“Due come loro” dello scrittore napoletano è una black comedy in salsa italiana capace di unire gli impossibili. Shep è un trentenne assunto da Dio per dissuadere gli aspiranti suicidi, ma lavora allo stesso tempo per il diavolo con lo scopo opposto. Un romanzo fintamente ironico che spalanca la porta di un grande terrazzo affacciato sul vuoto, dove non ci sono risposte
Un’idea narrativa irriverente, una scommessa che stringe un patto rischioso con il lettore, una trovata brillante, che lascia spiazzati fino all’ultima pagina. È tutto questo Due come loro, l’ultimo romanzo di Marco Marsullo (208 pagine, 17 euro), edito da Einaudi, nella collana Stile Libero, una black comedy in salsa italiana capace di unire gli impossibili, eppure di farli funzionare benissimo, fino a sorprendere. Dopo tanti libri e lo stesso entusiasmo che si alimenta della gioia di scrivere e della freschezza sempre rinnovata dell’incontro con il pubblico, Marsullo rimette le mani in pasta e dà vita a un romanzo nuovo, una storia altra, che spezza e insieme continua la linea tracciata dal suo stile e dalla sua voce sempre così umana, così vera. È un libro dove si ride, si salta sulla sedia, ma è anche una storia che apre una piccola faglia nella coscienza, senza fornire alcun tipo di risposta, ma chiudendosi su domande abissali. Il tutto, con la carica di una leggerezza solo apparentemente frivola.
Benvenuti nella commedia nera
Shep è un trentenne con un lavoro bizzarro, anzi due. È stato infatti assunto da Dio per cercare di salvare chi sta tentando di farla finita e dissuaderlo dal suicidio, ma al contempo – e questo Dio non lo sa – lavora anche per il diavolo, e per il fine opposto, quello invece di favorire il suicidio a chi stia lì, in piedi sul cornicione pronto a saltare giù per schiantarsi al suolo. Proprio così si apre il romanzo, una scena che prende immediatamente per mano e trascina nell’universo impossibile di questo libro intrecciato con fili di commedia nera. “Non si scherza su Dio e il diavolo, non si scherza sulla morte, nemmeno sui suicidi”, ruminano in silenzio le coscienze di chi legge. Ma in questa strana storia di Marsullo, che sappiamo da subito essere invenzione, dove una barriera palese ci avvisa sulla distanza che dovremmo tenere rispetto ai fatti che si svolgono sotto i nostri occhi, ci lasciamo comunque prendere. Scivoliamo così insieme a Shep che pedala per le strade tra un lavoro e l’altro, patiamo con lui, e con lui speriamo, illudendoci di poter anche solo per un piccolo istante toccare il destino di un’altra persona e mutarlo.
Uno schema tutto umano
Il trucco di Marsullo sta nel rendere tutto così leggero e così frizzante da restare umano, pur con personaggi e situazioni esageratamente assurde, tanto da sbandierare la propria mera funzione narrativa, pura creatività. Ma la creatività serve anche a rendere le storie più nitide. Ed è così che sull’esasperazione dei caratteri, sulla caricatura forzata, l’autore snocciola una visione delle cose non troppo apocalittica e ormai completamente slacciata da ogni dogma sacrale. Dio è un uomo, disegnato tra gli uomini e con le loro stesse caratteristiche. Via ogni aura mistica, saggezza: è un caciarone, festaiolo, camicia hawaiana, belle donne e un po’ di boria, tanto da frequentare uno psicanalista che finirà per prendere in cura anche Shep. Il diavolo vive in un appartamento qualunque, un po’ triste, fascinosamente consapevole del dolore e del male del mondo, che circonda tutti. E Shep sta in mezzo, una colpa inguaribile nel passato, un amore grande spezzato e la tentazione di approfittare del suo lavoro per rimettere qualche tassello al suo posto, ora che la tensione dei suoi due lavori lo sta logorando.
Dell’ineluttabile destino
Da quando una notte, in auto, Shep ha investito e ucciso una ragazza, ha smesso di guidare e usa la bicicletta. Stava già con Viola, all’epoca, la ragazza che ama e che piano piano ha allontanato da sé, il senso di colpa per l’incidente a consumarlo e due nuovi lavori che, con la loro carica emotiva, hanno assorbito tutto lo spirito di Shep. Viola ora sta con un altro, e sta per sposarsi. Quando Shep individua il nome del nuovo fidanzato sulla lista di aspiranti e prossimi suicidi che Dio e il diavolo gli forniscono, pensa di aver trovato la soluzione alla sua solitudine. Ma nulla è così semplice quando i datori di lavoro sono quelli che sono, e quando si cerca di spostare le curve del destino per piegarlo ai propri fini. È ineluttabile ciò che il futuro prospetta per Shep, nonostante lui stesso abbia tanti colleghi e ogni tanto riesca a portare a frutto salvataggi di uomini in crisi, come l’imprenditore sull’orlo del fallimento. Tra vedere tutto nero, ed essere contaminato dal nero, portarne una piccola goccia addosso, cambia tutto, e si risolverà così la vicenda di Shep, con una circolarità che rende giustizia alla struttura narrativa e punge nel vivo il lettore, non ancora pronto all’ultima polverizzazione del cliché.
Divertirsi scrivendo
Due come loro di Marsullo è un romanzo fintamente ironico, che fa uso di un’ipotesi assurda e della destrezza dell’autore nel tenerla viva e verosimile fino all’ultimo per spalancare la porta di un grande terrazzo affacciato sul vuoto, dove non ci sono risposte, dove vanno a finire le coscienze private di ogni orizzonte e speranza. Ciò nonostante, la scrittura procede lesta e abile di pari passo con un altro tipo di divertimento percepibile: quello dello scrittore. È il divertimento irrefrenabile dell’inventare storie, dell’immaginazione in grado di creare personaggi e vestirli come più piace, fuori da ogni stereotipo, vividi in un modo di vedere e di pensare nuovo, che con entusiasmo torna a raccontare per liberare parole, pensieri, e per lanciare al mondo un’altra piega della pagina su cui soffermarsi, e meditare.