Campionessa della narrativa popolare, la nobile ungherese divenne nota per un ciclo di romanzi d’appendice. Torna in libreria il primo della serie, “La primula rossa”. Vecchio di oltre un secolo, appassiona i lettori con intrighi e colpi di scena; protagonista un nobile inglese che mette in salvo gli aristocratici francesi che rischiano la ghigliottina dopo la rivoluzione
Manichea, reazionaria, intrigante, divertente. La storia raccontata dalla baronessa Emma Orczy in una proverbiale serie di una dozzina di romanzi (uno ancora inedito in Italia) è tutto questo, e si avvale di moduli narrativi e congegni degni della migliore narrativa popolare, quella capace di tenere sempre viva l’attenzione del lettore. Più che antesignano delle spy story, il ciclo dell’ungherese Orczy sembra pienamente in linea con la tradizione del romanzo d’appendice: non è un caso che in Italia, inizialmente, fu in parte pubblicato agli inizi del secolo scorso sul Corriere della Sera, e poi mandato in libreria da case editrici come Sonzogno e Salani.
La missione di un vanesio dandy
L’editore Fazi (che ha costruito una fortuna sulle riscoperte, rilanciando testi di successo o di qualità, persi nelle nebbie del mondo editoriale che fu) punta forte su La primula rossa (307 pagine, 13 euro), primo titolo della serie (con nuova e scintillante traduzione di Daniela Paladini), datato 1905, che si regge sulla bellezza dell’incantevole Margherita Blakeney e sulle intelligenti intuizioni di suo marito, il nobile Percy Blakeney; quest’ultimo si nasconde dietro una vacua apparenza, passa per essere un vanesio dandy, un po’ ottuso e stupido, dedito più al vestiario che ad altro, ma è in realtà la mente di operazioni di spionaggio, che hanno un solo obiettivo: risparmiare agli aristocratici francesi il destino della ghigliottina, azionata con nonchalance dai rivoluzionari, salvarli con travestimenti ed espedienti dei più improbabili. Percy Blackeny, oppositore del Terzo e del Quarto Stato, sa come fare smaterializzare nobili e come sparire lui stesso, imprendibile: sembra un innocuo Clark Kent, che poi diventa Superman. Emma Orczy (1865-1947) era una rappresentante della nobiltà ungherese costretta ad abbandonare il proprio paese in seguito a una violenta rivolta di braccianti agricoli e a riparare dapprima in Francia e poi in Inghilterra. Facile capire come si identificasse in chi, alla fine del Settecento, era stato perseguitato e punito dai giacobini.
Il canto controrivoluzionario
È il 1792, la storia ha fatto il suo corso, il Terrore impazza, Robespierre miete vittime, senza guardare in faccia nessuno, soprattutto quanti hanno sangue blu. Orczy contrappone in modo netto gli attori della scena. I rivoluzionari francesi sono rappresentati come invasati sanguinari ed eccitati. I nobili inglesi, sostenitori dell’Ancien Régime, emanano stile, coraggio e simpatia. I romanzi di Orczy non sono stati i primi schierati contro la Rivoluzione francese (tracce di rancore e antipatia si rintracciano in autori anche in libri di più celebri autori, da Trollope ad Anatole France, passando per certi titoli di Dickens e Balzac), ma di certo sono stati quelli di più vasto successo. Il canto controrivoluzionario dell’esule magiara consiste nelle imprese di un misterioso nobile britannico, abile spadaccino, appunta la Primula Rossa (che lascia dietro di sé una traccia scarlatta e su cui pende una taglia di cinquemila franchi) che, spalleggiato da alcuni cavalieri, rovina i piani dell’astuto funzionario Chauvelin, intento a mandare nobili alla ghigliottina e a scoprire l’identità nascosta di chi concede una via di fuga a rappresentanti ed eredi dell’aristocrazia francese.
Intrattenimento garantito
Il dinamismo della trama, il ribollire delle passioni, il susseguirsi di peripezie e intrighi, tra Inghilterra e Francia sono sinonimo di lettura piacevole e godibile. Lo sguardo manicheo, che separa nettamente buoni (cioè i deboli, gli aristocratici) e cattivi (questi ultimi ovviamente sono i rivoluzionari descritti come selvaggi e sanguinari, animati da odio e vendetta), è figlio del contesto e delle idee dell’autrice. L’intrattenimento è garantito, oltre un secolo di vita del libro non lo fanno apparire per nulla fuori moda.
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