Pugno e la morte, attraversare coraggiosamente l’ignoto

“La metà di bosco”, il più recente libro di Laura Pugno, non è così distante dalle atmosfere del suo titolo più rappresentativo, “Sirene”. Il romanzo è realistico, ma declina in fantastico dopo un misterioso delitto. La risoluzione del giallo non è per nulla il fulcro di una storia che ha come protagonista Salvo, medico che cura i disturbi del sonno e fa fatica a dormire…

Salvo, in qualche modo, è parente di Samuel, fa i conti con la realtà e con l’immaginazione, immerso com’è in territori metafisici, che travalicano le isole greche in cui si muove nel corso di una vacanza. Samuel è il protagonista di quel formidabile romanzo breve, uno dei più rappresentativi d’inizio millennio, che è Sirene di Laura Pugno. Autrice che non teme temi audaci, che si spinge oltre confini rassicuranti, che prova a scompaginare il già scritto, il già letto. E che fa lo stesso anche con la sua ultima opera, concentrata e tesa come Sirene, ristampato la scorsa estate da Marsilio. La stessa casa editrice ha pubblicato il suo La metà di bosco (139 pagine, 16 euro) e ci sono parecchie ragioni per tenere d’occhio questo libro e immaginare che la sua vita sarà più lunga di molti dei tanti pubblicati oggi.

Curare i disturbi del sonno e non dormire

Pugno stavolta scrive di un medico insonne, il colmo, un paradosso per chi, come lui, lavora per alleviare i disturbi di chi non riesce a dormire. Finisce in Grecia, in isole remote – l’immaginaria Grecia in cui si muovono i protagonisti del romanzo vive una situazione anche peggiore di quella reale in cui governa Tsipras – Salvo ha bisogno di un periodo di ferie (separato dalla moglie Adele, prova l’incolmabile dolore per la lontananza della figlia Lili), non si regge in piedi e accetta l’invito di un amico, Kostas, quello di tornare in luoghi già frequentati ai tempi dell’infanzia e della gioventù. Gli fanno compagnia due fidanzati adolescenti Cora, romana, e Nikos (quest’ultimo nipote dell’amico) e Magdalini, madre di Nikos ed ex cognata di Kostas, incinta di un ricco tedesco, Hektor Neumann che vuol trasformare quella terra in un’attrazione turistica. Trascorre momenti piacevoli, torna a dormire più serenamente e a lungo, si crogiola dell’essere fuori dal mondo, i mezzi di comunicazione che ci condizionano la vita fanno cilecca. Ma fa anche una scoperta – fra realtà e immaginazione – che capovolge tutto. Dopo la morte violenta della bionda e diafana Cora, delitto che non scatena certo i meccanismi di un giallo.

Guarire, anche dalla morte

Tra passato e presente, tra sogno e mistero, tra buio e luce Salvo tocca con mano un luogo speciale. Fra gli altri c’è un isolotto, poco più di uno scoglio, metà secco e metà rigoglioso di verde e alberi, in cui chi non c’è più aiuta chi è rimasto, i morti – non fantasmi, anzi hanno una certa fisicità – danno una mano ai vivi, affinché si abituino alla perdita. La scomparsa è in qualche modo un ritorno, l’isola è una porta d’accesso per incontri impossibili (con Cora, per esempio), Salvo più che guarire dall’insonnia, in qualche modo può “guarire” dalla morte, attraversando coraggiosamente l’ignoto, fra concreto realismo e sovrumano onirico. Chi legge come se bevesse una tazza di camomilla lasci stare Laura Pugno. Per tutti gli altri, invece, c’è acqua che può dissetare…

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