Un altro tassello del progetto Lusoteca. “Un bicchiere di rabbia” di Raduan Nassar mette in scena la dialettica e il rituale amoroso di un uomo e una donna, una sorta di opera teatrale dove lui e lei recitano i ruoli antagonisti di maschile e femminile
Raduan Nassar, brasiliano di origini libanesi, inizia a scrivere durante gli anni della dittatura. La pubblicazione del romanzo Lavoura arcaica e della novella Un bicchiere di rabbia (85 pagine, 10 euro, con postfazione di Matteo Nucci) lo consacrano come uno degli scrittori di maggior spessore nel panorama letterario brasiliano dopo Guimarães Rosa e Clarice Lispector.
Lite feroce e tensione erotica
Un bicchiere di rabbia, tradotto da Amina Di Munno per le edizioni Sur, racconta la vita di una coppia apparentemente stabile in cui un evento trascurabile e irrisorio, un buco in una siepe della piantagione ad opera di una specie tropicale di formiche, scatena una lite feroce dove la veemenza verbale si alterna a momenti di forte tensione erotica. Il gioco di silenzi e seduzione nell’incontro serale tra i due amanti, che li vede impegnati in un rituale amoroso di finzione, di possesso-allontanamento, è spazzato via dall’impeto d’ira che coglie il narratore maschile e a cui si abbandona, «perché la ragione non è mai fredda e spassionata» e anche le passioni hanno le proprie ragioni.
Il virtuosismo della scrittura
In 67 pagine effettive, suddivise in 7 capitoli, ognuno dei quali costituisce un’unica frase, brilla tutto il virtuosismo della scrittura di Raduan Nassar, ricchissima in termini e costruzione sintattica. L’autore mette in scena un’opera teatrale dove lui e lei recitano i ruoli antagonisti di maschile e femminile in un dibattito relativo a questioni politiche e sociali, a principi etico-morali che ruotano intorno al concetto di autorità e di ordine imposto. Nel finale riemerge la passione sessuale, che risale dal lato oscuro della violenza e increspa la superficie; e, come in altri altri testi di Nassar, l’immagine di un ritorno all’utero materno.
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