Umorismo sardonico contro ipocrisie e cattiveria. Torna il protagonista di polizieschi che più inglesi non si può, senza disdegnare il mondo classico e intrecciandolo all’enigmistica. Ne “La morte mi è vicina” Colin Dexter si riaffida all’ispettore capo E. Morse che – tra eserghi fantastici, pinte e sensibilità al fascino femminile – trova la soluzione all’ennesimo mistero
La coppia Morse-Lewis è appena tornata in libreria perché Sellerio ha pubblicato La morte mi è vicina (456 pagine, 15 euro) di Colin Dexter, con la traduzione di Luisa Nera. Dexter, scomparso lo scorso anno, ha conosciuto in vita un enorme successo, grazie anche alla fortunata trasposizione televisiva dei suoi gialli, trasmessa in Inghilterra – e non soltanto lì – per diversi anni.
Greco antico, enigmistica ed eserghi strepitosi
Spassoso, tagliente, sardonico e sempre molto divertente, il docente di greco e grande esperto di enigmistica Dexter ha avuto il doppio merito di creare un’inedita figura di detective e di avere inserito nel classico schema del “giallo” inglese (che più inglese non si può) preziosi ed efficaci rimandi alla lingua di Aristotele e al mondo classico in generale, così come a quello dei rebus e delle parole crociate. Qui, per esempio, affida ad un prete il compito di massacrare in modo definitivo, a colpi di esametro, un “trombone”, presunto esperto, pensate un po’, di aoristo congiuntivo e dedica in modo del tutto coerente uno dei suoi strepitosi eserghi – lo ritengo, in questo campo, l’indiscusso numero uno al mondo – addirittura alla consecutio temporum latina.
Wagner, cruciverba e birra real ale
L’anfitrione degli episodi firmati da Dexter è l’ispettore capo E. Morse (il suo nome di battesimo venne tenuto gelosamente nascosto dallo scrittore per molto tempo e rivelato proprio in questo episodio, uscito nel ’96 in Inghilterra con il titolo Death is now my neighbour), un suddito di Sua Maestà che ama Wagner, i cruciverba, molte delle esponenti dell’altro sesso che gli capitano a tiro e (per la disperazione dei medici) la birra, rigorosamente real ale. Oltre a disprezzare tutto quello che non è stato scritto dal musicista di Lipsia, Morse risolve in tempi record i giochi più complicati, flirta seppur con eleganza persino con le infermiere dell’ospedale e naturalmente beve senza badare molto all’orario. Qui, per esempio, ammette candidamente di avere bevuto una quantità di alcol «che potrebbe bastarmi fino al giorno del giudizio». E, infatti, le pinte dell’amata bevanda, (molte delle quali scroccate al fido sergente Lewis per una momentanea mancanza di monete o banconote di piccolo taglio), si susseguono di solito come le pietre miliari di una strada impervia e piena di insidie, coperta con un’approssimazione tale da fare apparire la soluzione del caso come una vera e propria mission impossible.
Prima le spara davvero grosse, poi risolve il caso
Morse è davvero unico perché ama iniziare ogni sua indagine sparando teorie e ipotesi talmente strampalate da far venire il voltastomaco al suo più diretto collaboratore e le vertigini a tutti quelli che hanno la (s)fortuna di girargli attorno. È fatto così, Morse, e non sembra abbia alcuna voglia di cambiare. Perché dovrebbe, poi, visto che la larga rosata lasciata dalle sue “uscite” gli servono per passare al setaccio ogni idea, ogni sospetto, ogni intuizione e giungere, poi, all’individuazione del colpevole? «Quasi sempre la mente di Morse raggiungeva l’apice della creatività quando una delle sue ipotesi astruse e improvvisate veniva rasa al suolo», spiega Dexter al lettore attonito. Perché è quando sembra aver toccato il fondo, che il colpo di reni del fuoriclasse fa gonfiare la rete ed il caso viene risolto, tra parole che si vanno magicamente a ricollegare tra loro, numeri civici che di colpo offrono una sequenza illuminante e, naturalmente, parole crociate che sembrano essere messe lì a beneficio della verità.
Oxford e la (povera) società che conta
Anche ne La morte mi è vicina questo modo di operare viene restituito intatto al lettore che, saltellando da un esergo all’altro, accompagnerà Morse e Lewis lungo le vie di Oxford, alla ricerca del colpevole. E se la necessaria attività investigativa imporrà incontri frequenti e talvolta ripetuti con molti degli esponenti della società che conta, vorrà dire che Dexter ne approfitterà ancora una volta per sfoderare il suo efficacissimo umorismo e mettere a nudo le ipocrisie, gli egoismi e la bieca cattiveria di persone che hanno come unico obiettivo la propria affermazione. Persone che ebbre dei loro successi pretendono di saper fare, sempre, la cosa giusta al momento giusto, ma che non hanno fatto i conti con E.Morse, l’antidivo che scoprirà i loro fatali errori.
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