Una canzone immortale di Bob Dylan per provare a dare una spiegazione a una delle più terribili domande, posta per di più da una figlia a un padre. Pubblichiamo uno dei racconti del volume collettivo “100. Memory”, pubblicato da Urban Apnea Edizioni: un viaggio nel tempo attraverso aneddoti, canzoni e dischi, che prova a restituire l’anima di una città, Palermo
Era il 1998 e lo spettro di una nuova guerra aleggiava sull’Europa. Non so dire se quindici anni sia l’età giusta per porsi domande sulla forza distruttiva dell’uomo, ma pulizia etnica era l’espressione che tutti i mass media utilizzavano per spiegare la situazione in Kosovo. Un’espressione dal significato sconosciuto; altre guerre, invece, le avevo studiate sui libri di scuola. Bellum era la parola che compariva con ossessione su tutti i testi di latino. Un bel giorno ho provato a capire perché gli uomini attraverso i secoli non hanno mai smesso di ricorrere alla guerra. – Papà, perché l’uomo sente l’esigenza e il bisogno di distruggere i suoi simili? – La prima domanda che aveva messo in difficoltà un uomo che fino a quel momento aveva avuto tutte le risposte e ora era in cerca di una spiegazione che non c’è, con il timore di deludermi.
Era primavera, nella veranda di casa un vento leggero accarezzava le perplessità che ormai sapevo essere non più soltanto mie, ma nostre. A un tratto sentii provenire dalla sua stanza le note di Blowin’ in the Wind di Bob Dylan, la poesia di una voce trasportata dal vento. Quanti uomini dovranno morire prima che l’umanità si renda conto che troppe persone sono morte? The answer, my friend, is blowin’ in the wind. Fu in quel momento che compresi il significato profondo dei versi di una poesia, di una canzone che avevo ascoltato infinite volte con mio padre. Alcune risposte soffiano nel vento, attraversano cieli, sorvolano fiumi, fanno giri immensi, ma non soddisfano i nostri interrogativi, perché sono passeggere come il vento che non possiamo controllare. La maniera migliore di rispondere a tutte queste domande, come ha detto una volta il cantautore, è porsele.