Cosa è il romanzo “Cronaca di lei” di Alessandro Mari? La sua storia più contemporanea e amara, un resoconto spietato di un presente competitivo, un canto della solitudine dei giorni nostri e dell’amore senza retorica. Ecco perché è necessario leggerlo…
Non è esattamente una novità che trovate sulle vetrine delle librerie, ma c’era bisogno della giusta distanza per assimilarne ed elaborarne l’anima, almeno quella che resta tra i pensieri. L’ultimo romanzo di Alessandro Mari, che torna a pubblicare per Feltrinelli, è uno dei migliori regali da farvi e da fare. Questa cosa delle tot ragioni per non lasciarselo scappare può sembrare ruffiana, sembra uno di quei pezzi assurdi che rimbalzano sui motori di ricerca, ma non sono riuscita a fare niente di più organico e compiuto. Chievo venia. Magari è un modo per riportare, comunque, luce da questo cantuccio a un romanzo che merita nuova vita, nuove vite e altri lettori, oltre a quelli che ha avuto. E allora ecco dodici buone ragioni per procurarsi, con ogni mezzo, una copia del più recente romanzo di Mari. E nutrirsi di ciò che racconta.
Un mondo che prende e porta via
Prima: chi già conosce i precedenti bellissimi romanzi di Alessandro Mari, fra i più felici, robusti e bravi scrittori della sua generazione (al di là del passaporto), sarà positivamente sorpreso dallo scoprire che non c’è nulla in comune con i suoi titoli precedenti, se non l’accuratezza della scrittura (mai come questa volta lo stile è asciutto e quanto mai pulito e oggettivo), l’onestà intellettuale di fondo, la capacità di costruire un mondo; a questo ragazzo nato a Busto Arsizio non è mai mancato il coraggio di cimentarsi con qualcosa di nuovo, sempre, e la sensazione è che continuerà a farlo.
Seconda: la storia di Cronaca di lei (303 pagine, 17 euro) prende e porta via, cattura. Chiediamo sempre, preliminarmente, questo a pagine raccolte in un volume, e poi tutto il resto, poi la riflessione, poi lo stile, poi il concatenarsi, più o meno verosimile degli eventi, poi agnizioni, epifanie e sorprese, poi il ricordarci di essere nel mondo e di doverlo affrontare giorno dopo giorno.
Districarsi tra i pugni del presente
Terza: non è un romanzo per boxeur, ma per lettori (e per uno scrittore) che si sentono un po’ pugili; ci sono allenamenti sul ring, c’è la voglia di riconquistare un titolo iridato perduto, c’è un atleta con le dinamiche, le paure, gli slanci di uno sportivo che deve recuperare il terreno perduto, c’è certa epica che presuppone tutto ciò, eppure lo sport del romanzo è ben avvolto da altro, dai gangli economici, dalle solitudini estreme, da certi ingranaggi forse inevitabili, di cui si finisce per essere schiavi e prigionieri, da cui si vorrebbe fuggire. Lettori e scrittore, durante le rispettive attività, ricevono ora un gancio, ora un diretto, ora un jab, e devono sapere districarsi, Cronaca di lei è un bel modo di farlo.
Quarta: ha tirato fuori dal cilindro, Mari, la sua storia più contemporanea e per questo amara, un resoconto spietato di un presente competitivo e in cui chi si ferma anche un solo attimo è davvero perduto, un canto della solitudine dei giorni nostri, di creature travolte dalla vita; i suoi quattro personaggi principali (quattro come in Troppa Umana Speranza), ovvero la misteriosa ragazza senza nome del titolo, Milo “One Way” Montero, giovane pugile operato a un occhio, la di lui sorella e agente Irene, che non intende rinunciare alla scalata sociale che le ha permesso di fare il fratello, e Leo Ruffo, giornalista, scrittore e biografo di Montero. Personalità che non si fa fatica, presto, a inquadrare come contradditorie, dietro l’apparenza (a cominciare dal campione, che è piuttosto fragile, o dalla modella, con una cicatrice sul corpo, e altre cicatrici invisibili, ma non per sempre…) c’è altro, dietro i loro racconti, spesso, c’è la menzogna o la vendetta covata.
L’amore senza smerigliature
Quinta: questo romanzo racconta l’amore senza smerigliature, senza derive sentimentalistiche, disincantato, anche irrisolto, maldestro, tutt’altro che poetico, un po’ malconcio, con zero retorica, esplicito e carnale, quasi senza parole; quello tra la ragazza e il pugile, innanzitutto, ostacolato da Irene, che presto andrà, inevitabilmente, in conflitto con la lei del titolo, aspirante modella, non esattamente il massimo, forse, per vivere assieme a chi insegue il ritorno all’agonismo e addirittura una corona mondiale.
Sesta: Alessandro Mari viviseziona l’audacia, la voglia di riscatto, la cruda rabbia, il desiderio di chi vuole emergere, e lo fa con ferocia; molte delle figure che animano Cronaca di lei puntano in alto, vogliono tutto, vogliono prendersi, senza troppi giri di parole, quello che la vita non ha nessuna intenzione di concedere loro.
Cura artigianale, nulla di artificiale
Ottava: chissà che il rinnovato interesse per Alessandro Mari, dopo la pubblicazione di Cronaca di lei, non contribuisca a riesumare dall’oblio il suo romanzo Banduna, scritto a puntate solo in versione digitale e perso nei meandri dell’editoria italiana; cara casa editrice Feltrinelli, la vostra Universale Economica non sarebbe la casa più accogliente per Banduna, la sua ottocentesca cittadina dell’Italia del sud e quei soldati che irrompono?
Nona: dovrebbe essere la normalità, dovrebbe essere la sostanza propria della letteratura, ma la verità è che ormai riesce a pochi. A Mari riesce. Di far capire cosa pensa o addirittura chi è un personaggio, a partire da gesti impercettibili, frasi smozzicate, senza mai dire esplicitamente nulla. Nell’implicito c’è letteratura e in Cronaca di lei c’è tanto implicito, tanto di non detto, ci sono tante cose che si intuiscono da piccoli particolari, da soffi.
Decima: quest’ultimo romanzo di Mari segna il suo ritorno alla casa editrice Feltrinelli, dopo la felice parentesi con Bompiani (con L’Anonima fine di Radice Quadrata) e un passaggio da Rizzoli Lizard (graphic novel); gli scrittori che legano il loro percorso a una sola casa madre, che crescono con loro, che si sentono parte di una squadra – e non è semplice con le attuali dinamiche del mercato editoriale – sono quelli che ci piacciono di più.
Undicesima: prima discente e poi docente della Scuola Holden, Mari è la smentita in carne e ossa per chi storce il naso e trova da ridire davanti a chi insegna tecniche della narrazione; non c’è nulla di freddo, preconfezionato, artificiale nelle sue pagine, c’è il coraggio di rischiare, e se ne intuisce la cura artigianale, la ricerca delle parole giuste.
Leo Ruffo e quella foto
Dodicesima: difficile dire quanto di Alessandro Mari ci sia in Leo Ruffo, chiamato a scrivere la biografia del campione: un po’ confidente, nel clan del pugile, un po’ cronista obiettivo, un po’ testimone, a un certo punto scomodissimo, per quello che succede nel corso di un party. Attutisce certe asprezze di ciò che avviene, smussa angoli pericolosi, chissà se Mari è davvero così, nella vita di ogni giorno…
P.S. Poiché chi scrive non le manda mai a dire, in questo bel volume edito da Feltrinelli c’è una cosa che non va… Avete presente la foto dell’autore sulla bandella… beh… Alessandro, perdona il tu, ma di foto come quelle non farne più, resta in cantina a scrivere, quando ti chiamano per questi servizi fotohgrafici, assentati, presenta certificato medico, queste foto lasciamole a quelli che oltre a essere grandi scrittori, e tu lo sei, sono anche delle star, lasciamole, che so, a Bret Easton Ellis o, se fosse ancora fra noi, a Romain Gary; a proposito, ami i libri di Romain Gary? (L’illustrazione di Alessandro Mari è di Francesco Lo Iacono)