Ecco i libri, scritti da autori italiani, che abbiamo amato. Storie che lasciano il segno – principalmente romanzi, ma anche un libro di racconti – libri che, secondo noi, possono provare a ingaggiare una sfida con il tempo e andare oltre il presente
Di alcuni abbiamo scritto dettagliatamente, di altri lo faremo, di altri ancora no. Sono i libri di autori italiani editi nel 2017 che sono piaciuti di più ai componenti della redazione di LuciaLibri, ad alcuni collaboratori e amici del nostro progetto. Esprimono pienamente la nostra “anima plurale”, è una lista di cui andiamo orgogliosi e che consigliamo a tutti quelli che apprezzano il nostro lavoro. Li presentiamo brevemente, rigorosamente in ordine alfabetico (d’autore).
#Top11
“Il museo delle penultime cose” di Massimiliano Boni (66thand2nd)
L’incipit
Fin dall’inizio della guerra, ci fu chi pensò che valesse la pena conservare l’immagine di qualche ebreo, prima che scomparissero tutti.
Jürgen Stroop, comandante delle Ss e della Polizia a Varsavia, commissionò ad esempio un album fotografico del ghetto che mostrasse come erano fatti gli ebrei prima che in Polonia non ne rimanesse più neanche uno.
Nell’immagine più celebre della sua collezione gli ebrei escono dal portone dell’hotel Polski con le mani alzate. Davanti c’è un bambino. Nonostante l’inverno sia finito – è la primavera del 1943 – indossa ancora una coppola di lana e un cappottino grigio, da cui spuntano due gambette nude.
Di quella foto furono poi identificati in sei, compreso il caporale del Sicherheitsdienst, Josef Blösche, che imbraccia il mitra puntandolo sui prigionieri. Blösche fu processato per crimini contro l’umanità nell’aprile del 1969, e giustiziato tre mesi dopo.
“Sicilian Comedi” di Ottavio Cappellani (Sem)
“Nella perfida terra di Dio” di Omar Di Monopoli (Adelphi)
“L’arminuta” di Donatella Di Pietrantonio (Einaudi)
L’incipit
A tredici anni non conoscevo più l’altra mia madre.
Salivo a fatica le scale di casa sua con una valigia scomoda e una borsa piena di scarpe confuse. Sul pianerottolo mi ha accolto l’odore di fritto recente e un’attesa. la porta non voleva aprirsi, qualcuno dall’interno la scuoteva senza parole e armeggiava con la serratura. Ho guardato un ragno dimenarsi nel vuoto, appeso all’estremità di un filo.
Dopo lo scatto metallico è comparsa una bambina coni le trecce allentate, vecchie di qualche giorno. Era mia sorella, ma non l’avevo mai vista. Ha scostato l’anta per farmi entrare, tenendomi addosso gli occhi pungenti. Ci somigliavamo allora, più che da adulte.
“La ragazza con la Leica” di Helena Janeczek (Guanda)
“Suttaterra” di Orazio Labbate (Tunué)
L’incipit
E l’apostolo disse:
Dal Mediterraneo non si odono più risalire le scricchiolanti ombre di pesce che giungevano alla corte dei miei sogni, elettriche e furiose, scatenandosi dall’acqua fino alla mente. C’è una fossa ora nel mare: vi ribolle la luna, si spezzetta come le ostie impugnate in segreto, al riparo della frescura maligna.
“Leggenda privata” di Michele Mari (Einaudi)
L’incipit
L’Accademia mi ha convocato nella Sala del camino, alla mezzanotte di ieri. C’erano tutti, credo, ma era troppo buio per vederli. Ha parlato solo Quello che Gorgoglia, e come temevo ha nuovamente sollecitato la mia autobiografia.
“Se mi tornassi questa sera accanto” di Carmen Pellegrino (Giunti)
L’incipit
Lulù, cara,
da tempo non abbiamo tue notizie e nemmeno il modo di poterne ricevere da altri. Questo non è bello, lasciamelo dire, ma non è per rimproverarti che ti scrivo. Ho deciso di scriverti tutte le volte che posso, da oggi fino a Natale. E potrò spesso, se Nora non mi darà altre preoccupazioni, e se il fiume resterà quieto nei suoi argini. Al fiume, infatti, affiderò le lettere, ciascuna in una bottiglia. Le darò al fiume, a quest’acqua che sgorga dalla terra. Sai, Lulù, ho fiducia nelle cose che vengono da lì: la terra non mi ha mai tradito.
“I difetti fondamentali” di Luca Ricci (Rizzoli)
“Grandangolo” di Simone Somekh (Giuntina)
L’incipit
Si sentì uno schianto ed io ero solo nella macchina, ma non mi feci nulla perché a ferire in questo mondo non sono gli incidenti ma le persone con le parole e le loro stupide idee,
“Angelica e le comete” di Fabio Stassi (Sellerio)
L’incipit
Ogni sera, appena esco dalla biblioteca dove lavoro, mi fermo in una libreria d’antiquariato, a pochi passi dalla stazione. Prima che i miei malesseri me lo impedissero, in queste botteghe trascorrevo molte ore. Quando abitavo ancora a Roma, avevo costruito negli anni una geografia di amicizie e di nascondigli. Avevo punti di riferimento in ogni quartiere, e spesso, in posti diversi, incontravo le stesse persone. Il bene più prezioso era la facoltà di scialare il tempo, inoperoso. A volte, entravo in una chiesa, mi sedevo, mi mettevo a leggere.
Menzioni Speciali (di un soffio fuori dalla #top11)
“Una storia nera” di Antonella Lattanzi (Mondadori); “Gli anni del nostro incanto” di Giuseppe Lupo (Marsilio); “Cronaca di lei” di Alessandro Mari (Feltrinelli); “Sangue giusto” di Francesca Melandri (Rizzoli); “Le notti insonni di Liillà” di Angelo Petyx, Il Palindromo
Altri libri citati in ordine sparso:
“La locanda dell’ultima solitudine di Alessandro Barbaglia” (Mondadori); “Bobi Bazlen. L’ombra di Trieste” di Cristina Battocletti (La Nave di Teseo); “La notte dei ragazzi cattivi” di Massimo Cacciapuoti (Minimum Fax); “Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane” di Massimo Carlotto (e/o); “La bellezza che resta” di Fabrizio Coscia (Melville); “La vita sconosciuta” di Crocifisso Dentello (La Nave di Teseo); “Un attimo prima” di Fabio Deotto (Einaudi); “Divorziare con stile” di Diego De Silva (Einaudi); “Appunti per un naufragio” di Davide Enia (Sellerio); “Anime scalze” di Fabio Geda (Einaudi); “La figlia femmina” di Anna Giurickovic Dato (Fazi); “Il morso” di Simona Lo Iacono (Neri Pozza); “Pulvis et umbra” di Antonio Manzini (Sellerio); “Vita di Nullo” di Diego Marani (La Nave di Teseo); “Il venditore di metafore” di Salvatore Niffoi (Giunti); “Fare pianissimo” di Paolo Onori (Marcos y Marcos); “La guerra dei Murazzi” di Enrico Remmert (Marsilio); “La stanza profonda” di Vanni Santoni (Laterza); “La notte ha la mia voce” di Alessandra Sarchi (Einaudi)
Grazie mille di cuore, Ma mi chiamo Omar Di Monopoli non Oscar :-))) (no problem, è da quando avevo 10 anni che sbagliano il mio nome, forse anche da prima)(il bello è che per anni all’università abitavo con un ragazzo che si chiamava Oscar, e lui lo chiamavano spesso Omar)
FAVOLOSO! abbiamo corretto 🙂