Defamiliarizzare il familiare, ovvero “Il gigante sepolto”, il più recente romanzo di Ishiguro, Nobel 2017. Storia del viaggio di due coniugi e della pace di due popoli, storia avvolta da una nebbia, un sortilegio che cancella la memoria voluto da re Artù…
Vincitore del premio Nobel per la letteratura 2017, Kazuo Ishiguro con il suo ultimo romanzo tradotto da Susanna Basso ed edito da Einaudi, Il gigante sepolto (320 pagine, 13 euro), offre al lettore una favola ambientata nel passato che si tinge dell’universalità che solo la grande letteratura possiede.
L’amore di Axl e Beatrice nella memoria personale
Protagonisti de Il gigante sepolto sono Axl e Beatrice, due vecchi coniugi che dimorano in una piccola stanza all’interno di una comunità. I dialoghi di beckettiana memoria che intercorrono tra i due non sono certo quelli che ci si potrebbe aspettare da un amore senile: nelle loro parole e nei loro gesti non c’è segno di abitudine o noia, né tanto meno di familiarità. Axl e Beatrice vivono nella Britannia dei tempi immediatamente successivi alla morte di Re Artù; il sovrano è riuscito a portare la pace tra i sassoni e i britanni grazie a un sortilegio che ha fatto scendere una fitta nebbia che offusca i ricordi dell’intera popolazione. I due anziani decidono di intraprendere un viaggio che potrà forse rendere loro la memoria, consapevoli che l’amore che nutrono l’uno nei confronti dell’altra – anche se il percorso che li ha portati fin lì è ignoto – è già un lieto fine: è un amore che ha superato ogni difficoltà, la stanchezza, l’età e i malanni che comporta. Il viaggio che si apprestano a compiere è stato rimandato troppo a lungo per paura di scoprire una verità scomoda: non sanno cosa hanno dimenticato, ma confidano di non avere macchie troppo gravi nel proprio operato.
«Mi sono chiesto, principessa. È possibile che il nostro amore non sarebbe mai stato tanto forte col passare degli anni, se la nebbia non ci avesse derubati come ha fatto? È forse grazie alla nebbia che certe vecchie ferite si rimarginarono?»
I due coniugi lasciano il villaggio e intraprendono un percorso che dovrebbe portarli dal figlio, all’incirca trentenne, che li aspetta in un borgo vicino ma di cui non hanno che un vago ricordo. La mancanza di passato non sospende mai la realtà dal suo contesto storico.
La pace tra britanni e sassoni nella memoria collettiva
Come i due protagonisti, anche i sassoni e i britanni non ricordano i motivi che li hanno spinti a odiarsi in un passato ormai remoto e oggi convivono pacificamente come fratelli. Durante il cammino, Axl e Beatrice saranno affiancati da un ragazzo vittima di pregiudizi perché morso da un orco e da un portentoso guerriero sassone. Quest’ultimo sembra l’unico a non aver dimenticato il passato e ha intenzione di uccidere il drago femmina Querig, il cui fiato costituisce la nebbia che invade la landa e deruba le persone dei loro ricordi. Querig è rappresentata come un verme ormai privo di forze, non c’è niente di eroico in lei, anche se probabilmente in passato il suo ruolo è stato fondamentale. Il guerriero è la voce dello smascheramento delle menzogne, ritiene che una pace fondata su premesse false non possa considerarsi autentica e non si fa certo impietosire dalle truci tradizioni di penitenza dei monaci:
«Come potete chiamare penitenza, signore, il gesto di calare un velo sulle più turpi malefatte? Possibile che il vostro dio cristiano si faccia ingannare tanto facilmente da un po’ di sofferenza autoinflitta e da qualche preghiera? Gli importa così poco di una giustizia non applicata?»
Al contrario sir Galvano, cavaliere di Re Artù, vorrebbe lasciare le cose come sono e mantenere la pace tra i due popoli.
È meglio ricordare o dimenticare?
L’ambientazione creata da Ishiguro ha del mitologico e del fantastico, atmosfera utile a plasmare una serenità dove il peso della memoria è totalmente attenuato. Nella nebbia si può seppellire un gigante – una questione irrisolta, un senso di colpa nel passato di una coppia, di una famiglia o dell’intera società – e porre le basi per il perdono. Esistono rapporti, anche complessi come quelli tra nazioni, basati sul silenzio, sull’oblio di questioni che possono anche rivelarsi sciocche; ma essere lontani da sé stessi equivale a perdere la propria identità, le convinzioni, tutto ciò per cui si è lottato per una vita. Quella di Ishiguro è una scrittura delicata e lenta, che si rivolge al mondo interiore di ciascuno, che invita a guardare in faccia il proprio gigante sepolto, ma non dà indicazioni sul fatto che si debba o meno disseppellirlo.
La valenza positiva che di norma viene attribuita all’atto del ricordare è qui messa in discussione: forse a volte vale la pena accantonare ogni cosa e imparare a ripartire da zero. La nebbia del fiato del drago Querig potrebbe allora essere un incantesimo benefico per tutti. Non avere memoria è come poter riposare, abbandonare al passato qualcosa di doloroso può anche comportare un progresso. Ma può esistere l’amore se non c’è ricordo dei momenti condivisi? Si può avere la pace solo dove manca la memoria? Per quanto può durare una tregua fondata sulla menzogna? Il gigante è stato sepolto ma non ucciso, potrebbe riaffiorare da un momento all’altro.
Pingback: Amore e pace senza ricordi, il fantasy di Ishiguro – Il grado zero della lettura
romanzo affascinante! I ricordi possono essere scomodi compagni di viaggio, ma come vivere senza?