In “XXI secolo” Paolo Zardi non sbaglia un periodo e una frase: un bellissimo romanzo distopico in cui il dramma di un uomo che scopre il tradimento della moglie, quando lei è in coma, si intreccia ai disordini di una società allo sbando e alle immaginarie distorsioni geopolitiche della scena internazionale
In una fotografia del nostro cosiddetto mondo occidentale scattata poco prima della sua fine o appena dopo o durante, è stupefacente vedere come Paolo Zardi non sbaglia un periodo e una frase, con descrizioni e una penetrazione della realtà tagliente, precisa e allucinata allo stesso tempo, come un pugno che ti colpisce allo stomaco. Lo sfondo di XXI secolo (160 pagine, 13 euro), bellissimo romanzo edito dalla giovane, intraprendente e indipendente casa editrice abruzzese Neo edizioni e che ha portato l’autore padovano fra i 12 finalisti del Premio Strega 2015, è la realtà dei nostri giorni, quella della cosiddetta crisi, abusatissima parola e mantra triste e spoglio di una condizione che è prima di tutto esistenziale.
La dolorosa scoperta di un marito
Un romanzo, il secondo di Zardi dopo gli esordi con le raccolte di racconti (quelli strani oggetti letterari che molti dicono non vendano), Antropometria e Il giorno che diventammo umani, sempre da Neo edizioni, dove il genere distopico sembra essere un pretesto per una narrazione di tipo realistico e viceversa, dove il sociale e i suoi guasti si sovrappongono al dato più intimo e privato dei personaggi. Con uno stile che concede poco o niente all’immaginifico o al fantastico, ma allo stesso tempo con una potenza e una penetrazione di sguardo a tratti visionari, in XXI secolo il dramma privato di un marito che scopre il tradimento della moglie quando lei è oramai ridotta a un vegetale in un letto di ospedale, va di pari passo con quello pubblico di una società allo sbando, con schiere di ragazzini che svaligiano ipermercati della tecnologia, violenze, sopraffazioni e disordini vari: lo Zar di Russia in lotta con la Cina; l’Uruguay che per difendersi dall’aggressiva politica del vicino Brasile chiede aiuto all’India e altre affascinanti e immaginifiche distorsioni geopolitiche.
Due drammi paralleli
L’andamento di questi due drammi paralleli è incalzante fino al finale, che non intendo svelare, volendo comunque solo accennare ai fin troppo metaforici ed esemplificativi atti di cannibalismo, black out e incendi vari. In un quadro così forte e desolante spicca il dramma privato di un uomo e di una famiglia che il protagonista cerca di difendere con le unghie a dispetto di tutto, perché è tutto quello che ha: una moglie fedifraga in coma; i propri figli; il proprio lavoro di venditore di depuratori d’acqua che una volta era ricchezza e soprattutto l’amore, o qualcosa che gli assomiglia, un fuoco sotto la cenere che non si è ancora del tutto spento, forse questo il vero protagonista o attore non protagonista. Senza la necessità di doverlo connotare, questo qualcosa che è rimasto parla di tutti noi, del futuro che faremo e che saremo. La lotta e le pur flaccide carni dell’eroe del romanzo, il venditore di depuratori, è sempre sullo sfondo e dà il tono e la dignità al racconto come in ogni grande opera, come nella vita.
Stile imprescindibile dai contenuti
Mi sento solo di aggiungere alcune notazioni sullo stile, quella cosa che è la portatrice della testimonianza “etica” di ogni scrittore e che fa dire a Gottfried Benn: “Lo stile è superiore alla verità, porta in sé la dimostrazione dell’esistenza” o per dirla con Nabokov: “Lo stile e la struttura sono l’essenza di un libro, le grandi idee sono inutili”. Questi due aforismi possono essere benissimo applicati a XXI secolo se come ritengo nella letteratura più alta, quella che merita lettura e approfondimento, lo stile è imprescindibile dai contenuti, determinandoli. Due passaggi e scene del romanzo possono valere da esempio di caratteristiche stilistiche che avvalorano e connotano i contenuti della narrazione. Sono due incisi e digressioni, apparentemente secondari al plot del romanzo: la descrizione della foto del pene (chiunque leggerà la troverà). Mi domando se c’era bisogno di specificare questo dettaglio e mi sono dato la risposta. Sì, ce ne era bisogno e ancora, la scena del bacio alla badante come l’incontro casuale di due solitudini. XXI secolo di Zardi è soprattutto un romanzo sulla famiglia, nonostante tutto Alpha e Omega di ogni individuo e società, sana o malata che sia. Durante la lettura è come se ci trovassimo tutti in quell’ospedale alto duecento metri dove si trova Eleonore, la moglie del protagonista in coma e in attesa di un risveglio. In quel tempo sospeso che è sempre una degenza in ospedale individui e società sclerotizzate e “al capolinea” attendono il loro risveglio, il loro ritorno alla vita, all’amore e alla speranza.