Il ritrovamento di due cadaveri che apparentemente non lascia dubbi, un disegno quasi perfetto, “vivisezionato” da due investigatori, l’anziano Torigai e il giovane Mihara. Ritradotto in italiano “Tokyo express” del giallista giapponese Matsumoto Seichō, un poliziesco cerebrale in cui trova spazio anche la critica sociale
Chi abbia messo piede in Giappone relativamente di recente, negli ultimi quindici, venti anni, farebbe fatica a immaginare una plausibile trama gialla in una terra così ordinata, rispettosa di tutto e tutti, freneticamente devota al lavoro e alla tecnologia. Leggendo i libri di Matsumoto Seichō, però, si fa in fretta a cambiare idea. Non sono una novità assoluta in Italia, ma le poche traduzioni risalgono a parecchi decenni fa e Adelphi, probabilmente, ha colto il momento giusto per trovare nuovi lettori a questo autore nipponico, scomparso da oltre un quarto di secolo.
Prolifico e popolare
Prolifico e popolare, nel dopoguerra Matsumoto Seichō è stato l’alfiere del rilancio del poliziesco nel paese del Sol Levante. Per quanto asciutti nello stile, i suoi gialli sono sì classici, ma perfettamente immersi nella realtà quotidiana e non perdono mai di vista la società e l’epoca in cui sono ambientati. E criticano spietatamente ombre e alienazione della modernità (morto all’inizio degli anni Novanta, l’autore non ha visto l’esponenziale crescita tecnologica del Giappone..), l’incontrollata espansione urbana, il potere intrecciato alla corruzione. Valga per tutti quello che è il suo titolo più noto, appunto riproposto da Adelphi, con la traduzione di Gala Maria Follaco, Tokyo Express (175 pagine, 18 euro), scritto sessant’anni fa. La lettura è veloce, i colpi di scena non mancano, fino all’epilogo. E tutto ciò è reso possibile dalla caparbietà e dalla fiducia nei dettagli di due investigatori, l’anziano e malinconico Torigai Jūtarō e il giovane Mihara Kiichi del dipartimento di Tokyo, niente affatto convinti da un delitto che avrebbe una spiegazione… semplice.
Un doppio suicidio d’amore?
Il doppio suicidio d’amore (tema abbastanza ricorrente nella letteratura giapponese) è la partenza di un’indagine, che porterà altrove. Nella baia di Hakata dell’isola Kyūshū, a pochi chilometri da Tokyo, vengono rinvenuti i cadaveri di Sayama Ken’ichi, funzionario ministeriale alle prese con le accuse nell’ambito di uno scandalo per corruzione, e Otoki, giovane intrattenitrice di un ristorante. Ai più sembra chiaro ed evidente che i due siano morti sulla spiaggia ventosa e rocciosa per avere assunto, assieme, un veleno, viene anche rinvenuta una bottiglietta di succo di frutta con tracce di cianuto. Apparenza e idee preconcette, però, non hanno casa tra i pensieri dei due investigatori.
Su e giù per il Giappone
Dettagli all’apparenza insignificanti e il meccanismo puntuale e perfetto che è il sistema ferroviario giapponese costituiscono il fulcro del libro di Matsumoto Seichō, abile nella tenuta di un’indagine lunga mesi, minuziosa e ossessiva e di un’architettura narrativa che si regge sulle coincidenze dei treni in partenza. Il locale distretto ha archiviato il caso, nonostante i dubbi di Torigai Jūtarō (che è vicino al pensionamento, ma non molla di un millimetro…), ma quando dopo alcune decine di pagine irrompe Mihara Kiichi è chiaro che si giungerà a una svolta. Si creano crepe nelle certezze di indiscutibili apparenze e inizia un’indagine, frutto di perseveranza e istinto, che trascina il lettore lungo tutto il Giappone, dalle atmosfere metropolitane di Tokyo a quelle decisamente meno moderne dell’Hokkaido e del Kyūshū. Emergono così incongruenze nelle testimonianze, dubbi concreti, interrogatori che lentamente ricompongono un puzzle di tanti pezzi, un disegno che non è perfetto, ma quasi. E viaggiando su e giù per il Giappone, Mihara Kiichi giungerà a una conclusione, naturalmente inattesa, a sorpresa.
Un equilibrio sottile
Il poliziesco di Matsumoto Seichō non ha nulla da invidiare a romanzi di genere che vanno oggi per la maggiore, facendo tranquillamente a meno però di inseguimenti e spargimenti di sangue. La tensione è tutta cerebrale. Convivono azione, dialoghi, riflessioni dei protagonisti, in un equilibrio sottile. Le pagine, in più, trasudano, l’aura esotica di quella che resta una terra lontana e mitica (almeno per chi vive in Europa), anche se l’autore non indugia più di tanto su certi particolari.