Un’esperienza fortissima a bordo della nave utilizzata dalle organizzazioni umanitarie per salvare i migranti è all’origine di “Salvezza”, fumetto d’autore, opera dei siciliani Rizzo e Bonaccorso. Un racconto di sofferenza e speranza, per non restare indifferenti
Proprio nel mese di novembre di un anno fa i fumettisti siciliani Marco Rizzo, sceneggiatore, e Lelio Bonaccorso, disegnatore (già autori di alcune opere legate a temi sociali come la mafia, l’ecologia o la stessa migrazione) sono saliti a bordo dell’Aquarius, la nave utilizzata dalle organizzazioni umanitarie di SOS Méditerranée e Medici senza frontiere per effettuare i soccorsi in mare tra le coste siciliane e quelle libiche.
Tra disperazione e gioia
I due autori sono rimasti sull’imbarcazione per tre settimane, durante le quali hanno provato cosa significa aiutare concretamente chi rischia di morire nella speranza di raggiungere un luogo di vita migliore, e dal racconto di questo viaggio, sia fisico che emotivo, è nato Salvezza (128 pagine, 16 euro), pubblicato da Feltrinelli Comics. Opera di grafic journalism, il libro offre un reportage a fumetti dei giorni passati a bordo, periodo intenso in cui, partecipando attivamente alle operazioni di salvataggio, Rizzo e Bonaccorso hanno documentato quei momenti carichi di emozioni tramite lo strumento delle immagini e delle parole. I due autori, infatti, hanno toccato con mano il carico di dolore e disperazione che i migranti portano con sé, e allo stesso tempo la gioia indescrivibile di avercela fatta, di aver raggiunto l’agognata salvezza, e con la loro opera hanno fatto dono di questa potente esperienza ai lettori.
L’urgenza del racconto
Ma nonostante sulla carta non sia possibile riportare pienamente ciò a cui si è assistito, il fumetto può puntare oltre che sulla forza della scrittura anche sull’impatto dei disegni, per cui a livello grafico sono stati utilizzati principalmente il bianco e il grigio per mettere ancora più in risalto la vivacità dell’unico colore presente: l’arancione, il colore del soccorso in mare, e non a caso dell’Aquarius. Quando il salvataggio si è concluso, però, alla felicità per essere finalmente al sicuro nei migranti si aggiunge la rabbia per ciò che hanno subito prima di imbarcarsi: la prigionia, gli stupri, le torture di chi cercava di ribellarsi o di chi non riusciva a trovare i soldi per pagare il viaggio. Ne deriva allora il bisogno di raccontare per Rizzo e Bonaccorso, affinché i lettori siano messi a conoscenza di quella che è una tratta di esseri umani.
«Cerchiamo solo la libertà»
L’opera di Rizzo e Bonaccorso accoglie questa urgenza sia dei salvati che dei salvatori, mostrando il lavoro all’interno delle navi che soccorrono i migranti in difficoltà e alternando pagine in cui tramite il supporto di dati ufficiali vengono brevemente spiegati i fenomeni migratori, ad altre nelle quali a parlare sono le storie dei migranti stessi, niente numeri, statistiche o politica, ma soltanto gli uomini con i loro racconti di sofferenza e speranza. Narrare diventa un modo per riacquistare quella dignità che hanno cercato di strappare via. Un aiuto, infatti, lo possono dare anche le storie, con il loro potere di creare empatia facendo conoscere l’esperienza di questi uomini, i quali alla domanda «Che cosa cercate in Europa? Lavoro? Parenti?» rispondo semplicemente «Freedom. Cerchiamo solo la libertà.»
Per tale ragione è opportuno chiudere con le parole di uno degli autori, che chiamato a dare una mano in un’operazione di salvataggio, dice: «Sinceramente… non lo so se questo è giornalismo. Non pensavo che saremmo stati così coinvolti. Ma quando ti chiedono aiuto in questa situazione, che cosa puoi fare? Mica si può restare a guardare…»