Un’artista mancata, la quasi quarantenne Andrea Bern, si prende la scena in “Da grande”, romanzo di Jami Attenberg. Ha una famiglia disastrata alle spalle, una vita sentimentale molto altalenante, non intende sposarsi, né avere figli. Ma non riesce a trovare un posto nel mondo, per farlo deve passare attraverso un dolore immenso…
C’è l’America neyworchese. C’è un’introspezione fenomenale, accentuata dalla scelta di una narrazione in prima persona. C’è una donna vincente, indipendente, che però (quando i quarant’anni si avvicinano) non sembra ancora aver trovato un posto nel mondo, è in analisi, lavora essenzialmente per pagarsi l’affitto e non s’è realizzata come sognava. C’è il suo essere single, non avere figli e non avere chissà quali rapporti con la disastrata famiglia d’origine. E c’è una penna, quella di Jami Attenberg, che Giuntina ha fatto conoscere in Italia con I Middlestein, ha rinsaldato nelle menti dei lettori con Santa Mazie, e adesso vuole lasciare per sempre nei loro cuori con le vicende di Andrea Bern, la donna protagonista di Da grande (160 pagine, 15 euro).
Una donna contro certe convenzioni
La traduzione di questo nuovo romanzo di Jami Attenberg (che dovrebbe diventare un film) si deve a Viola Di Grado, ovvero a una delle scrittrici italiane il cui talento è inversamente proporzionale all’età. Una traduzione d’autore che aiuta la prosa vivacissima di Attenberg a venir fuori in tutta la sua forza. Come nei precedenti romanzi c’è al centro della scena una figura femminile speciale, fuori dagli schemi: non ama il proprio lavoro (nella grafica pubblicitaria, studiava alla scuola d’arte di Chicago, sognava un altro futuro, continua ogni giorno a disegnare), non disdegna fumo e alcol, dondola sull’altalena dell’instabilità a caccia della propria identità, fra scelte di vita improntate soprattutto al rifiuto di certi passaggi convenzionali e “obbligati”, come il matrimonio o i figli. In linea di massima preferisce urlare a squarciagola quando fa sesso e raccontarsi qualche bugia.
Un passato disastrato e un dolore nel presente
Su ricordi che si affastellano confusamente, su paure, ironie e manie si reggono i capitoli di Da grande. È tutto molto tenero e crudele, Attenberg racconta come pochi i fallimenti e i sensi di inadeguatezza dei quarantenni, la loro solitudine, la sete di sentimenti e amore. Andrea Bern – che, non si fa fatica a intuire, è ebrea – lotta col passato e col presente: un padre, amatissimo, musicista morto di overdose, una madre dedita agli amanti, una nipotina, figlia del fratello David, gravemente malata. Commuove, diverte, indispone, l’andamento esistenziale di Andrea. I lettori, però, a un certo punto, sanno riconciliarsi con questa protagonista. Nel bel finale, sobrio, preciso, semplice, tutto torna. Passando attraverso un dolore, Andrea capirà cosa vuol fare della sua vita.
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