“Il tempo sospeso” è una raccolta di racconti brevi di Francesca Varagona, in cui le protagoniste provano a recuperare i pezzi importanti delle loro vite. Storie che hanno una loro circolarità ma possono essere letti benissimo in modo autonomo
Avrebbe potuto benissimo scegliere la strada certamente più agevole e consueta del romanzo, optando, perché no, per un’unica trama principale retta da tanti piccoli episodi, con mille rivoli lì a confluire verso un’unica meta finale.
E, invece, con la raccolta intitolata Il tempo sospeso (93 pagine, 15 euro), pubblicato da Terra marique edizioni, Francesca Varagona ha preferito cimentarsi, già al suo esordio, con i non sempre facili racconti brevi. Che pur legandosi tra loro – hanno una loro “circolarità”, avrebbe detto Sciascia – possono essere letti benissimo in modo del tutto autonomo, lasciando al lettore il piacevole compito di trovare i tanti rimandi che accomunano le varie storie create dall’autrice.
Quel grande palcoscenico che è la vita
In questo grande palcoscenico che è la vita, personaggi più o meno immaginari (a me, per esempio, piace molto il tizio che in un mercatino di provincia vende i libri usati a peso) calcano la scena per dare voce a vicende non tutte possibili, nelle quali il tempo – che per definizione scorre, ma che sempre più spesso sfugge – può talvolta rimanere sospeso.
Ed è in quel momento magico, quasi sempre irripetibile, che l’uomo e, soprattutto, la donna di Francesca Varagona si muovono, mai con apprensione, per recuperare – con i loro ricordi ma anche grazie ad improvvise ed inaspettate suggestioni – i pezzi importanti di una vita, dove amori che non hanno avuto modo di viversi si intrecciano con ferrei ideali oggi quasi del tutto annacquati e le uniche scelte possibili di un tempo appaiono oggi molto meno uniche.
Nessuna delusione e nemmeno rammarico
A dispetto delle premesse Il tempo sospeso non è, per fortuna, una rassegna intrisa di delusione, né, spiace per Wundt, un inno alla “eterogenesi dei fini”. Perché l’autrice non concede spazio alcuno al rammarico o al pentimento e sembra, viceversa, sempre particolarmente attratta dall’idea di offrire alle sue protagoniste (solo in un racconto, l’attore principale è un uomo) una ulteriore opportunità o, comunque, una tranquillizzante conferma, attingendo a piene mani da quel meraviglioso scrigno nel quale ciascuno di noi conserva sentimenti, sensazioni e persino luoghi e profumi. Da qui il finale.
Il mare siciliano chiude in bellezza
Oltre che dell’opera, Il tempo sospeso è, infatti, anche il titolo dell’ultimo racconto, ambientato in uno scenario mozzafiato, con il mare siciliano che rende l’aria salmastra e regala a chi lo visita un profumo così unico, da far venire a chi lo inala la voglia di portarlo via, con sé, in una valigia. Ed è in questo posto dove è necessario tornare ogni volta che si può, che Francesca Varagona si ferma per ritrovare, con il lettore, «un’emozione, un sapore, uno scatto, un moto dell’animo», almeno fino a quando tutto resterà, anche se per poco, sospeso e la vita, fuori, continuerà a correre all’impazzata verso non si sa davvero cosa.