Dopo Enzo Baiamonte, cinquantenne radiotecnico con il pallino per l’investigazione, il palermitano Gian Mauro Costa, col suo nuovo noir “Stella o croce” regala un personaggio inedito, quello di Angela Mazzola, una giovane poliziotta assetata di verità, che finisce per indagare sull’omicidio irrisolto di una parruccaia
Sellerio, che annovera autori del calibro di Camilleri, Malvaldi, Manzini, è nuovamente protagonista in ambito noir con un il più recente titolo, Stella o croce (243 pagine, 14 euro) di Gian Mauro Costa, giornalista, regista, sceneggiatore e scrittore, già conosciuto dal pubblico per Yesterday (2001), Il libro di legno (primo romanzo con protagonista Enzo Baiamonte e finalista al Premio Scerbanenco 2010), Festa di piazza (2012) e L’ultima scommessa (2014). Con il nuovo romanzo giallo, nella casa dell’editore palermitano entra un nuovo personaggio letterario: Angela Mazzola, giovane e bella poliziotta di Palermo, già apparsa all’interno dell’antologia Un anno in giallo, nel racconto Il divo di Ballarò (2017).
Un fatto realmente accaduto
La trama di Stella o croce si ispira a un fatto di cronaca realmente accaduto a Palermo: l’omicidio, ancora irrisolto, di una parruccaia all’interno della sua bottega, nel centro della città. Il resto “è del tutto frutto dell’immaginazione dell’autore” si legge nella nota a fine libro. Angela Mazzola, la poliziotta della sezione Antirapina della Squadra Mobile che ha “conquistato, a trent’anni da poco compiuti, la sua prima, totale, autonomia”, sfoglia il giornale e s’imbatte nel “delitto della parruccaia di via Amari”, avvenuto sette mesi prima. Bella, intelligente e affascinante, si è da poco trasferita nella sua nuova casa in affitto nel quartiere Acquasanta, una borgata marinara dove “le figure slanciate, fredde ma affascinanti, delle gru dei cantieri navali” rappresentano un richiamo al metallo, al fuoco e al sudore e “un beffardo contrasto alla vista rinfrescante del mare”: ama trascorrere le serate nella sua terrazza, in compagnia di un buon bicchiere di vino e del maggiordomo immaginario Giampi.
La scelta di diventare “sbirra”
Angela ha trascorso l’infanzia a Borgo Nuovo, un quartiere popolare di Palermo dove i confini tra legalità e illegalità non sono certi. Un episodio accaduto nell’infanzia a un’amica, l’omicidio della madre, le indica la strada verso la carriera in polizia. Acuta, ambiziosa e determinata, sogna di fare un passo in avanti come poliziotto e il delitto irrisolto rappresenta l’occasione giusta per dare prova del suo fiuto da investigatore: sente di essere nel posto giusto, quello in cui potersi realizzare, ma aspira a incarichi più di prima linea Inizia, pertanto, un’indagine parallela e non ufficiale, rischiando il posto e coinvolgendo altri personaggi: Sandra Passafiume, la giornalista che, pubblicando articoli sulla misteriosa morte della parruccaia Anna Fundarò, tiene alta l’attenzione sul delitto; Rosellina, compagna di scuola e nipote della vittima; il collega Santo Iovino della Omicidi, suo corteggiatore, che le fornisce tutti i dettagli del caso. La conclusione positiva di questa indagine semiclandestina diventa il passaggio indispensabile per un riscatto, una conquista, “l’unico antidoto a un sortilegio maligno scagliato alla sua nascita”
L’ottimismo di una nuova vita
Il titolo del romanzo giallo richiama l’atavica convinzione che le sorti di ognuno di noi siano guidate da un’entità superiore la cui volontà orienta il destino verso una direzione o un’altra. La zia Giuseppina sa chi ha risolto i suoi problemi di salute: “Ogni giorno il Signoruzzo gioca con la moneta a stella e croce, per ognuno di noi. Come si usa nelle lapidi dei cimiteri, la stella è quella della nascita, la croce quella della morte. Vuol dire che oggi per me la moneta ha detto stella”. Però, “a un certo punto il signore si annoia, vuole compagnia. Ed esce croce”. Ma la consapevolezza di avere superato un’infanzia che avrebbe potuto prendere una piega diversa infonde ad Angela una sana dose di ottimismo tanto che, alla fine, decide di dare alla cucciola di labrador il nome di “Stella” come auspicio della nuova vita che le si prospetta.
Palermo, tra musica e vino
Come tutti i romanzi di Costa, anche Stella o croce è ambientato nella città di Palermo che, tra fasto e indecenza, tra spregiudicatezza e maestosità, fa da sfondo alle indagine e alla vita della bella poliziotta, che scorrono tra tramonti sul mare, gelosie, intuizioni, passioni. Quartieri che odorano di pasta di mandorle, banchi del pesce e della frutta, il Nautoscopio e altri locali alla moda: la Palermo raccontata da Costa non è sempre poetica. È la città delle contraddizioni, con più anime, dove aleggia lo spettro della mafia.
“[…] in questa città da un mozzicone abbandonato si può arrivare agli autori di una strage. Per non dire che tante vite di galantuomini si sono bruciate come sigarette aspirate in fretta. A Palermo dietro ogni oggetto quotidiano, dietro ogni gesto da nulla, si può nascondere una traccia, un pericolo, un agguato”
Il vino siciliano è un altro protagonista. Angela è un esperta: il fruttato Viognier, il Cuddia della Ginestra, i rossi Perricone e Syrah, il Franciacorta sono i nettari per i brindisi sensuali, che assorbono ogni pensiero e preoccupazione, le fanno compagnia nel silenzio di una città, spesso ancora addormentata, che oscura ogni fragore esterno o interiore. Ma Stella o croce è anche un libro in cui impera la musica, quella di Beth Hart su tutti. E poi Springsteen (il Boss) che personifica l’uomo dei suoi sogni; Bublè che, invece, rappresenta l’uomo di cui si deve accontentare.
“Decise che doveva imparare a convivere con il suo morbo, doveva assecondarlo, blandirlo, invece che contrastarlo. E quando e se avesse incontrato il Boss, gli avrebbe comunicato tutto questo con uno sguardo di fuoco e di miele. E avrebbe saputo dallo sguardo di risposta se era stata compresa e accettata”.
Costa, ancora una volta, dimostra la sua maestria, raccontando, anche se in terza persona, la psicologia e la sessualità di una figura femminile, che profuma di libertà e di anticonformismo. Un libro pieno di ironia, che traccia i lineamenti di un nuovo personaggio, fresco, divertente, giovane, ma con un’ansia di verità, “come se a questa fosse legato il senso stesso della vita, la completezza della sua identità”, talmente forte da non avere nessun dubbio sul fatto che, nella vita, non avrebbe potuto far altro che la sbirra. Non resta che aspettare un nuovo romanzo con Angela Mazzola!