Ecco i libri, scritti da autori stranieri, che abbiamo amato. Storie che lasciano il segno – principalmente romanzi, ma anche un libro di racconti – libri che, secondo noi, possono provare a ingaggiare una sfida con il tempo e andare oltre il presente
Di alcuni abbiamo scritto dettagliatamente, di altri lo faremo, di altri ancora no. Sono i libri di autori stranieri pubblicati, o ripubblicati, in Italia nel 2017 che sono piaciuti di più ai componenti della redazione di LuciaLibri, ad alcuni collaboratori e amici del nostro progetto. Esprimono pienamente la nostra “anima plurale”, è una lista di cui andiamo orgogliosi e che consigliamo a tutti quelli che apprezzano il nostro lavoro. Li presentiamo brevemente, rigorosamente in ordine alfabetico (d’autore).
#Top11
“Patria” di Fernando Aramburu (Guanda)
“Il cuore degli uomini” di Nickolas Butler (Marsilio)
L’incipit
Il Trombettiere non ha bisogno della sveglia. Nell’oscurità intima della tenda che puzza di vecchio, le sue mani vanno in cerca dei fiammiferi, grattano la punta sulfurea azzurra contro la scatola, il fiammifero si accende e brucia, e finalmente appare la luce dorata di una lanterna al cherosene; lo stoppino arde come un polmone in fiamme. Nelson sbadiglia, si strofina via il sonno dagli occhi. Nel nuovo bagliore, cerca e trova gli occhiali da vista e finalmente può distinguere i dettagli familiari della tenda, le ombre, le sue cose.
“Svegliare i leoni” di Ayelet Gundar-Goshen (Giuntina)
L’incipit
Stava giusto pensando di non aver mai visto una luna più bella, quando ha investito l’uomo. Per un momento, dopo il tonfo, ha pensato ancora alla luna ma poi ha smesso di colpo, come una candela spenta da un soffio. Sente la porta della jeep aprirsi e sa di essere lui ad aprirla, sa di essere lui quello che sta uscendo. Ma quella consapevolezza è legata al suo corpo solo vagamente, come la lingua che passa sulle gengive appena dopo l’anestesia: tutto è lì, ma diverso.
“Le nostre anime di notte” di Kent Haruf (NN)
“Ultime sere con Teresa” di Juan Marsé (Bompiani)
L’incipit
Camminano lentamente su un letto di coriandoli e stelle filanti nella notte stellata di settembre e lungo la strada ornata con un tetto di ghirlande, carte colorate e lanterne rotte: ultima notte di Fiestra Mayor (il coriandolo dell’addio, il valzer delle candele) in un rione popolare e periferico, alle quattro del mattino, tutto è finito.
“Tre piani” di Eshkol Nevo (Neri Pozza)
L’incipit
Quello che sto cercando di dirti è che , al di là della sorpresa, c’era un’altra questione di cui io e Ayelet non osavamo parlare: il fatto che in qualche modo sapevamo – dovrei dire sapevo – che poteva succedere.
“Il passato” di Alan Pauls (Sur)
L’incipit
Rímini era sotto la doccia quando suonò il citofono. Uscì coprendosi con un asciugamano – l’unico che aveva trovato in quell’emporio di profumi, cuffie per la doccia, creme, sali da bagno, oli per il corpo, medicine e massaggiatori elettrici in cui Vera aveva trasformato il bagno – e una scia di gocce ubbidienti lo seguì fino in cucina. «Posta», riuscì a sentire tra un ruggito di camion e l’altro. Rímini disse al postino di infilargli la lettera sotto la porta e all’improvviso, come se l’ombra di un estraneo lo avesse sorpreso in una stanza che lui credeva vuota, si vide nudo e tremante nel vetro di una porta che un colpo di vento aveva appena spalancato. L’autentico ritratto della contrarietà: banale, efficace, troppo calcolato.
“Come tessere di un domino” di Zigmunds Skujins (Iperborea)
L’incipit
Non ho mai visto mio padre e mia madre. Ricordo che una volta, al tempo dell’infanzia, c’erano ospiti i casa e a tavola il discorso toccò quel tema, il nonno disse che Ausma se n’era andata di là dal mare con una troupe di un circo, ed era come se fosse caduta in un pozzo.
“Tutto quello che è un uomo” di David Szalay (Adelphi)
L’incipit
Berlin Hauptbahnof.
È dove arrivano i treni dalla Polonia e i due ragazzi inglesi sono appena sbarcati da Cracovia. Fanno spavento, questi due adolescenti, provati dal treno e magri e sporchi dopo dieci giorni di Interrail. Uno, Simon, ha lo sguardo fisso e apatico. È un bel ragazzo, zigomi alti e faccia greve, nervosa, inespressiva.
“Un complicato atto d’amore” di Miriam Toews (Marcos y Marcos)
L’incipit
Abito con mio padre, Ray Nickel, in quella casa di mattoni a un piano sulla statale dodici. Persiane azzurre, porta marrone, una finestra rotta. Niente di che. I mobili continuano a sparire, però. È l’unica cosa interessante.
“La ferrovia sotterranea” di Colson Whitehead (Sur)
Menzioni Speciali (di un soffio fuori dalla #top11)
“Ragazze elettriche” di Naomi Alderman (Nottetempo); “Exit West” Mohsin Hamid (Einaudi); “Perle alla luce del giorno” di Savyon Liebrecht (e/o)
Altri libri citati in ordine sparso:
“4321” di Paul Auster (Einaudi); “L’invenzione di Morel” di Adolfo Bioy Casares (Sur); “La preda” di Margaret Drabble (Bompiani); “Memorie di ragazza” di Annie Ernaux (L’Orma); “Tra loro” di Richard Ford (Feltrinelli); “Gli aquiloni” di Romain Gary (Neri Pozza); “Less” di Andrew Sean Greer (La Nave di Teseo); “Pussy” di Howard Jacobson (La nave di Teseo); “Umami” di Laia Jufresa (Sur); “Uno zero” di Hanif Kureishi (Bompiani); “Odiare la poesia” di Ben Lerner (Sellerio); “L’arcipelago di una vita” di Andrei Makine (La nave di Teseo); “Il respiro della notte” di Richard Mason; “Nel guscio” di Ian McEwan (Einaudi); “Le cose che non facciamo” di Andrés Neuman (Sur); “I rifugiati” di Viet Thanh Nguyen (Neri Pozza); “Le carte della Signorina Puttermesser” di Cynthia Ozick (La nave di Teseo); “Il caso Malaussène” di Daniel Pennac (Feltrinelli), “Il ministero della suprema felicità” di Arundhati Roy (Guanda); “La caduta dei Golden” di Salman Rushdie (Mondadori); “Lincoln nel bardo” di George Saunders (Feltrinelli); “Keyla la rossa” di Isaac Bashevis Singer (Adelphi); “Il libro del mare” di Morten A. Stroksnes (Iperborea); “Tutto è possibile” di Elisabeth Strout (Einaudi); “Gli animali che amiamo” di Antoine Volodine (66thand2nd); “Passaggi in Siria” di Samar Yazbel (Sellerio)
homo deus di Yuval Harari e Anime Baltiche diJan Brokken