriggio di noia e depressi pensieri del 2010, navigando di sito in sito» non trovò nel quadrimestrale Lumie di Sicilia, notizia di «una targa commemorativa che, in occasione del bicentenario della nascita di Garibaldi, l’Associazione culturale Sicilia e Firenze aveva fatto collocare sulla facciata di un palazzo fiorentino di via Della Scala» (Appendici, Coincidenze,pag.347), dove Rosalia aveva abitato insieme al Crispi ai tempi di Firenze capitale.
«Fu amore a prima vista per le maschie virtù pubbliche e le gentili virtù domestiche di Rosalia Montmasson» (idem, pag. 349), sostiene la scrittrice, che da quel momento cominciò a fare serie ed approfondite ricerche sulla vita di quella donna che una storiografia iniqua e maschilista ha sempre taciuto, cancellandone la memoria e alla quale perciò ha voluto rendere giustizia con la composizione di questo romanzo. Però la volontà tutta femminile, l’ideologia femminista e la carica, si potrebbe dire, passionale di Maria Attanasio fanno sì che il romanzo soprattutto a partire dal IV capitolo della quinta parte, acquisti un tono più specificatamente saggistico.
L’ambiguità di Crispi
L’intervento del narratore eterodiegetico, come il modello manzoniano dimostra appieno, rientra nelle caratteristiche del genere, ma la nostra narratrice-autrice, lo accentua e non a caso, perché il suo essere donna e femminista la induce naturalmente a rendere più ampio, evidente, incisivo e pregnante il suo commento e ciò è totalmente condiviso, considerato che esso ha la funzione di rendere giustizia all’altra metà del cielo, abitualmente sottovalutato e sottomesso alla supremazia maschile. Sì, abitualmente, perché anche oggi i numerosi femminicidi evidenziano un’usurpata supremazia maschile che non accetta l’emancipazione della donna e l’emergere delle sue competenze e abilità, in una sana, democratica e cristiana considerazione dell’uguaglianza di tutto il genere umano. E non è un caso, soprattutto alla luce di quanto suddetto, che la figura di Francesco Crispi venga considerata ambigua e tornacontista, poiché i suoi comportamenti sono dettati in politica dalla smania di potere e nella vita privata da una sensualità non controllata né dal cuore, né dalla ragione.
Condivisione di ideali e valori
Le sei parti del romanzo e i capitoli in cui ciascuna di esse si suddivide, hanno un titolo e sono accompagnati da citazioni di autori o da frasi contenute nei capitoli stessi, che fungono da elementi-chiave per indurre il lettore a focalizzare il nucleo tematico degli stessi; seguono appendici, notizie e ragguagli in cui l’autrice-narratrice descrive il lungo e travagliato lavoro di ricognizione su personaggi ed eventi. Le esaustive descrizioni, i frequenti dialoghi, i numerosi flashback, attraverso i quali Rosalia propone con passione e convinzione le sue passate imprese e dai quali chiaramente emerge la focalizzazione interna a cui la narratrice-autrice è indotta dalla condivisione di ideali e valori, rendono gradevole la lettura e fanno sì che, a prescindere dalle personali convinzioni, si apprezzi comunque l’autentica passione patriottica che animò questa donna, ignorata dalla storia solo perché donna.
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Condivido pienamente il tuo pensiero qui, Francesca Luzzio.
Ottima proposta il romanzo storico/femminista di Maria Attanasio..