Un sorprendente romanzo di racconti, che si tengono bene assieme pur senza sequenza cronologica. Dettagli e personaggi non minori, una triangolo sentimentale e il senso di comunità: Camurri con “A misura d’uomo” fa centro raccontando di Fabbrico, nella provincia emiliana, il luogo che gli ha dato i natali
L’amico che, tempo fa, mi ha consigliato la lettura del primo romanzo di Roberto Camurri, mi ha anche detto però che l’Emilia in salsa statunitense l’aveva già “inventata” Ligabue. Luciano. Soprassediamo. Camurri ha scritto un romanzo di racconti (che potrebbero autonomamente vivere di vita propria) su temi eterni come l’amore e l’amicizia, innestandoli su un ambiente provinciale soffocante e stimolante; una storia con una specie di struttura circolare, che inizia e finisce al mare, realmente e simbolicamente, e potrebbe raccontare molti di noi, anche se non siamo nati a Fabbrico, o se non ci passeremo mai.
Frasi ruvide e dirette
Di contemporanea voglia di andar via e di restare si nutre il libro del trentaseienne Camurri A misura d’uomo (168 pagine, 16 euro), titolo delle edizioni NN. Soffoca eppure emoziona emoziona la terra d’origine, che scorre nelle vene di Davide, Valerio e Anela (di lei sono innamorati i due amici). In una storia così si entra subito dentro. Gioca un ruolo importante la struttura narrativa, ma anche le tante virgole presenti nel testo e una quasi totale assenza di dialoghi, o il fatto che molti siano ben mimetizzati nello scorrere delle frasi. Scelte precise, verrebbe da dire, che, con certe frasi ruvide e dirette, viscerali, contribuiscono a illuminare i misteri delle relazioni umane, dettagli di cose, persone e gesti, perfino un certo senso di comunità, incarnato dal bar della Bice, che non nega una sambuca all’occorrenza, e dai tanti personaggi (una coppia alla deriva, un ex partigiano, una donna alle prese con una lunga malattia, un cane, le ombre della follia e dell’alcolismo) che minori non sono, pur fuori dal cerchio magico di Davide, Valerio e Anela.
Un sapore dolceamaro, un groppo in gola
Non tutto è esplicitato, c’è tanto di non detto, perfino del silenzio, in questo esordio. Ed è una forza. A chi mi ha condotto alla lettura del romanzo di Camurri, non solo a lui in realtà, mi vien da dire che il tema cruciale di A misura d’uomo – più che il vuoto o la noia, o la normalità di un’esistenza in provincia – potrebbe essere la ferocia della vita, anche sotto forma di piccoli insignificanti gesti, che irrompe nella quotidianità, che complica i desideri più semplici, un evento che di volta in volta dissesta gli equilibri di giorni e stagioni sempre uguali, o forse solo apparentemente sempre uguali. E poi la malinconia. Non c’è sequenza cronologica nei racconti, ma alla fine non crea scompensi né confusione in chi legge, non si avverte. Si avverte solo un sapore dolceamaro sulla lingua, che per un po’ non va via, e qualche groppo in gola.