Pachico, la campana di vetro e la guerra ai narcos

Cresciuta in Colombia, l’autrice de “Le più fortunate” scrive in inglese. Racconta la guerra del governo di Bogotà ai trafficanti di droga, che il più delle volte hanno il volto rispettabile di diplomatici, politici, imprenditori. Padri le cui colpe ricadranno spesso sulle figlie, allevate nel lusso

La upper class colombiana? Un’elite cosmopolita di colletti bianchi schizzati di molto fango. Con famiglie che hanno a disposizione guardie del corpo, autisti, camerieri, dalla vita apparentemente scintillante, ma sotto il velo di ipocrisia e di apparente serenità ci sono verità sgradevoli e pericolose. E anche chi sente lontana l’eco delle violenze, chi è più che benestante e sembra vivere in un’altra dimensione, deve farci suo malgrado i conti. Inevitabilmente Gabriel Garcia Marquez è molto lontano, Gamboa e Vazquez più vicini, ma nemmeno tanto, nemmeno per ragioni anagrafiche. Julianne Pachico, nata in Inghilterra ma cresciuta in Colombia, approda in Italia con un libro in cui a una felice mano stilistica affianca la storia di una guerra, quella del governo colombiano contro i narcos nell’arco di una ventina d’anni, a partire dal 1993.

Un mosaico di racconti

Le più fortunate (250 pagine, 17,50 euro) di Julianne Pachico è una delle ultime scoperte della casa editrice Sur, che pubblica il volume nella traduzione dall’inglese di Teresa Ciuffoletti: è un mosaico di racconti, più che un romanzo, ci sono punti di vista diversi (prima, seconda, terza persona; a un certo punto anche un coniglio); ogni storia, sono undici in totale, sa essere autonoma eppure dialoga con tutte le altre, ambientate principalmente in Colombia, ma non solo. Per lo più le protagoniste sono le ragazze, poi giovani donne, senza problemi economici, con radici comuni, una scuola materna internazionale, e con genitori che sono uomini d’affari, dirigenti di compagnie petrolifere, eleganti diplomatici, politici, nella maggior parte dei casi, dunque, delinquenti del comparto droga, con un’apparenza “rispettabile”, in un contesto storico e sociale ben preciso. Alla lunga la campana di vetro in cui sono cresciute, e che ha permesso loro di vivere come qualunque teenager del mondo cosiddetto occidentale, si incrina. E si capisce che la loro fortuna è abbastanza… relativa.

Sguardo asettico? No, coinvolgimento

C’è tanto non detto nelle storie di Pachico. E ci sono attentati e sequestri, gruppi di rivoluzionari e scorte di cocaina tenute in garage, conigli che mangiano foglie di coca, donne di servizio evocate in modo magistrale, un professore rapito da guerriglieri che in qualche modo si ostina a insegnare. Lo sguardo cerca d’essere analitico, ma il coinvolgimento affiora, non è una narrazione asettica. Specie quando c’è chi finisce per pagare le colpe dei padri. Pachico apre un nuovo sentiero, seguire i suoi passi e leggere cosa avrà da scrivere, anche in futuro, non è un’idea malvagia.

È possibile acquistare questo volume in libreria o a questo link https://goo.gl/QNf3SZ

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