“La variante del cretino” di Sandro Bertoni ha tra i bersagli ha la politica, l’insegnamento, la psicanalisi e la religione, oltre a certa mollezza del popolo italico…
Lo sguardo lucido e tuttavia non cinico rispetto sulle varie forme di umanità e gli aspetti dell’esistenza contemporanea: questo è lo spirito che sottende a La variante del cretino. Aforismi per sorridere delle piccolezze umane (68 pagine, 9 euro), piccola raccolta di aforismi ad opera di Sandro Bertoni. Emiliano, nato nel 1965, insegnante di italiano e storia, per molto tempo in giro per le scuole italiane ed estere, Bertoni ha raccolto negli anni episodi, considerazioni che costituiscono la materia prima di questo suo libretto, pubblicato dalla mantovana Il Rio Edizioni.
Una vena comica amara
I temi su cui, a più riprese, l’autore posa il suo acume e la sua ironia riguardano la politica, la cultura, l’insegnamento, passando per la psicanalisi, la religione, la filosofia. Egli è capace di smontare con leggerezza i luoghi comuni, ad andare oltre il significato ormai sclerotizzato dall’uso delle parole, delle immagini, delle frasi fatte. La sua è una vena comica amara che ha tra i suoi bersagli preferiti la politica, ma anche i vizi e una certa mollezza nei comportamenti del popolo italico dei quali si legge, ad esempio: «Indigna più un giocatore che cambi squadra d’un politico che cambi partito. Questo popolo è unico: ha un approccio politico al calcio e un approccio agonistico alla politica» (p. 13). La storia maestra di vita gli dà occasione per una caustica considerazione sull’entrata in guerra di Mussolini al fianco dei nazisti, confidando in una guerra-lampo: «ma le lampo sono cose insidiose: […] si rischia di rimanere impigliati in modo molto doloroso. Soprattutto se si è un coglione» (p. 16). Touché.
Gli intellettuali e il loro ego
Avendo lungamente frequentato, per lavoro e per passione, autori, opere e critici, Bertoni non risparmia la sua scanzonata irriverenza a quella critica letteraria, autoreferenziale e narcisistica, che non è al servizio del libro, nel senso più nobile del termine, ma se ne serve solo per mettersi in luce e appagare il proprio ego. Un po’ come ebbe a dire Montale a proposito della figura dell’intellettuale, «convinto che l’arte sia fatta per essere compresa da lui». Ed è proprio questo l’atteggiamento che l’autore emiliano sbeffeggia, quello di colui che «sale sui libri degli altri per sembrare più alto» (p. 18).
Non mancano nella raccolta costruzioni di sillogismi folgoranti o di capovolgimenti di luoghi comuni («Eh signora, cosa vuole: si stava meglio quando si stava meglio», p. 38).
Nel solco di padri nobili
Bertoni si pone con La variante del cretino nel solco tracciato da Flaiano e Kraus, padri nobili e contemporanei del genere, per la sua intelligenza nel leggere e interpretare la società e i comportamenti: nello sfogliare le pagine ci si sente sfidati, a volte a disagio, come se un indice impertinente ne uscisse a puntare contro la superficialità di certe idées reçues, la vanità di certi atteggiamenti dei nostri tempi davanti ai quali, forse per pigrizia o forse per sedicente acquisita saggezza, ci si adagia «come se il sorriso del Buddha in meditazione originasse dall’aver trovato una postura confortevole» (p. 32).
Ci piacerebbe leggere altro di questo promettente autore – il quale ha già dato alle stampe anche un racconto, Il vecchio e lo specchio, pubblicato da Presentartsì nel 2010 –, magari nella forma del romanzo o di raccolta di racconti, dove, siamo sicuri, la delicatezza malinconica che si intravede già negli aforismi avrebbe più spazio ed esiti non prevedibili.